Sbadigliare è un gesto comune nella vita quotidiana, ma hai mai notato come sia contagioso? Quando vediamo qualcuno sbadigliare, spesso ci viene voglia di farlo anche noi. Questo fenomeno non riguarda solo gli esseri umani, ma coinvolge anche gli animali. Le neuroscienze offrono spiegazioni affascinanti su questo comportamento, legandolo a meccanismi cerebrali e dinamiche sociali. Scopriamo insieme perché sbadigliare può essere così contagioso.
Il ruolo dei neuroni specchio
Il dottor Charles Sweet, psichiatra e consulente medico per Linear Health, spiega che la chiave del fenomeno dello sbadiglio contagioso risiede nei neuroni specchio. Questi particolari neuroni si attivano quando osserviamo qualcun altro compiere un’azione e ci inducono a replicarla senza pensarci troppo. Un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha evidenziato come il nostro cervello “copia” l’azione di chi ci circonda; per esempio, se vediamo qualcuno aprire la bocca per uno sbadiglio prolungato, è probabile che anche noi lo facciamo.
Questa imitazione automatica non è solo una curiosità; serve a creare connessioni tra le persone. La capacità di sintonizzarsi con le emozioni altrui attraverso comportamenti simili può rafforzare i legami sociali e migliorare la comunicazione all’interno di gruppi o comunità.
Gli animali e lo sbadiglio contagioso
La scienza ha dimostrato che anche alcuni animali possono sperimentare lo sbadiglio contagioso. Uno studio del 2013 pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B ha rivelato che i cani tendono a sbadigliare più frequentemente quando il loro padrone lo fa rispetto a uno sconosciuto. Questo fenomeno è noto come pregiudizio di familiarità: siamo più inclini a imitare coloro con cui abbiamo una relazione affettiva.
Inoltre, i leoni selvatici mostrano comportamenti simili in natura. Ricercatori hanno osservato gruppi di 19 leoni in Africa ed hanno notato che quando un esemplare iniziava a sbadigliare, gli altri tendevano immediatamente a seguirlo nel gesto. Sorprendentemente, quelli che replicavano l’azione erano 11 volte più propensi ad agire nello stesso modo del primo leone; ciò suggerisce una forma di sincronizzazione sociale molto interessante tra questi felini.
Funzioni dello sbadiglio: attenzione o stanchezza?
Contrariamente alla credenza popolare secondo cui lo sbadiglio sia solo segno di sonno o noia, studi recenti suggeriscono altre funzioni interessanti associate al gesto. Secondo il professor Andrew Gallup della Johns Hopkins University, uno degli scopi principali dello sbadiglio potrebbe essere quello di raffreddare il cervello attraverso l’ingresso dell’aria fresca durante l’espansione della bocca.
Questo “mini raffreddamento” aiuta ad aumentare la vigilanza mentale e consente agli individui – siano esseri umani o animali – di rimanere attenti agli stimoli esterni potenzialmente pericolosi nel loro ambiente naturale. In situazioni dove la concentrazione è fondamentale per affrontare eventuali minacce o cambiamenti improvvisi nell’ambiente circostante, lo svuotamento dell’aria calda dal corpo tramite uno sbadiglio diventa cruciale.
Lo svago sociale degli sbalzi ormonali
Un’altra teoria interessante riguarda il fatto che gli sbalzi ormonali influenzino i momenti in cui si verifica questo comportamento all’interno dei gruppi sociali. Gli studiosi ritengono infatti che gli orari circadiani possano giocare un ruolo importante nel determinare quando avviene uno “sbadiglio collettivo”. Quando una persona all’interno del gruppo decide spontaneamente di farlo potrebbe inviare segnali agli altri membri riguardo alla necessità imminente di cambiare attività oppure semplicemente indicargli quando è tempo per riposarsi insieme.
Questa coordinazione comportamentale potrebbe rappresentare una strategia evolutiva utile sia negli esseri umani sia negli animali: favorire momentaneamente pause comuni permette ai membri del gruppo stesso d’essere prontamente reattivi alle sfide ambientali condivise.
Differenze individuale nella risposta allo stimolo
Non tutti reagiscono allo stimolo dello sbadiglio allo stesso modo; circa il 40%–60% delle persone tende effettivamente a seguire l’esempio visivo altrui mentre guarda video contenenti soggetti intentati nello stesso gesto. Inoltre sembra emergere un legame tra empatia ed inclinazione verso questa forma d’imitazione: individui maggiormente empatiche sono più suscettibili al contagio da parte degli altri rispetto alle persone meno sensibili emotivamente.
Studi condotti sui bambini con disturbo dello spettro autistico hanno dimostrato risultati variabili riguardo alla tendenza verso questo comportamento automatico. Sebbene inizialmente presentassero difficoltà nell’immedesimarsi nelle emozioni, successivi esperimenti hanno mostrato come focalizzandosi sull’immagine visiva specifica, tali differenze possano attenuarsi notevolmente.
Chi non sente mai bisogno?
Un aspetto curioso emerso dalla ricerca scientifica riguarda alcune caratteristiche psicologiche delle persone considerate psicopatiche. Queste ultime tendono ad avere bassissimi livelli d’empatia, risultando quindi meno inclini allo sviluppo della risposta automatica associata all’atto del “sbadigli”. Secondo quanto riportato dal professor Gallup sulla rivista Nature, se qualcuno intorno a te non mostra alcun segnale evidente mentre tu stai manifestando tale azione, ciò potrebbe indicarti non soltanto mancanza totale d’interesse ma altresì carenza emotiva profonda.
Lo studio sul tema continua ad offrire spunti interessanti sulle dinamiche relazionali fra individui diversi: ogni volta quindi ch’è possibile assistere ad eventi collegati direttamente col mondo animale oppure umano possiamo trarre insegnamenti significativi riguardanti interconnessione reciproca presente fra tutte queste forme viventi!