Il pettegolezzo femminile: da stigma sociale a strumento di resistenza e solidarietà

Il pettegolezzo, spesso stigmatizzato, emerge come strumento di resistenza femminile e socializzazione, promuovendo relazioni di fiducia e consapevolezza collettiva contro l’oppressione patriarcale.
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Il pettegolezzo è spesso visto come un’attività frivola e superficiale, soprattutto quando associato alle donne. Tuttavia, recenti studi offrono una nuova prospettiva su questo fenomeno, evidenziando il suo potenziale come forma di resistenza all’interno di una società patriarcale. Questo articolo esplora le origini del termine “gossip”, la sua evoluzione nel tempo e il ruolo che può giocare nel rafforzare le reti sociali tra donne.

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Origine storica del termine “gossip”

La parola “gossip” ha radici antiche che risalgono all’inglese antico godsibb, un termine che indicava padrini o madrine. Nel corso dei secoli, il significato si è ampliato per includere amicizie femminili e momenti di condivisione durante eventi familiari come i parti. Silvia Federici, nota sociologa e filosofa italiana, analizza queste origini nel suo libro Caccia alle streghe, guerra alle donne. Secondo Federici, l’uso della parola era inizialmente legato a relazioni affettive tra donne che si riunivano per sostenersi a vicenda.

Con l’evoluzione della lingua inglese e delle dinamiche sociali dell’epoca medievale, il concetto di gossip ha iniziato a subire una trasformazione negativa. I drammi liturgici dell’Inghilterra del XV secolo cominciarono a deridere le donne impegnate in chiacchiere ritenute futili rispetto ai doveri domestici o alla compagnia maschile. Questi spettacoli non avevano solo un intento morale; servivano anche ad escludere le donne dalla possibilità di organizzarsi in associazioni lavorative.

Federici sottolinea come questa demonizzazione del gossip fosse parte integrante della strategia patriarcale per mantenere il controllo sulle donne. Le voci femminili venivano etichettate come frivole al fine di ridurre la loro influenza sociale ed economica. In effetti, la stigmatizzazione del pettegolezzo ha portato alla creazione di strumenti repressivi: esisteva addirittura una museruola chiamata “gossip bridle” utilizzata per punire le chiacchierone.

La percezione contemporanea del pettegolezzo

Oggi il termine “pettegolezzo” continua ad avere connotazioni negative ed è spesso associato a conversazioni leggere o dannose per coloro che ne sono oggetto. Come osserva Silvia Federici in un’intervista su In These Times, si presume erroneamente che siano principalmente le donne a spettegolare perché avrebbero meno accesso a informazioni rilevanti o capacità critiche nella costruzione dei discorsi.

Questa visione contribuisce ulteriormente alla svalutazione delle esperienze femminili e al lavoro domestico tradizionalmente attribuito alle donne. L’idea secondo cui il gossip prospera solo nell’ambito privato alimenta l’isolamento delle donne nelle loro lotte quotidiane contro discriminazioni sistematiche.

Federici mette in luce come questa narrazione abbia avuto ripercussioni sul modo in cui le voci femminili vengono ascoltate nei contesti pubblici decisionali; molte volte sono escluse dalle discussioni importanti proprio perché considerate poco serie o irrilevanti rispetto agli argomenti trattati dagli uomini.

Il pettegolezzo come pratica femminista

Nonostante la sua reputazione negativa, alcuni studiosi propongono una reinterpretazione positiva del gossip come strumento politico e sociale efficace nelle mani delle donne. Kate Bradley nel saggio Idle Talk: The Personal and Political Power of Feminist Gossip sostiene che il gossip possa fungere da spazio sicuro dove costruire relazioni basate sulla fiducia reciproca tra le partecipanti.

Bradley evidenzia quanto sia importante questo tipo di interazione nella creazione consapevole delle esperienze condivise tra diverse generazioni e contesti sociali: “Tutti hanno paura delle donne che si riuniscono e parlano”, afferma l’autrice; ciò dimostra quanto possa essere minacciosa la socializzazione fra pari quando porta alla consapevolezza collettiva riguardo all’oppressione patriarcale comune vissuta dalle partecipanti.

Le sessioni informali possono rivelarsi fondamentali non solo per scambiare opinioni personali ma anche per affrontare questioni più ampie riguardanti diritti lavorativi ed equità retributiva nei vari ambiti professionali dove predominano gli uomini. Le conversazioni iniziate sotto forma di chiacchiere possono trasformarsi in rivendicazioni concrete contro lo sfruttamento sistematico dei lavori tradizionalmente considerati “femminili”.

Riappropriarci della pratica del gossip significa quindi riconoscere non solo i legami affettivi ma anche i poteri politici insiti nelle nostre parole condivise; uno spazio dove poter discutere liberamente senza timore giudiziario rappresenta un atto significativo contro ogni forma d’oppressione presente nella società contemporanea.

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