L’ong noyb chiede a Meta di fermare l’uso dei dati degli utenti europei per l’intelligenza artificiale

L’ONG austriaca noyb chiede a Meta di fermare la raccolta dei dati degli utenti europei per l’intelligenza artificiale, minacciando azioni legali se non verranno rispettate le normative sulla privacy.
L'ong noyb chiede a Meta di fermare l'uso dei dati degli utenti europei per l'intelligenza artificiale - Socialmedialife.it

L’organizzazione non governativa austriaca noyb ha preso una posizione decisa contro Meta, la società madre di Facebook e Instagram, chiedendo la cessazione immediata della raccolta dei dati degli utenti europei per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Questa richiesta è stata formalizzata in una lettera inviata alla sede irlandese dell’azienda. Se le istanze non verranno accolte, noyb ha minacciato azioni legali collettive da parte degli utenti dell’Unione Europea.

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La campagna di Meta e le preoccupazioni espresse da noyb

Meta ha annunciato un’iniziativa che prevede l’utilizzo dei dati pubblici degli utenti adulti sui suoi social network per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale. La campagna dovrebbe iniziare il 27 maggio 2025. Questo tentativo non è nuovo: già nel giugno 2024, Meta aveva cercato di implementare una pratica simile ma era stata costretta a interromperla dopo aver ricevuto richieste dalle autorità irlandesi per la protezione dei dati.

Nella lettera inviata a Meta, noyb sottolinea che l’azienda sta utilizzando un approccio problematico riguardo al consenso degli utenti. Invece di richiedere un consenso esplicito , si fa riferimento a un “interesse legittimo” e si offre agli utenti solo la possibilità limitata di rinunciare all’uso dei loro dati prima dell’inizio del processo d’addestramento dell’intelligenza artificiale. Gli attivisti sostengono che questa procedura non sia trasparente e contrasti con le norme stabilite dal Regolamento generale sulla protezione dei dati .

Inoltre, secondo quanto dichiarato da noyb, anche se solo il 10% degli utenti decidesse di fornire i propri dati, questo basterebbe comunque per addestrare modelli linguistici in tutte le lingue parlate nell’Unione Europea. Da parte sua, Meta sostiene che raccogliere questi dati sia fondamentale per garantire rappresentatività della diversità culturale e linguistica nei suoi prodotti tecnologici.

Le risposte ufficiali e il contesto normativo

Meta ha respinto le accuse mosse da noyb affermando che gli utenti hanno sempre avuto opportunità chiare per opporsi all’utilizzo delle loro informazioni personali. L’azienda insiste sul fatto che opera nel rispetto delle normative vigenti e sostiene quindi che non ci siano violazioni del GDPR.

Tuttavia, è importante notare come Meta abbia già affrontato situazioni simili in passato: nell’agosto 2023 aveva accettato modifiche significative alle modalità con cui raccoglieva i dati ai fini pubblicitari mirati; era passata dall’approccio basato sull'”interesse legittimo” al consenso esplicito da parte dell’utente dopo pressioni esercitate dalle autorità europee preoccupate riguardo alle violazioni dei diritti digitali.

Recentemente si sono intensificati anche i dibattiti giuridici relativi alla gestione dei consensi nella raccolta dei dati online. Una sentenza della Corte d’appello belga ha dichiarato illegale il Transparency and Consent Framework adottato ampiamente in Europa da grandi aziende come Google e Microsoft; tale decisione evidenzia gravi lacune rispetto agli standard previsti dal GDPR.

Il silenzio delle autorità nazionali sulle pratiche di raccolta

Nonostante queste dinamiche complesse ed emergenti nel panorama normativo europeo sulla privacy digitale, secondo quanto riportano gli attivisti di noyb sembra esserci un silenzio assordante tra le autorità nazionali competenti riguardo all’utilizzo indiscriminato delle informazioni personali sui social media senza ottenere preventivamente il consenso esplicito dagli interessati.

Questo vuoto normativo potrebbe consentire a Meta – così come ad altre piattaforme – di proseguire nei propri piani senza ostacoli significativi o interventi regolatori efficaci contro possibili violazioni della privacy individuale o collettiva. Gli attivisti avvertono quindi su possibili conseguenze legali derivanti dalla continua estrazione massiva ed inconsapevole delle informazioni personali fornite dagli utenti durante l’interazione quotidiana con queste piattaforme digitali.

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