La situazione di Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto in Venezuela, continua a destare preoccupazione. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha mai menzionato pubblicamente il suo nome e l’unico contatto con la famiglia risale all’inizio di aprile. Dopo quasi sette mesi nel carcere de El Rodeo I, le parole della madre Armanda Trentini Colusso durante una conferenza stampa a Roma evidenziano il dolore e l’ansia che accompagnano questa lunga attesa.
L’appello della famiglia
Durante l’incontro al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Armanda Trentini Colusso ha chiesto un maggiore impegno da parte delle istituzioni per riportare a casa suo figlio. “Scrivete, parlate di Alberto”, ha esortato la madre, sottolineando come il silenzio possa pesare su chi è coinvolto nelle trattative per la liberazione. La donna ha condiviso il profondo dolore che prova ogni giorno e le notti insonni passate nell’attesa di notizie positive.
L’avvocatessa Alessandra Ballerini ha ribadito l’importanza di pronunciare il nome di Alberto in pubblico affinché le autorità si sentano motivate ad agire. Ha ricordato che dopo sette mesi senza progressi significativi nelle trattative, è fondamentale accelerare i tempi per garantire un ritorno sicuro del cooperante italiano. Secondo Ballerini, non ci sono accuse nei confronti di Trentini; egli merita rispetto e attenzione per la sua dedizione agli ultimi.
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Ballerini ha anche menzionato una lettera inviata al presidente venezuelano Nicolas Maduro in cui si fa leva sulla comune fede cattolica come possibile punto d’incontro per facilitare le negoziazioni. Il riconoscimento va anche all’impegno dell’Intelligence italiana e alla Farnesina nella gestione del caso; Alfredo Mantovano è stato citato come figura centrale nel tentativo di ottenere la liberazione.
Le reazioni politiche
Il richiamo alla responsabilità collettiva è stato sostenuto anche da don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera. Durante la conferenza stampa ha affermato che nominare qualcuno aiuta a evitare l’oblio delle persone scomparse o detenute ingiustamente. Anche i deputati del Partito Democratico Rachele Scarpa e Giuseppe Provenzano hanno espresso preoccupazione riguardo al silenzio istituzionale sulla questione ed hanno sollecitato un’autorizzazione per una missione ufficiale a Caracas.
Le loro dichiarazioni evidenziano quanto sia cruciale mantenere alta l’attenzione su questo caso delicato: “Il silenzio non può tradursi in inerzia”, hanno affermato i parlamentari sottolineando come Alberto rappresenti valori positivi dell’Italia all’estero.
Il precedente con Cecilia Sala
Un confronto inevitabile emerge con il caso della giornalista Cecilia Sala, rilasciata dopo 21 giorni in Iran grazie all’intervento diretto della premier Meloni che si era attivata rapidamente dopo il suo arresto avvenuto tra fine dicembre 2024 ed inizio gennaio 2025. In quel frangente Palazzo Chigi aveva comunicato tempestivamente gli sforzi compiuti dal governo italiano per riportarla a casa.
La differenza nei due casi suscita interrogativi sull’approccio adottato dalla premier nei confronti delle crisi internazionali legate ai cittadini italiani detenuti all’estero. Mentre nel caso Sala c’è stata una mobilitazione immediata da parte del governo italiano, ora ci si aspetta lo stesso tipo d’impegno anche riguardo ad Alberto Trentini.
Relazioni diplomatiche con Caracas
Il contesto politico tra Italia e Venezuela gioca un ruolo significativo nella gestione del caso Trentini. A ottobre 2024 Meloni aveva ricevuto Edmundo Gonzalez Urrutia presso Palazzo Chigi riconoscendolo come “presidente eletto” alle recenti elezioni presidenziali contestate nel paese sudamericano.
Questa apertura verso Caracas potrebbe suggerire un ripensamento nella strategia diplomatica italiana riguardo al regime guidato da Maduro proprio mentre cresce la pressione pubblica affinché venga trovato un accordo favorevole alla liberazione del cooperante italiano.
Inoltre ci sono state segnalazioni relative ad altre vie diplomatiche aperte attraverso interventi della Santa Sede data la forte presenza ecclesiastica in Venezuela; vi è speranza che queste relazioni possano contribuire positivamente alla causa di Trentini.
Nel frattempo rimane alta l’aspettativa sulle prossime mosse diplomatiche italiane mentre continuano ad emergere richieste urgenti affinché venga garantita assistenza consolare adeguata al cittadino detenuto dall’inizio dello scorso novembre senza ulteriori ritardi o complicazioni burocratiche.