Gianfranco Pacchioni, docente di Chimica all’Università Milano-Bicocca e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ha recentemente pubblicato il libro “Scienza chiara, scienza oscura. Ricerca pura, ricerca militare, Big Tech” . In questa intervista, affronta le problematiche legate al monopolio della ricerca scientifica e ai rischi connessi alla concentrazione del sapere.
La carriera di Gianfranco Pacchioni
Pacchioni ha dedicato la sua vita alla ricerca in ambito pubblico ma ha anche accumulato esperienze significative nel settore privato. Tra gli anni Novanta e Duemila ha lavorato per IBM negli Stati Uniti, un colosso noto per i suoi centri di ricerca avanzata. Durante quel periodo, si è concentrato sulla comprensione delle basi scientifiche piuttosto che sulla produzione immediata di nuovi prodotti commerciali. Questa esperienza lo ha portato a osservare cambiamenti preoccupanti nel panorama della ricerca scientifica.
Nel suo libro descrive come negli ultimi decenni ci sia stato un passaggio da una forma di ricerca più libera a una sempre più orientata verso obiettivi specifici e interessi commerciali. Questo shift è accompagnato da un aumento dei finanziamenti privati rispetto a quelli pubblici nella scienza.
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Differenze tra ricerca pura e applicata
Pacchioni distingue chiaramente tra la ricerca pura e quella applicata. La prima si concentra sull’acquisizione del sapere senza vincoli pratici immediatamente evidenti; la seconda cerca soluzioni concrete a problemi specifici. Tuttavia non esiste una linea netta che separa queste due categorie; ogni tipo di indagine può oscillare tra l’una o l’altra.
La vera libertà nella ricerca si manifesta quando i risultati sono condivisi per il bene comune dell’umanità. Questo dovrebbe essere il principio guida della scienza pubblica finanziata con denaro pubblico nelle università. Al contrario, le aziende private tendono a focalizzarsi su risultati rapidi che possano tradursi in profitti immediatamente commerciabili.
Negli ultimi anni c’è stata una crescente disparità nei finanziamenti: le aziende investono sempre più nella loro innovazione mentre gli investimenti pubblici sono stagnanti o in calo.
Il monopolio del sapere nelle mani delle Big Tech
Il professor Pacchioni sottolinea come oggi poche grandi aziende dominino il panorama tecnologico mondiale creando un vero monopolio del sapere scientifico ed economico. Non parliamo solo delle case farmaceutiche ma anche delle Big Tech che controllano enormemente informazioni cruciali per lo sviluppo futuro della società globale.
Questa concentrazione porta con sé rischiosi effetti collaterali: limita la diversificazione nella produzione scientifica e riduce l’accessibilità al progresso tecnologico per tutti gli attori coinvolti nel mercato globale.
Esempio emblematico citato nel libro è quello della risonanza magnetica nucleare scoperta nel 1937: inizialmente considerata priva di applicazioni pratiche immediate, solo dopo decenni è diventata uno strumento diagnostico fondamentale negli ospedali moderni grazie agli sforzi continui degli scienziati premiati con Nobel lungo il percorso.
Ricerche militari: trasparenza assente?
Un altro aspetto trattato da Pacchioni riguarda la cosiddetta scienza oscura, ovvero quella utilizzata nell’ambito militare dove regna poca trasparenza sui progetti sviluppati con fondi pubblicitari significativi. Gli Stati Uniti sono leader mondiali negli investimenti in questo settore; circa metà dei loro budget annuale destinati alla ricerca va proprio alle attività militari.
In Europa si registra una situazione simile ma meno definita; spesso risulta difficile distinguere quale sia realmente la parte civile rispetto a quella militare nei progetti aerospaziali o informatici avanzati.
Il professor Pacchioni mette in guardia sulle implicazioni etiche legate all’uso duale delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale o le neuroscienze che possono avere impatti tanto positivi quanto devastanti sull’umanità stessa se non gestite correttamente dai governi democraticamente eletti.
Il ruolo cruciale dei governi nella direzione della scienza
I governi hanno ancora un potere significativo nell’indirizzare le priorità della spesa pubblica destinata alla scienza attraverso politiche mirate come quelle previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano. Tuttavia esistono limiti evidenti poiché gran parte degli investimenti privati tende ad avvantaggiarsi dei risultati ottenuti dalla comunità accademica senza restituire nulla in cambio al sistema pubblico stesso.
Questo squilibrio viene descritto dal titolo del suo libro “Scienza chiara” riferendosi alla conoscenza aperta accessibile a tutti contro “scienza oscura“, ovvero quella custodita gelosamente dalle grandi multinazionali tecnologiche.
Conclusione sul futuro dell’interazione fra politica e tecnologia
Gianfranco Pacchioni conclude ponendo interrogativi sul futuro equilibrio fra mercato libero ed intervento politico necessario affinché ci siano opportunità giuste per tutti i cittadini europei ed internazionali riguardo all’accesso alle nuove tecnologie emergenti senza cadere sotto l’influenza opprimente delle Big Tech.
L’intervista offre spunti rilevanti su temi crucialissimi riguardanti non solo lo sviluppo economico ma anche quello sociale ed etico legando strettamente insieme democrazia partecipativa ed innovazione responsabile necessaria affinché venga garantito un progresso equo sostenibile nel tempo presente così come nei prossimi decenni futuri.