Sette ragazzi di origine tunisina arrestati per una serie di rapine violente nel centro città

Sette ragazzi tunisini arrestati per una serie di violente rapine a Reggio Emilia, con tre maggiorenni in carcere e quattro minorenni sottoposti a misure cautelari.
Sette ragazzi di origine tunisina arrestati per una serie di rapine violente nel centro città - Socialmedialife.it

Le indagini della polizia di Stato, coordinate dalla procura di Reggio e da quella per i minorenni di Bologna, hanno portato all’arresto di sette ragazzi tunisini coinvolti in una serie di rapine avvenute tra fine marzo e inizio aprile. Tre dei giovani sono maggiorenni e sono stati condotti in carcere, mentre gli altri quattro, tutti minorenni, hanno ricevuto misure cautelari diverse. Le aggressioni si sono distinte per la loro violenza e crudeltà.

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La banda smantellata: dettagli sugli arresti

La polizia ha eseguito cinque misure cautelari nei confronti dei membri della banda. I tre maggiorenni erano già noti alle forze dell’ordine per precedenti reati. Sono stati trasferiti in carcere dopo le indagini che hanno messo in luce il loro ruolo nelle rapine. Per quanto riguarda i minorenni, il tribunale ha disposto il collocamento in comunità per tre ragazzi; due provvedimenti sono stati eseguiti con successo mentre uno è attualmente irreperibile. L’ultimo componente del gruppo è già detenuto a causa di un arresto avvenuto qualche settimana dopo le rapine iniziali.

Queste operazioni non solo evidenziano l’impegno delle autorità nel contrastare la criminalità giovanile ma anche la gravità delle azioni perpetrate dalla banda che ha creato un clima d’insicurezza tra i cittadini.

Le aggressioni: modalità e vittime

Le indagini hanno avuto origine il 30 marzo quando si sono verificate due rapine a distanza ravvicinata in via Secchi e Corso Garibaldi ai danni di giovani nordafricani. In entrambi i casi le vittime sono state accerchiate da più aggressori che hanno usato violenza fisica per derubarli degli effetti personali come portafogli, smartphone e monopattini.

In particolare, nella prima aggressione un 32enne tunisino è stato colpito ripetutamente davanti a un minimarket frequentato dai membri della banda; ha riportato ferite guaribili entro cinque giorni. Nella seconda aggressione invece un 23enne tunisino è stato brutalmente colpito al volto mentre era sul suo monopattino, subendo la frattura del setto nasale oltre ad altre lesioni significative.

Gli investigatori hanno subito ipotizzato una connessione tra questi episodi grazie alla similarità nelle modalità operative degli assalitori e alla vicinanza geografica dei luoghi dove si erano svolti gli attacchi.

Nuove violenze: ulteriori episodi registrati

Il 2 aprile si sono verificati altri due episodi violenti legati alla stessa banda criminale. Il primo caso ha visto protagonista un 48enne italiano aggredito brutalmente al parco del Popolo dopo una discussione accesa con uno dei membri del gruppo; l’uomo ha subito la frattura dello zigomo ed è stato costretto a sottoporsi a intervento chirurgico maxillofacciale presso l’ospedale locale.

Poco dopo questo episodio, all’ex Caserma Zucchi un giovane egiziano è intervenuto per difendere una studentessa da un tentativo di furto; purtroppo è stato aggredito con arma da taglio al volto dai malviventi che stavano cercando di rubarle il telefono cellulare. Questo attacco gli ha causato una lesione permanente al viso.

Grazie alle immagini delle telecamere presenti nei luoghi degli eventi ed alle testimonianze raccolte dalle vittime durante le indagini preliminari, gli agenti della polizia sono riusciti a ricostruire minuziosamente i ruoli ricoperti dai vari componenti della banda durante ciascuna aggressione.

L’analisi approfondita delle informazioni ottenute tramite social network utilizzati dagli indagati ha ulteriormente supportato l’attività investigativa, permettendo così alla magistratura locale di emettere tempestivamente misure restrittive nei confronti dei responsabili.