Nei giorni scorsi, Bergamo e Brescia hanno ospitato eventi commemorativi dedicati a Arturo Benedetti Michelangeli, uno dei pianisti più influenti del XX secolo. Il festival pianistico “Riascoltare Arturo Benedetti Michelangeli” ha offerto una panoramica approfondita sulla sua arte e sulla sua personalità, a trent’anni dalla scomparsa. Attraverso dodici ore di interventi e testimonianze, è emersa la complessità di un artista che ha lasciato un segno indelebile nella musica classica.
A Bergamo: esplorazione dell’arte interpretativa
L’Università di Bergamo ha ospitato un convegno coordinato da Virgilio Bernardoni, incentrato sulle diverse sfaccettature dell’interpretazione musicale di Michelangeli. Alberto Bosco ha analizzato l’approccio del Maestro alle Sonate di Scarlatti, evidenziando come la sua lettura fosse caratterizzata da una personalità unica nonostante le influenze ricevute da Rachmaninov. La discussione si è poi spostata su due opere fondamentali di Beethoven: la Sonata op. 2 n. 3 e l’op. 111, presentate dall’esperta Elisabetta Fava.
Cesare Fertonani ha portato alla luce la Sonata D 537 di Schubert, sottolineando come questa rappresentasse l’unica incursione nel repertorio del compositore viennese da parte del Maestro bresciano. Ha difeso le scelte interpretative criticate da alcuni esperti musicali tedeschi nel corso degli anni passati. Enrico Pieranunzi ha arricchito il dibattito con riflessioni sulle sonorità distintive di Michelangeli che continuano a ispirare anche i musicisti jazz contemporanei.
Questi interventi hanno permesso ai partecipanti non solo di riascoltare brani iconici ma anche di comprendere meglio il contesto artistico in cui operava il pianista bresciano.
A Brescia: un ritratto intimo del Maestro
Il Salone Da Cemmo del Conservatorio Giuseppe Verdi a Brescia è stato teatro per una serie intensa ed emozionante di testimonianze personali sul grande pianista. Coordinati dal musicologo Giacomo Fornari, gli eventi hanno preso avvio con l’esecuzione delle “Douze varietudes” scritte dal compositore bresciano Sandro Perotti in memoria dello stesso Michelangeli vent’anni fa.
Le variazioni eseguite dal pianista Josef Mossali si sono distinte per la loro complessità tecnica e per le meditazioni musicali che oscillavano tra atmosfere notturne e momenti più vivaci ed energici. Altri artisti come Emma Guercio , Chiara Contrini e Valérie Wellington hanno contribuito all’omaggio attraverso performance live che hanno reso omaggio al repertorio michelangeliano.
La dimensione privata del Maestro è stata esplorata attraverso racconti toccanti provenienti dai suoi amici più cari e collaboratori storici.
Testimonianze significative sul legame personale con il Maestro
Durante gli incontri sono emerse testimonianze significative riguardo al legame personale tra Michelangeli e coloro che lo circondavano nella vita quotidiana così come nella carriera musicale. Cord Garben, storico produttore discografico della Deutsche Grammophon, collegatosi da Amburgo, ha condiviso aneddoti sull’approccio unico adottato dal Maestro nelle sue interpretazioni della Quarta Ballata di Brahms o nel Concerto K 503 di Mozart.
Un racconto particolarmente commovente è stato quello fornito da Fausto Montini; egli ha rivelato come una semplice carezza al gatto Pinocchio abbia aperto le porte alla fiducia necessaria per organizzare concerti insieme al grande pianista dopo anni difficili segnati dalle avversità giudiziarie degli anni ’60.
Altre voci provenienti dal Trentino-Alto Adige hanno arricchito ulteriormente questo mosaico umano attorno alla figura dell’artista; tra queste quella dell’ex sindaco Franca Penasa o dell’artista Giorgio Conta che ricordano momenti significativi trascorsi accanto a lui durante i suoi soggiorni in montagna o nei giardini della Svizzera italiana dove amava rifugiarsi.
L’eredità duratura nell’arte musicale
Pier Carlo Orizio, direttore artistico del Festival pianistico dedicato a Michelangeli, ha concluso questi intensivi giorni commemorativi sottolineando quanto sia fondamentale preservare la memoria del maestro bresciano nell’ambito della musica classica contemporanea. Ha evidenziato come la precisione tecnica raggiunta nelle sue esecuzioni abbia segnato una svolta decisiva nella storia concertistica moderna; tuttavia oggi sembra mancare quella sensibilità necessaria per cogliere appieno alcuni dei suoi insegnamenti più profondamente umani ed artistici.