La Casa di Reclusione di Spoleto si prepara ad accogliere il nuovo spettacolo della compagnia #SIneNOmine, intitolato “Senza Titolo”. Le rappresentazioni si svolgeranno il primo e il due luglio alle ore 21.00. Questo evento segna un importante passo nel percorso artistico intrapreso dalla compagnia dal 2012, in collaborazione con l’Associazione Teodelapio, e coinvolge direttamente i detenuti nella realizzazione dell’opera.
Un teatro che rompe le barriere
L’iniziativa del 2025 continua a trasformare la percezione del carcere, rendendolo uno spazio scenico innovativo dove la detenzione incontra l’espressione teatrale. “Senza Titolo” è caratterizzato da una struttura sperimentale che gioca con linguaggi visivi e sonori. L’ambientazione oscilla tra finzione e realtà, creando un’atmosfera ricca di simbolismi forti e destrutturati. Il pubblico sarà immerso in un contesto dove parola, gesto, musica e coralità si intrecciano per dare vita a una narrazione unica.
Gli interpreti principali dello spettacolo sono i detenuti stessi, che non solo recitano ma partecipano anche come musicisti, danzatori e tecnici dietro le quinte. La regia è affidata a un team composto da Giorgio Flamini, Anna Flamini, Sara Ragni e Pina Segoni; mentre i movimenti scenici sono curati da Laura Bassetta insieme a Mariolina Maconio, Serena Perna e Lorenza Salis.
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Collaborazione musicale
Un elemento distintivo dello spettacolo è la partecipazione del Coro AdCANTUS Ensemble Vocale & Corale dell’Acqua Dolce. Gli arrangiamenti musicali sono stati curati da Francesco Corrias, che dirige anche il coro durante le esibizioni. La parte musicale arricchisce ulteriormente l’esperienza teatrale rendendo ogni momento ancora più coinvolgente per gli spettatori.
Il testo dell’opera nasce attraverso un processo collettivo in cui i detenuti hanno avuto voce attiva nella sua elaborazione. I riferimenti letterari spaziano da Giacomo Giardina a Filippo Tommaso Marinetti fino a Sergio Lenci; inoltre include brani scritti dai detenuti stessi come “Ring”, creato dal rinnegato presente nel penitenziario da oltre trent’anni.
Un viaggio simbolico attraverso la giustizia
Al centro della rappresentazione c’è una riflessione profonda sulla giustizia ambientata in un tribunale deformato popolato da figure simboliche come i Signori Consonante e Vocale oltre all’enigmatico Signor O. Attraverso questo linguaggio surreale ed ironico, lo spettacolo invita gli spettatori a interrogarsi sul significato stesso della giustizia contemporanea.
Nel finale dello spettacolo emerge una dimensione concreta: Cesare, ex artista ora recluso, presenta al pubblico non solo la realtà carceraria ma anche le possibilità di rinascita personale all’interno delle mura penitenziarie.
Il manifesto del carcere del futuro
Uno dei momenti culminanti della rappresentazione è segnato dal Manifesto del Carcere del Futuro; questo documento è frutto di una riflessione collettiva dei partecipanti allo spettacolo ed offre una visione alternativa sull’istituzione penitenziaria proponendo l’idea che possa evolversi da sistema punitivo a centro culturale capace di promuovere sviluppo personale.
La compagnia #SIneNOmine continua così ad esplorare il potenziale trasformativo del teatro come strumento per superare stereotipi legati al mondo carcerario creando spazi autentici per dialoghi tra chi vive dentro queste strutture ed esterni alla loro realtà quotidiana.