La lotta contro la denatalità in Italia: misure confuse e risultati deludenti

Il governo italiano affronta la denatalità con misure fiscali confuse e temporanee, mentre il tasso di natalità continua a scendere, sollevando preoccupazioni per il futuro demografico del paese.
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Il governo italiano sta affrontando una sfida cruciale: la denatalità. Nonostante le promesse di ridurre le tasse per chi decide di avere figli, le politiche adottate finora sembrano frammentate e poco efficaci. Le recenti proposte del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non hanno ancora portato a risultati tangibili. In questo articolo analizziamo le misure attuate dal governo Meloni e il loro impatto sulla natalità nel paese.

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Misure fiscali confuse per incentivare la natalità

Giancarlo Giorgetti ha rilanciato l’idea di un “quoziente familiare” per incentivare la natalità, proposta già considerata nella legge di Bilancio dello scorso anno ma mai concretizzata. Ora si parla di una “super detrazione” fiscale che prevede 2.500 euro per il primo figlio e 5.000 euro per ogni figlio successivo. Questa misura dovrebbe integrarsi con altre già esistenti ma solleva interrogativi sulla sua reale efficacia.

Durante un’audizione recente, Giorgetti ha dichiarato che il governo intende adottare un approccio strutturale alla questione demografica, cercando di semplificare ed integrare le misure esistenti. Tuttavia, finora i risultati sono stati scarsi e caratterizzati da una mancanza di coerenza nelle politiche attuate.

Le iniziative finora messe in campo dal governo Meloni sono state criticate come disorganizzate e prive di visione a lungo termine. Sebbene ci siano stati potenziamenti su alcune misure come l’Assegno unico o il Bonus nido, molte delle agevolazioni fiscali sembrano essere temporanee o poco incisive nel lungo periodo.

L’andamento dell’Iva sui prodotti per l’infanzia

Un esempio emblematico della confusione nelle politiche governative è rappresentato dalla gestione dell’Iva sui prodotti destinati all’infanzia. Nella legge di Bilancio del 2023 era stata prevista una riduzione dell’Iva sul latte infantile e sui pannolini; tuttavia, nel 2024 queste agevolazioni sono state annullate con giustificazioni legate al controllo dei prezzi.

Il ritorno ai tassi precedenti ha suscitato polemiche poiché molti hanno interpretato questa decisione come un aumento della tassazione su beni essenziali per i bambini mentre si assiste a tagli sull’Iva su opere d’arte considerate non beni di lusso dal governo stesso.

Questa situazione mette in evidenza contraddizioni significative nella politica fiscale italiana: mentre i pannolini vengono considerati beni “di lusso”, opere d’arte e ostriche beneficiano invece delle agevolazioni fiscali più favorevoli.

Decontribuzioni temporanee senza strategia chiara

Un’altra misura introdotta è stata la decontribuzione per lavoratrici madri con due o più figli; tuttavia questa norma è stata modificata recentemente rendendo difficile comprendere quale sia realmente l’impatto sulle famiglie italiane. Il beneficio previsto inizialmente è stato sostituito da un bonus mensile molto inferiore rispetto agli incentivi previsti prima della modifica normativa.

Inoltre, nonostante ci sia stata una promessa iniziale riguardo alla stabilizzazione della decontribuzione anche nei prossimi anni, rimane incerta la sua applicazione futura insieme ad altri bonus introdotti recentemente come quello delle nuove nascite che prevede erogazioni limitate nel tempo.

Queste continue modifiche alle normative rendono difficile pianificare finanziariamente da parte delle famiglie italiane, creando confusione tra gli stessi beneficiari riguardo ai diritti economici legati alla genitorialità.

Un problema demografico sempre più grave

La situazione demografica italiana continua a destare preoccupazione: nel 2024 il tasso di natalità ha raggiunto livelli storici bassi con solo 1,18 figli nati mediamente da ogni donna in età fertile; questo dato segna un netto calo rispetto agli anni passati dove si registravano circa 370 mila nascite all’anno fino al 2008 quando erano circa duecentomila in più rispetto ad oggi secondo dati Istat recenti.

Le proiezioni future indicano che se non verranno adottate strategie concrete ed efficaci entro pochi decenni la popolazione italiana potrebbe scendere drasticamente passando dai quasi sessanta milioni attuali a meno cinquantacinque milioni entro il duemilacinquantadue.

Invertire questa tendenza richiede interventi stabili piuttosto che bonus occasionali; senza azioni coerenti rischiamo semplicemente che le famiglie continuino a pianificare secondo necessità personali senza alcun incentivo reale dall’esterno.