Studio rivela che l’intelligenza artificiale memorizza opere protette da copyright in modo preoccupante

Uno studio rivela che il modello AI Llama 3.1 di Meta ha memorizzato il 42% di “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, sollevando interrogativi legali sull’uso dei contenuti protetti da copyright.
Studio rivela che l'intelligenza artificiale memorizza opere protette da copyright in modo preoccupante - Socialmedialife.it

Un recente studio condotto da un team di esperti delle università di Stanford, Cornell e West Virginia ha messo in evidenza una capacità sorprendente dei modelli di intelligenza artificiale, sollevando interrogativi significativi riguardo al loro addestramento. Al centro della ricerca c’è il modello Llama 3.1 70B sviluppato da Meta, che ha “memorizzato” circa il 42% del primo libro della saga di Harry Potter, “Harry Potter e la Pietra Filosofale“. Questa scoperta riaccende il dibattito sulle implicazioni legali dell’uso dei contenuti protetti da copyright nei modelli AI.

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Implicazioni legali dell’addestramento dell’intelligenza artificiale

La questione centrale emersa dallo studio riguarda le modalità con cui i modelli di intelligenza artificiale apprendono dai testi esistenti. Le aziende produttrici si trovano a fronteggiare una serie di battaglie legali con editori e autori riguardo alla riproduzione testuale dei contenuti protetti. In passato, aziende come OpenAI avevano descritto la riproduzione testuale come un “comportamento marginale“, ma i risultati ottenuti dal modello Llama 3.1 suggeriscono che questa visione potrebbe non riflettere accuratamente la realtà attuale.

Le dispute legali ruotano attorno alla domanda cruciale: fino a che punto possono i modelli AI utilizzare testi coperti da diritto d’autore senza violare le normative? La crescente quantità di materiale memorizzato dai nuovi modelli pone seri interrogativi sulla responsabilità delle aziende nel garantire il rispetto delle normative sul copyright durante l’addestramento delle loro intelligenze artificiali.

Aumento della memorizzazione nei nuovi modelli

L’analisi condotta dai ricercatori ha rivelato un incremento significativo nella capacità del modello Llama 3.1 rispetto al suo predecessore, Llama 1, rilasciato nel febbraio 2023, che aveva memorizzato solo il 4,4% dello stesso libro. Questo cambiamento suggerisce una modifica nelle strategie adottate per l’addestramento degli algoritmi più recenti: piuttosto che ridurre la memorizzazione dei testi protetti, sembra esserci stata un’intensificazione del fenomeno.

I ricercatori hanno esaminato vari libri e hanno notato come opere popolari come “Lo Hobbit” o “1984” tendano ad essere memorizzate più facilmente rispetto a testi meno conosciuti. Questo comportamento solleva ulteriori domande sull’equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti d’autore.

La sfida della protezione del copyright nell’era digitale

Con l’avanzare della tecnologia AI e l’aumento della sua diffusione nel settore editoriale e creativo, è fondamentale affrontare le sfide poste dalla protezione del copyright in questo nuovo contesto digitale. Le scoperte relative alla capacità dei modelli AI di apprendere dai testi già pubblicati richiedono una riflessione approfondita su come le normative vigenti possano adattarsi alle nuove realtà tecnologiche.

Il dibattito si fa sempre più acceso mentre gli esperti cercano soluzioni per bilanciare gli interessi delle aziende tecnologiche con quelli degli autori e degli editori tutelati dal diritto d’autore. È evidente che ci troviamo all’inizio di una fase critica nella quale sarà necessario definire chiaramente quali siano i limiti accettabili per l’utilizzo delle opere letterarie all’interno degli algoritmi intelligenti.

In questo scenario complesso emerge quindi la necessità urgente non solo di aggiornare le normative sul copyright ma anche di sviluppare pratiche etiche nell’impiego dell’intelligenza artificiale nel campo creativo ed editoriale.