The Mastermind, il nuovo film di Kelly Reichardt, racconta la storia di un uomo che decide di rubare opere d’arte da un museo americano negli anni ’70. La trama si sviluppa attorno a una rapina grottesca e alla vita del protagonista, rivelando temi più profondi legati all’esistenza e alle relazioni umane. Nonostante le aspettative iniziali legate al genere delle rapine, il film prende una direzione inaspettata.
Un furto che svela l’assenza di sicurezza
La storia ha inizio quando un uomo visita un museo americano e nota la scarsa sicurezza presente. Le guardie private sembrano distratte e le sale sono sguarnite da sistemi d’allerta efficaci. Spinto dalla curiosità, decide di mettere alla prova questa vulnerabilità rubando un piccolo artefatto senza essere fermato. Questo episodio segna l’inizio della sua avventura criminale: il protagonista organizza una banda per rubare quadri dal museo provinciale.
Il gruppo che riesce a mettere insieme è composto da personaggi eccentrici e poco preparati, rendendo la rapina stessa quasi comica nella sua esecuzione. Tuttavia, ciò che segue è ben diverso dalle tipiche storie di crimine; dopo l’evento principale del furto, il film evolve verso una narrazione più complessa. La commedia lascia spazio a momenti drammatici mentre i protagonisti affrontano le conseguenze delle loro azioni.
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Reichardt non si limita a raccontare la classica storia del colpo perfetto; piuttosto esplora come i personaggi gestiscono la refurtiva e come le indagini prendono forma intorno a loro. Si teme per i complici coinvolti nel crimine e emerge anche la presenza di forze più potenti pronte ad approfittarsi della situazione creatasi dal furto.
Il ritratto dell’America degli anni ‘70
Con The Mastermind, Kelly Reichardt offre uno spaccato dell’America degli anni ’70 durante gli eventi tumultuosi della presidenza Nixon e della guerra del Vietnam. I temi centrali ruotano attorno al vuoto esistenziale del protagonista: un padre di famiglia intrappolato tra aspettative sociali ed esigenze personali insoddisfatte.
Il regista utilizza questo contesto storico per approfondire non solo le dinamiche familiari ma anche quelle sociali ed economiche dell’epoca. Il marito sembra distante dalla moglie frustrata mentre i figli desiderano passare più tempo con lui ma faticano a stabilire una connessione reale con il genitore assente.
Questa rappresentazione dei rapporti familiari richiama alla mente opere dei fratelli Coen ma senza riuscire ad emergere grazie all’originalità o all’intensità narrativa necessaria per coinvolgere lo spettatore fino in fondo. L’approccio narrativo risulta spesso scarno ed insufficiente nel fornire risposte chiare sulle motivazioni dei personaggi o sulla direzione della trama stessa.
Kelly Reichardt: uno stile distintivo
Kelly Reichardt ha già dimostrato con precedenti lavori come Showing Up che predilige storie ordinarie raccontate attraverso uno stile sobrio ma incisivo; tuttavia in The Mastermind sembra mancare quel trasporto necessario per coinvolgere pienamente il pubblico nella narrazione proposta.
La scelta narrativa appare deliberata nel voler mostrare quanto possa essere difficile comprendere appieno certi aspetti umani attraverso trame apparentemente semplicistiche o poco sviluppate nei dettagli emotivi dei protagonisti stessi. Ciò porta lo spettatore a interrogarsi su cosa abbia realmente voluto comunicare l’autrice attraverso questa pellicola così ambiziosa quanto sfuggente nelle sue intenzioni narrative.
Josh O’Connor interpreta il ruolo principale ma non riesce sempre ad emergere come ci si aspetterebbe da lui considerando altre performance passate in produzioni meglio strutturate come The Crown o Challengers dove ha potuto mostrare tutto il suo talento attoriale su trame più solide rispetto ai lavori recenti presentati ai festival internazionali come Cannes.
In conclusione, sebbene The Mastermind possa sembrare inizialmente promettente nel contesto delle pellicole dedicate ai colpi audaci nei musei americani degli anni ’70, finisce col rivelarsi qualcosa di diverso rispetto alle aspettative tradizionali associate al genere cinematografico delle rapine.