Il misterioso caso degli omicidi del Tylenol: una docuserie Netflix riporta alla luce il dramma del 1982

La docuserie “Cold Case: Gli omicidi del Tylenol” su Netflix esplora il misterioso avvelenamento di sette persone a Chicago nel 1982, ancora irrisolto nonostante le indagini e i progressi scientifici.
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Nel tardo autunno del 1982, la tranquillità di Chicago fu scossa da una serie di morti misteriose legate all’assunzione di capsule di Tylenol. In pochi giorni, sette persone persero la vita dopo aver ingerito il noto antidolorifico, scatenando un panico nazionale. La polizia avviò indagini su uno dei casi più inquietanti della storia americana: chi aveva contaminato il farmaco con cianuro? La vicenda è ora al centro della docuserie “Cold Case: Gli omicidi del Tylenol“, disponibile su Netflix dal 26 maggio 2025.

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La cronaca degli eventi tragici

Il primo episodio si verificò il 29 settembre 1982 quando Mary Kellerman, una dodicenne di Chicago, chiese di rimanere a casa per malessere. Dopo aver assunto una capsula di Tylenol, collassò e morì poco dopo. Nella stessa giornata, Adam Janus, un postino ventisettenne e i suoi familiari assunsero lo stesso farmaco da una confezione comune e subirono lo stesso destino fatale. Nei giorni successivi altri quattro residenti della zona morirono in circostanze simili: tutti avevano manifestato sintomi improvvisi seguiti da diagnosi di avvelenamento da cianuro.

La scoperta che tutte le vittime avevano acquistato il medicinale sugli scaffali delle farmacie portò Johnson & Johnson a ordinare un richiamo senza precedenti nella storia statunitense: ben 31 milioni di bottiglie furono ritirate dal mercato. Questo evento generò panico tra i consumatori; le sirene delle forze dell’ordine risuonavano mentre gli altoparlanti avvisavano la popolazione con frasi come “Non assumete Tylenol!”. Gli scaffali dei negozi vennero svuotati rapidamente e molti clienti fuggirono spaventati.

La caccia al presunto “Tylenol Killer” iniziò immediatamente ma si rivelò complessa e confusa; numerosi sospetti emersero nel corso delle indagini senza mai condurre a un colpevole definitivo.

I sospetti principali

Tra i nomi emersi durante l’inchiesta vi fu quello di James William Lewis, che inviò una lettera minatoria a Johnson & Johnson chiedendo un riscatto per fermare gli omicidi. Arrestato per estorsione e condannato a dieci anni in carcere, Lewis divenne l’immagine dell’accusa ma non ci furono prove concrete che lo collegassero direttamente agli avvelenamenti. Anche se offrì suggerimenti su come potesse essere stata effettuata la contaminazione delle compresse durante la detenzione, non riuscì mai ad essere incriminato per omicidio.

Altri sospetti vennero esaminati nel corso degli anni; tra questi anche Roger Arnold e Ted Kaczynski , entrambi scagionati per mancanza di prove sufficienti contro di loro.

Le conseguenze legali e sociali

Dopo questi eventi drammatici si decise l’introduzione del sigillo anti-manomissione sui farmaci da banco negli Stati Uniti; oggi ogni confezione è dotata della garanzia visiva che ne attesta l’integrità prima dell’acquisto. Nonostante decenni passati dall’accaduto ed enormi progressi nelle tecnologie investigative – comprese analisi forensi avanzate e studi sul DNA – l’identità dell’avvelenatore rimane ancora sconosciuta.

La nuova docuserie NetflixCold Case: Gli omicidi del Tylenol” ripercorre quei momenti angoscianti nella speranza che nuovi metodi scientifici possano finalmente fare luce su questo caso irrisolto. Il mistero continua a suscitare interesse pubblico mentre gli esperti cercano tracce genetiche o nuove evidenze che possano riaprire le indagini su uno dei crimini più enigmatici della storia americana recente.

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