In occasione del 105esimo compleanno di Alberto Sordi, si celebra l’eredità di uno degli attori più iconici del cinema italiano. Nato a Roma il 15 giugno 1920, Sordi ha saputo catturare l’essenza della sua città nei suoi film, diventando una figura centrale nella commedia italiana. Questo articolo esplora cinque opere cinematografiche in cui Roma non è solo un semplice sfondo, ma diventa protagonista insieme all’attore.
Il marchese del grillo
Una delle frasi più celebri pronunciate da Alberto Sordi nel ruolo del marchese Onofrio Del Grillo è “Io so’ io e voi non siete un…”. Questa battuta riassume perfettamente il carattere di un personaggio che incarna l’arroganza della nobiltà romana. Sebbene molte scene siano state girate negli studi di Cinecittà, gli esterni sono stati ambientati in alcune delle zone più storiche della capitale: Via Giulia, Piazza Farnese e il quartiere Regola. Questi luoghi offrono una rappresentazione autentica della Roma settecentesca con le sue strade acciottolate e le facciate barocche.
Il film si distingue per la sua satira sociale che mette in luce le contraddizioni tra aristocrazia e popolo. La scelta dei luoghi non è casuale; ogni angolo racconta una storia legata alla nobiltà romana e al suo decadimento nel contesto storico dell’epoca. La regia riesce a trasmettere lo spirito vivace di una città in trasformazione mentre i personaggi navigano tra tradizione e modernità.
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Un americano a roma
Nel cuore pulsante di Trastevere vive Nando Mericoni, interpretato da Sordi. In questo film iconico emerge il conflitto tra la cultura italiana autentica e i sogni americani del protagonista. Una delle scene più memorabili si svolge nella cucina tipica dove Nando affronta un piatto di maccheroni dopo aver sognato hamburger americani. Questo momento diventa simbolo dell’identità romana: genuina ed autoironica.
Trastevere fa da cornice a questa lotta interiore; le strade pittoresche riflettono la vita quotidiana degli abitanti mentre Nando cerca disperatamente di adattarsi ai modelli statunitensi senza rendersi conto che la vera bellezza risiede nella sua cultura d’origine. Le riprese catturano dettagli autentici degli anni ’50 romani, creando così un forte legame emotivo con lo spettatore.
Il vigile
Alberto Sordi interpreta Otello Celletti, un vigile urbano impegnato nel suo lavoro quotidiano nelle strade centrali della capitale italiana. La scena chiave in cui multa l’auto del sindaco viene girata tra Piazza Venezia e Via dei Fori Imperiali; qui i monumenti storici fanno da sfondo alla critica sociale presente nel film.
La scelta dei luoghi sottolinea l’opposizione tra il potere istituzionale rappresentato dal Campidoglio ed il “piccolo uomo” che cerca giustizia nell’assurdità quotidiana della vita urbana romana. Attraverso questo contrasto visivo ed emotivo emerge una critica alle ingiustizie sociali presenti nella società italiana dell’epoca.
Il medico della mutua
In questo film Alberto Sordi veste i panni del dottor Tersilli, impegnato a visitare pazienti sparsi per diversi quartieri medio-borghesi come Prati e Flaminio durante gli anni ’60 romani. Le riprese mostrano eleganti palazzi primi ‘900 accanto ad appartamenti decorati secondo lo stile dell’epoca; questi dettagli contribuiscono a costruire un ritratto veritiero della nuova classe media emergente.
Il viaggio attraverso la città diventa così metafora delle ipocrisie sociali italiane mentre Tersilli affronta situazioni comiche ma anche critiche riguardanti la sanità pubblica dell’epoca. Ogni visita porta con sé piccole verità sulla vita urbana contemporanea mostrando come Roma stesse cambiando sotto diversi aspetti socio-economici.
I vitelloni
Anche se ufficialmente ambientato in provincia, alcune scene significative sono state girate a Roma evocando sentimenti universali legati alla crescita personale dei giovani adulti italiani negli anni ’50-60. In particolare Moraldo, interpretato da Sordi, attraversa luoghi emblematici come Appia Antica, Circo Massimo, Colosseo; questi spazi diventano simbolo sia dello splendore passato sia delle aspirazioni disilluse.
La monumentalità architettonica fa eco ai sogni irrealizzati dei protagonisti mentre camminano verso l’età adulta. L’atmosfera malinconica avvolge ogni sequenza creando uno spazio narrativo dove nostalgia ed ambizione coesistono; questa dualità rende evidente quanto profondamente radicata sia stata sempre l’identità culturale romana nei cuori degli italiani.