Un’operazione della procura di Roma ha portato alla luce un’importante rete di riciclaggio che operava tra Italia, Slovacchia, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito. Le indagini hanno rivelato l’esistenza di una vera e propria “banca” illegale, capace di ripulire ingenti somme di denaro sporco. Sette persone sono state arrestate, mentre altre 33 risultano indagate.
La rete criminale smascherata
Le indagini sono state condotte dalla procura romana in collaborazione con il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza e la squadra mobile della Capitale. Gli investigatori hanno scoperto che il gruppo operava attraverso una complessa architettura societaria piramidale, con società registrate in Slovacchia e negli Emirati Arabi Uniti. Questa struttura consentiva loro non solo di riciclare denaro ma anche di cercare nuove opportunità illecite per arricchirsi ulteriormente.
Tra i nomi coinvolti spicca quello di Gianluca Ius, ex consulente finanziario noto per essere stato vicino a Fabrizio Piscitelli, soprannominato ‘Diabolik’. Ius è stato l’ultimo a incontrare Piscitelli prima del suo omicidio nel 2019. Attualmente si trova agli arresti domiciliari insieme ad altri due professionisti: un consulente finanziario e un immobiliarista romano.
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Le modalità operative del gruppo
Il gruppo utilizzava diverse tecniche per occultare i propri guadagni illeciti. Tra queste vi era l’interposizione di schermi societari registrati nel Regno Unito per mascherare la reale proprietà dei beni immobili accumulati nel tempo. Questo approccio ha permesso loro non solo d’investire capitali sporchi nell’economia legale ma anche d’espandere le proprie attività verso settori ad alto rischio come l’esportazione illegale d’opere d’arte.
Durante le operazioni investigative sono stati sequestrati circa 100.000 euro in contante oltre a beni immobiliari dal valore complessivo stimato intorno ai 5 milioni euro. Tra questi figurano tre quadri significativi, incluso un dipinto attribuito a Francisco Goya.
Altri soggetti coinvolti nelle indagini
Oltre ai tre arrestati domiciliari ci sono altre quattro persone sotto inchiesta che hanno ricevuto misure restrittive simili all’obbligo di dimora nel comune romano. Tra questi c’è un imprenditore edile albanese accusato d’inserire capitali generati dall’organizzazione nei circuiti economici legali italiani; inoltre è emerso il nome di un consulente aziendale attivo nella provincia di Frosinone che avrebbe facilitato l’accesso al denaro contante per la rete criminale.
Altri due soggetti coinvolti includono un romano sospettato di aver agevolato accesso alle linee creditizie garantite pubblicamente durante la pandemia da Covid-19 e un manager milanese responsabile degli aspetti economici delle società associate all’organizzazione criminale.
Le accuse mosse contro questo gruppo comprendono organizzazione a delinquere finalizzata alla fittizia intestazione delle quote societarie, truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche destinate alle piccole medie imprese durante emergenze sanitarie come quella da Covid-19, oltre al reato di riciclaggio e autoriciclaggio dei proventi illeciti ottenuti dalle loro attività criminose.
Le autorità competenti continuano le indagini per svelare ulteriormente i dettagli dell’operazione ed eventuali altri collegamenti con reti criminali internazionali.