Morto operaio esposto all’amianto: riconosciuti i diritti previdenziali dopo la sua scomparsa

Un operaio di 64 anni, malato a causa dell’amianto, è deceduto dopo aver ottenuto il riconoscimento dei benefici previdenziali. La sua storia evidenzia le difficoltà del sistema giuridico italiano.
Morto operaio esposto all'amianto: riconosciuti i diritti previdenziali dopo la sua scomparsa - Socialmedialife.it

Un operaio di 64 anni, affetto da gravi patologie legate all’esposizione all’amianto, è deceduto pochi giorni fa. La sua storia si è conclusa tragicomente proprio quando aveva ottenuto il riconoscimento dei benefici previdenziali a seguito di una lunga battaglia legale contro l’INPS. A rendere nota la vicenda è l’Osservatorio Nazionale Amianto, che evidenzia come questo caso rappresenti un esempio di “giustizia postuma”, sottolineando le difficoltà e i ritardi nel sistema giuridico.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di
notizie personalizzato

Seguici ora

La battaglia legale dell’operaio

L’ex operaio, originario di Nettuno, ha lavorato presso uno stabilimento ad Anzio dal 1988. Durante il suo impiego ha ricoperto vari ruoli: addetto alla manutenzione e carrellista fino a diventare manutentore in tutti i reparti dal 2010. Tuttavia, la sua carriera lavorativa è stata segnata dall’esposizione prolungata all’amianto, materiale pericoloso che ha causato gravi problemi respiratori. Nonostante una consulenza tecnica d’ufficio avesse confermato il nesso tra malattia e lavoro svolto con amianto, in primo grado il tribunale di Velletri aveva negato i benefici previdenziali richiesti.

A partire dall’inverno del 2019, l’uomo ha iniziato a manifestare sintomi respiratori significativi e successivi accertamenti hanno rivelato una fibrosi polmonare diffusa accompagnata da broncopneumopatia cronica ostruttiva . Le sue condizioni si sono aggravate nel tempo e nonostante abbia presentato ricorsi sia all’INAIL che all’INPS per ottenere il riconoscimento della malattia professionale e della rivalutazione contributiva, gli esiti non sono stati favorevoli fino alla recente sentenza della Corte d’Appello.

La sentenza della Corte d’appello

La Corte d’Appello di Roma ha accolto finalmente il ricorso dell’ex operaio condannando l’INPS al pagamento delle spese legali sostenute durante tutto il processo. Nella sentenza si specifica che l’ente deve risarcire le spese del primo grado del giudizio ammontanti a circa 5mila euro più accessori e quelle del secondo grado per ulteriori 3mila500 euro. Inoltre viene ordinata la rivalutazione delle settimane contributive dal febbraio ’88 al dicembre ’02.

Questa decisione avrebbe permesso al lavoratore di accedere al pensionamento anticipato con un adeguamento economico significativo della prestazione pensionistica grazie ai quattordici anni documentati di esposizione certificata all’amianto. Purtroppo però l’operaio non ha fatto in tempo a beneficiare dei diritti conquistati attraverso una lotta durata anni.

Il futuro per la vedova

Il lungo iter processuale non si conclude con la morte dell’operaio; ora sarà necessario continuare nella battaglia legale anche per garantire diritti alla vedova dell’uomo scomparso. L’avvocato Ezio Bonanni sta seguendo questa fase successiva: “La sentenza rappresenta un importante traguardo giuridico ma arriva troppo tardi”, commenta Bonanni sottolineando come ora ci sia bisogno di assicurare alla vedova un incremento sostanziale della pensione mensile – passando da circa 500 euro a circa 800 – oltre ad altre indennità come quella INAIL e risarcimenti dovuti per danno subito.

Bonanni fa inoltre appello alle istituzioni affinché venga avviata una bonifica completa dei siti contaminati da amianto: “È fondamentale agire immediatamente; ogni fibra inalata rappresenta un rischio serio per la salute.” Questo caso mette in luce le problematiche persistenti riguardanti le esposizioni professionali nocive ed evidenzia quanto sia urgente intervenire affinché simili tragedie possano essere evitate in futuro.

Change privacy settings
×