Un anno dopo il sisma: la situazione del carcere femminile di Pozzuoli e le sfide attuali

A un anno dal terremoto, il carcere femminile di Pozzuoli rimane chiuso a causa dell’attività sismica. Le detenute sono state trasferite, ma mancano attività fondamentali per il loro benessere.
Un anno dopo il sisma: la situazione del carcere femminile di Pozzuoli e le sfide attuali - Socialmedialife.it

A un anno dal terremoto che ha colpito i Campi Flegrei, il carcere femminile di Pozzuoli rimane chiuso a causa della continua attività sismica. Nonostante i fondi stanziati per la ristrutturazione, le scosse recenti complicano ulteriormente la situazione. Il cappellano don Fernando Carannante esprime preoccupazione per le detenute e sottolinea l’importanza di riprendere al più presto le attività.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di
notizie personalizzato

Seguici ora

La chiusura del carcere e gli eventi sismici

Il 20 maggio 2024, un forte sisma ha costretto alla chiusura dell’istituto penitenziario femminile di Pozzuoli, una delle poche strutture in Italia dedicate esclusivamente alle donne. A distanza di un anno dall’accaduto, l’area continua a essere interessata da scosse telluriche che rendono impossibili i lavori di ristrutturazione necessari per riaprire il carcere. Le ultime due scosse significative si sono verificate solo una settimana fa con magnitudo rispettivamente 4.4 e 2.1, avvertite anche nella vicina Napoli.

Don Fernando Carannante, cappellano dell’istituto da ventiquattro anni, ha dichiarato che sono stati stanziati 12 milioni di euro dal commissario per avviare i lavori necessari sia all’interno del carcere sia alla chiesa di Sant’Antonio annessa alla struttura. Tuttavia, con l’attività sismica ancora in corso non è possibile iniziare alcun intervento concreto. La diocesi locale ha dovuto affrontare anche la chiusura temporanea di alcune chiese e centri Caritas che fornivano servizi ai detenuti.

Attualmente si sta procedendo allo svuotamento del carcere dagli oggetti personali delle detenute prima della prevista ristrutturazione.

Trasferimenti delle detenute: una nuova sistemazione

Dopo la chiusura forzata del carcere femminile a Pozzuoli, tutte le detenute sono state trasferite in altre strutture penitenziarie; alcune addirittura fuori regione. Fortunatamente questo problema sembra risolto: secondo quanto riportato da don Fernando Carannante, tutte le donne hanno trovato sistemazioni più vicine al loro luogo d’origine nel giro di pochi mesi.

Attualmente circa 110 donne si trovano nel complesso penitenziario Secondigliano dove ricevono assistenza adeguata grazie alla collaborazione tra personale carcerario e cappellani locali. Don Fernando sottolinea come ci sia stata grande attenzione verso queste donne durante il loro trasferimento e come stiano ricevendo supporto morale oltre a quello pratico.

Le difficoltà quotidiane nel nuovo istituto

La vita all’interno della casa circondariale Secondigliano presenta però diverse problematiche rispetto a quella precedente a Pozzuoli. Don Fernando evidenzia come qui manchino attività trattamentali fondamentali per il benessere psicologico delle detenute; attualmente possono contare solo su momenti ricreativi limitati come palestra o ballo.

Particolarmente critica è la situazione legata alla torrefazione delle Lazzarelle – un progetto emblematico dell’economia carceraria italiana – che non riesce ancora a ripartire presso questa nuova sede; gli spazi assegnati non permettono lo svolgimento regolare delle attività lavorative necessarie al reinserimento sociale delle donne coinvolte.

Nel frattempo è stata riattivata “la boutique rosa“, un’iniziativa volta ad aiutare le detenute nella gestione dei propri bisogni quotidiani attraverso donazioni mirate mentre continuano anche gli incontri religiosi settimanali con partecipanti provenienti anche dalla comunità LGBTQ+ locale.

L’importanza della formazione scolastica

Un aspetto positivo emerso dalla difficile transizione riguarda l’educazione: molte donne ora hanno accesso alle lezioni elementari o medie presso Secondigliano grazie all’impegno degli educatori locali e dei volontari provenienti da Pozzuoli. Questo programma educativo riveste particolare importanza poiché permette alle partecipanti – molte italiane ma anche straniere – di acquisire competenze fondamentali per migliorare il proprio futuro post-detenzione.

Alcune detenute hanno già iniziato ad esprimersi attraverso scritti creativi; uno degli esempi più significativi è stato fornito durante la Quaresima quando una donna ha redatto una riflessione sulla Via Crucis dedicando particolare attenzione all’incontro tra Gesù e le donne lungo il cammino verso Golgota.

Un impegno continuo nella pastorale

In questo periodo delicato don Fernando insieme ai volontari sta lavorando incessantemente per garantire supporto spirituale alle ex-detenute ed attuali ospiti della casa circondariale napoletana fino al momento in cui sarà possibile tornare definitivamente a Pozzuoli. La Chiesa locale resta presente sul territorio con iniziative volte ad offrire conforto morale ed assistenza pratica alle persone coinvolte nelle difficoltà legate alla detenzione.

Il vescovo monsignor Carlo Villano ha recentemente visitato Secondigliano portando parole incoraggianti alle ragazze presenti; queste ultime hanno risposto scrivendo lettere espressive nei confronti dell’alto prelato mostrando così gratitudine verso coloro che continuano ad assisterle spiritualmente durante questa fase complessa della loro vita.

Change privacy settings
×