La posizione cauta del governo italiano sulla crisi a Gaza: il discorso di Tajani al Senato

I senatori di Forza Italia criticano l’intervento di Tajani al Senato sulla crisi a Gaza, evidenziando l’immobilismo del governo Meloni e le divergenze interne nella coalizione.
La posizione cauta del governo italiano sulla crisi a Gaza: il discorso di Tajani al Senato - Socialmedialife.it

Mercoledì mattina, un gruppo di senatori di Forza Italia ha espresso scetticismo riguardo all’intervento di Antonio Tajani al Senato, dove il ministro degli Esteri avrebbe dovuto illustrare la posizione del governo italiano sulla guerra e la crisi umanitaria a Gaza. Secondo i senatori, non ci si doveva aspettare molto dal suo discorso: «Parlerà molto per non dire niente», hanno commentato in modo critico. Le loro previsioni si sono rivelate corrette; l’informativa di Tajani ha confermato l’atteggiamento prudente e attendista del governo guidato da Giorgia Meloni.

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Il contenuto dell’intervento di Tajani

Durante il suo intervento, Tajani ha utilizzato toni che raramente un esponente del governo italiano ha riservato a Israele. Ha illustrato le iniziative umanitarie italiane destinate alla popolazione di Gaza e ha sottolineato le buone relazioni tra le autorità palestinesi e l’Italia. Tuttavia, il ministro è rimasto vago nel ribadire il sostegno dell’Italia al piano di pace proposto dall’Egitto per la ricostruzione della striscia.

Nonostante ciò, sono emerse evidenti reticenze nel suo discorso. Non è stata menzionata alcuna iniziativa diplomatica italiana né una chiara posizione rispetto agli alleati europei. Inoltre, non c’è stato alcun riferimento diretto all’operato del premier israeliano Benjamin Netanyahu, mai citato durante l’informativa. Peppe Provenzano, deputato del PD e responsabile Esteri del partito, ha denunciato come l’intervento riflettesse «l’inaccettabile immobilismo» della Meloni sui massacri in corso a Gaza.

L’approccio prudente dell’Italia nella crisi

Fino ad ora, la posizione italiana sulla guerra a Gaza è stata caratterizzata da una notevole cautela che rispecchia quella adottata dall’Unione Europea e dai principali paesi occidentali. Giorgia Meloni sta affrontando difficoltà nel prendere una posizione netta per motivi legati alla sua storia politica e ai rapporti costruiti con la comunità ebraica italiana negli anni precedenti.

Recentemente però ci sono stati segnali che indicano un cambiamento nella situazione politica internazionale: sia l’Unione Europea sia parte dell’opinione pubblica stanno cominciando a criticare più apertamente Israele; questo rende sempre più difficile per Meloni mantenere una linea che affermi contemporaneamente vicinanza allo Stato israeliano senza apparire troppo allineata con Netanyahu.

L’Italia si è sempre mostrata cauta anche nelle votazioni delle Nazioni Unite riguardanti questioni legate alla Palestina; nei vari casi recenti – come quello sul cessate il fuoco o sul riconoscimento della Palestina – si è costantemente astenuta invece di sostenere attivamente le ragioni palestinesi come hanno fatto altri paesi europei quali Francia e Spagna.

Divergenze interne nella maggioranza governativa

L’approccio ambiguo adottato dal governo su questa delicata questione ha generato divergenze tra i partiti della coalizione governativa stessa. Mentre alcuni membri come Guido Crosetto hanno espresso critiche concrete verso Netanyahu in diverse occasioni, Matteo Salvini continua ad affermare la sua sintonia con lui.

Negli ultimi tempi però questa strategia sembra diventare insostenibile poiché anche altri governi europei iniziano ad assumere posizioni più critiche nei confronti delle azioni israeliane. Ad esempio, recentemente i leader politici dei principali paesi occidentali hanno redatto comunicati ufficialmente contrari alle operazioni militari israeliane contro Gaza.

Inoltre un sondaggio recente condotto da Demos mostra che anche tra gli elettori di Fratelli d’Italia cresce lo scetticismo verso Netanyahu; solo il 28% esprime giudizi positivi nei suoi confronti secondo quanto riportano fonti giornalistiche recenti.

La tradizione diplomatica italiana

La questione israelo-palestinese presenta sfide storiche significative per i governi italiani passati così come per quelli attuali rappresentati dalla destra radicale al potere oggi sotto Meloni. Storicamente infatti l’Italia si è trovata in una posizione peculiare: pur essendo alleata degli Stati Uniti, mantiene relazioni diplomatiche aperte con i paesi arabi ed è spesso vista come mediatrice nelle controversie internazionali riguardanti questo conflitto complesso.

Meloni cerca quindi un equilibrio difficile da mantenere: deve continuare a coltivare buone relazioni con le comunità ebree italiane mentre gestisce tensione interna dovuta ai diversi orientamenti politici dei suoi collaboratori su questioni delicate relative alla Palestina.

Nel corso degli anni diversi leader italiani hanno tentato d’instaurare rapporti costruttivi con queste comunità dopo decenni segnati dalla diffidenza post-fascista; tuttavia incidenti isolati possono compromettere questi sforzi faticosamente costruiti nel tempo.

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