Meta investe 14 miliardi per creare il nuovo centro di ricerca sulla superintelligenza

Meta investe oltre 14 miliardi di dollari in Scale AI e acquisisce undici ricercatori da OpenAI per sviluppare una superintelligenza, intensificando la competizione nel settore dell’intelligenza artificiale.
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Meta ha recentemente annunciato un’importante iniziativa nel campo dell’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di sviluppare una “superintelligenza“. L’azienda ha attratto undici ricercatori da OpenAI, tra cui alcuni dei principali artefici del noto modello ChatGPT e del recente GPT-4. Questo movimento strategico è accompagnato da un investimento significativo di oltre 14 miliardi di dollari in Scale AI, un’azienda specializzata nell’addestramento dei modelli AI. La notizia segna una nuova fase nella competizione tra le grandi aziende tecnologiche.

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Il blitz di Meta e l’acquisizione dei talenti

Nella settimana appena trascorsa, Meta ha compiuto un’operazione che potrebbe cambiare le dinamiche del settore dell’intelligenza artificiale. Undici ricercatori sono stati strappati a OpenAI grazie a contratti milionari che hanno attirato l’attenzione degli esperti del settore. Mark Zuckerberg ha personalmente corteggiato questi talenti per mesi, offrendo stipendi che superano i 300 milioni di dollari in tre anni per alcuni membri della squadra. Questa mossa dimostra quanto sia competitivo il mercato delle risorse umane nel campo della tecnologia avanzata.

Il Wall Street Journal riporta che la situazione attuale è paragonabile al calciomercato estivo: i migliori talenti vengono cercati attivamente dalle aziende più influenti nel settore tech. La rapida acquisizione dei ricercatori evidenzia non solo la determinazione di Meta a rimanere competitiva contro giganti come Google e Microsoft, ma anche la crescente importanza delle competenze specializzate nell’ambito dell’intelligenza artificiale.

Investimento in Scale AI e creazione del Meta Superintelligence Lab

A pochi giorni dall’acquisizione dei nuovi ricercatori, Meta ha annunciato un investimento massiccio in Scale AI, azienda nota per il suo lavoro nell’addestramento ai modelli d’intelligenza artificiale. Alexander Wang sarà alla guida del nuovo centro di ricerca chiamato “Meta Superintelligence Lab”, creato rapidamente con l’obiettivo dichiarato di sviluppare una forma avanzata d’intelligenza artificiale.

La definizione stessa di “superintelligenza” rimane vaga e suscita interrogativi su cosa comporterà realmente questo progetto ambizioso. Tuttavia, ciò che è certo è che rappresenta una sfida diretta ai leader già affermati nel campo dell’AI come OpenAI e Google. Con questa iniziativa, Meta intende posizionarsi all’avanguardia nella corsa all’introduzione delle tecnologie più avanzate sul mercato globale.

La guerra fredda tra big tech: “The List”

Al centro della competizione fra le grandi aziende tecnologiche si trova una lista informale conosciuta come “The List”. Essa include decine di esperti in machine learning e ottimizzazione dei modelli linguistici provenienti da istituzioni prestigiose come Berkeley o Carnegie Mellon. Questi professionisti giovani ed altamente qualificati hanno spesso collaborazioni pregresse con aziende rivali quali OpenAI o Google.

Sam Altman, CEO di OpenAI, osserva con attenzione gli sviluppi legati al corteggiamento operato da Zuckerberg nei confronti dei suoi migliori talenti; inizialmente manifestando sicurezza riguardo alla fedeltà della sua squadra ma successivamente esprimendo preoccupazione riguardo alla perdita potenziale delle sue risorse umane più preziose.

Questa situazione mette in evidenza non solo la lotta interna alle aziende tech ma anche il valore crescente attribuito agli specialisti nel campo dell’intelligenza artificiale; figure sempre più richieste sul mercato globale dove le offerte economiche possono raggiungere cifre impressionanti simili ai contratti sportivi top-level.

Le conseguenze sui programmatori junior

Mentre i top talent ottengono contratti faraonici nelle grandi compagnie tech, si fa strada una crisi nella cosiddetta “classe media” dei programmatori junior; molti neolaureati trovano difficoltà ad accedere a posizioni entry-level nei colossi tecnologici dopo aver visto tagli significativi nelle assunzioni negli ultimi anni.

Microsoft ha recentemente comunicato ulteriori riduzioni occupazionali pari a 9 mila posti mentre anche Google sta seguendo questa tendenza insieme ad altre realtà simili nel panorama tecnologico contemporaneo. Le ragioni sono molteplici: oltre alle assunzioni massicce effettuate durante la pandemia , vi è anche l’impatto crescente delle intelligenze artificiali sulle mansioni tradizionalmente svolte dagli esseri umani.

Un esempio emblematico arriva dal CEO della società Klarna; egli sostiene infatti che molte funzioni possano essere ora gestite dalle AI piuttosto che dal personale umano pur continuando ad annunciare nuove assunzioni attraverso canali ufficiali aziendali – creando confusione su quale sia realmente lo stato occupazionale interno all’azienda stessa.

Nel contesto attuale ci si interroga quindi sull’effettivo futuro lavorativo per i giovani programmatori: strumenti innovativi permettono oggi generazioni automatiche d codice qualitativamente elevate ma necessitano comunque supervisione umana prima della loro implementazione finale nei progetti aziendali realizzati dai senior developer.