Il panorama delle criptovalute è al centro di un acceso dibattito tra Stati Uniti e Cina, con il presidente americano Donald Trump che ha manifestato un forte interesse per questo settore. Tra lanci di memecoin e progetti per una stablecoin legata al dollaro, la Casa Bianca sta cercando di posizionare gli Stati Uniti come leader nel mining delle criptovalute. Tuttavia, le aziende cinesi dominano il mercato dei macchinari necessari per questa attività, creando tensioni significative.
Il pensiero di Trump sulle criptovalute
Donald Trump ha espresso chiaramente la sua visione riguardo alle criptovalute, definendole una parte fondamentale del futuro economico degli Stati Uniti. Secondo lui, queste monete digitali non solo rappresentano un’opportunità economica ma sono anche essenziali per garantire la competitività della nazione a livello globale. In particolare, Trump ha sottolineato l’importanza dell’estrazione e della coniazione delle criptovalute sul suolo americano.
Le operazioni di mining richiedono hardware altamente specializzato in grado di gestire enormi quantità di dati in tempo reale. Questo processo è noto per essere energivoro e costoso; pertanto, il presidente ha invitato a potenziare le capacità produttive nazionali in questo campo. La sua affermazione che i bitcoin siano paragonabili all’industria dell’acciaio del secolo scorso indica quanto egli consideri cruciale lo sviluppo delle tecnologie legate alle valute digitali.
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Il ruolo dei costruttori cinesi nel mining
Nonostante le ambizioni statunitensi nel settore delle criptovalute, tre grandi aziende cinesi – Bitmain, Canaan e MicroBt – controllano oltre il 90% del mercato globale dei computer dedicati al mining. Queste società hanno iniziato ad aprire stabilimenti negli Stati Uniti come risposta alla guerra commerciale in corso tra i due paesi.
Bitmain è stata la prima a stabilirsi negli USA avviando la produzione locale lo scorso dicembre. Canaan ha seguito con una produzione pilota dopo l’introduzione dei dazi ad aprile 2025. MicroBt sta considerando anch’essa l’apertura di impianti sul territorio americano per evitare tariffe elevate sui suoi prodotti.
Questa situazione crea uno scenario complesso: mentre gli USA cercano d’espandere la propria industria cripto nazionale, si trovano dipendenti da fornitori esteri che possono influenzare significativamente il mercato attraverso strategie commerciali o politiche.
Rischi legati alla sicurezza nazionale
La crescente dipendenza dagli hardware cinesi solleva preoccupazioni riguardo alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Sanjay Gupta dell’azienda Auradine ha avvertito che oltre il 30% del mining globale avviene in Nordamerica, mentre più del 90% dell’hardware proviene dalla Cina; questo squilibrio potrebbe rendere vulnerabile l’intera infrastruttura mineraria statunitense.
Gupta evidenzia anche i rischi associati all’integrazione nella rete elettrica americana “di centinaia di migliaia” di computer provenienti dalla Cina dedicati al mining; ciò potrebbe esporre gli USA a minacce esterne o interferenze indesiderate nelle operazioni crittografiche locali.
Canaan respinge tali preoccupazioni affermando che i loro macchinari non hanno alcuna utilità se non utilizzati specificamente per attività minerarie legate ai bitcoin.
La posizione degli Stati Uniti nel mondo del bitcoin
Attualmente gli Stati Uniti detengono una quota superiore al 30% nella produzione mondiale di bitcoin; seguono Kazakistan , Russia e Canada . Dopo aver vietato tutte le operazioni relative alle criptovalute nel 2021 a causa della necessità d’assicurare stabilità finanziaria interna, la Cina si trova ora esclusa da questa corsa competitiva verso il dominio nell’ambito cripto.
Per Canaan ed altre aziende simili americane come Mara o Riot Platforms – leader nella capitalizzazione sul mercato – mantenere relazioni commerciali solide con fornitori locali diventa cruciale sia dal punto vista operativo sia strategico dato che eventuale conflitto commerciale potrebbe aumentare drasticamente i costi d’importazione dall’estero rendendo difficile competere efficacemente sul piano internazionale.
Dipendenza dall’hardware cinese: un problema crescente
La predominanza cinese nell’ambito della fornitura hardware rappresenta un potenziale punto critico per gli operatori statunitensi coinvolti nel mining delle criptovalute. John Deaton ha messo in guardia su come limitazioni nelle esportazioni cinesi potrebbero destabilizzare completamente non solo le reti minerarie ma anche danneggiare investitori americani già impegnati economicamente nei mercati cripto globalizzati.
Con questi sviluppamenti continui ed incerti sull’evoluzione futura dello scenario politico-economico internazionale attorno alle valute digitalizzate, resta evidente quanto sia importante monitorare attentamente ogni passo intrapreso dalle principali nazioni coinvolte nella competizione tecnologica attuale.