Nel 2024, il numero di lavoratori domestici in Italia ha subito un ulteriore calo, con un totale di 817.403 unità registrate presso l’Inps. Questo rappresenta una flessione del 3% rispetto all’anno precedente e segna il terzo anno consecutivo di diminuzione. La situazione è emersa durante il convegno “Il lavoro domestico in Italia: una risorsa strategica per il welfare e l’economia”, dove si è discusso dell’importanza di questi professionisti nel sistema sociale ed economico italiano.
Un trend negativo che dura dal 2021
Dopo un periodo iniziale di crescita tra il 2020 e il 2021, dovuto alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro irregolari durante la pandemia, dal 2021 al 2024 si stima una perdita complessiva di circa 158mila lavoratori domestici. L’Osservatorio Lavoratori Domestici ha messo in luce come l’88,9% della forza lavoro sia composta da donne e che ben il 68,6% siano stranieri. Questi dati evidenziano non solo la crisi del settore ma anche la necessità urgente di interventi per garantire salari dignitosi e condizioni lavorative regolari.
Maria Luisa Gnecchi, consigliera d’amministrazione dell’Inps, ha sottolineato l’importanza delle colf e delle badanti come risorse fondamentali nel welfare italiano. Ha affermato che è necessario promuovere una maggiore educazione previdenziale affinché i versamenti contributivi siano collegati a salari equi. Gnecchi ha anche richiamato l’attenzione sulla necessità di registrare più iscrizioni nella categoria delle colf per combattere le zone grigie del mercato del lavoro.
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Differenze tra genere ed età nei lavoratori domestici
L’analisi della composizione demografica mostra che la maggior parte dei lavoratori domestici sono donne , mentre gli uomini rappresentano solo l’11%. Il calo degli occupati è più marcato tra gli uomini rispetto alle donne . In termini assoluti, ci sono attualmente circa 726mila donne impiegate nel settore contro poco più di novantamila uomini.
Per quanto riguarda le fasce d’età, la classe più numerosa è quella compresa tra i 55-59 anni , seguita da coloro che hanno almeno sessanta anni . Solo una piccola percentuale rientra nella fascia under-25. Questi dati suggeriscono un’invecchiamento della forza lavoro nel settore domestico.
Distribuzione geografica dei lavoratori
La distribuzione territoriale dei lavoratori evidenzia differenze significative a livello nazionale. Il Nord-Ovest detiene la quota maggiore con il 30,7%, seguito dal Centro , Nord-Est , Sud e Isole . La Lombardia emerge come regione leader con oltre centocinquantottomila lavoratori domestici registrati; segue Lazio con circa novantaduemila unità.
Particolarmente interessante è notare come nelle regioni settentrionali si concentri anche un alto numero di stranieri impiegati: oltre centoventiseimila nella sola Lombardia. Qui gli stranieri costituiscono circa l’80% della forza lavoro totale; al contrario in Sardegna questa percentuale scende drasticamente al diciotto percento.
Retribuzioni disomogenee tra tipologie professionali
Nel panorama retributivo emerge una disparità significativa fra le diverse categorie professionali all’interno del settore domestico: nel corso del 2024 le badanti hanno visto aumentare mediamente le loro retribuzioni fino a superare quelle delle colf per la prima volta nella storia recente; rispettivamente al cinquanta virgola cinque percento contro quarantanove virgola cinque percento.
Le retribuzioni medie annuali mostrano inoltre che le donne guadagnano leggermente più degli uomini: settemila ottocento euro contro settemila cinquecento euro per i maschi. Tuttavia esiste ancora uno scarto significativo fra chi lavora come badante rispetto a chi opera come colf; infatti chi svolge attività assistenziale guadagna mediamente quasi trenta punti percentuali in più rispetto ai colleghi addetti alle pulizie o ad altre mansioni simili.
Queste informazioni pongono interrogativi sul futuro della categoria dei lavori domestici in Italia e sulle politiche necessarie per sostenere questo segmento cruciale dell’economia nazionale.