Alps Blockchain, una startup fondata da due giovani imprenditori italiani, sta facendo notizia nel settore del mining di criptovalute grazie a un approccio innovativo e sostenibile. Con investimenti che superano i 150 milioni di euro e una rete di oltre 41mila supercomputer distribuiti in cinque paesi, l’azienda ha trovato un modo per utilizzare energia rinnovabile in surplus per generare potenza di calcolo. Questo modello non solo affronta la questione dell’elevato consumo energetico del mining, ma si propone anche come soluzione per rivitalizzare centrali idroelettriche storiche.
La nascita di Alps Blockchain
Francesco Buffa e Francesca Failoni si sono incontrati sui banchi di scuola e hanno condiviso una passione comune per la tecnologia blockchain. Nel 2018, quando avevano rispettivamente 20 e 19 anni, hanno deciso di fondare Alps Blockchain a Trento. L’idea centrale era quella di sfruttare l’energia rinnovabile delle centrali idroelettriche italiane per alimentare il processo di mining dei bitcoin. Questo approccio mira a ridurre l’impatto ambientale associato all’estrazione delle criptovalute.
Buffa spiega che il loro obiettivo era quello di installare supercomputer all’interno delle centrali idroelettriche storiche italiane. In questo modo i proprietari avrebbero potuto utilizzare parte dell’energia prodotta in maniera più redditizia rispetto alla semplice vendita sulla rete elettrica nazionale. Dopo aver ottenuto i primi risultati nel 2020 con ricavi pari a circa 700mila euro e un incremento degli impianti installati negli anni successivi, la startup ha iniziato ad espandere le proprie operazioni anche oltre confine.
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Espansione internazionale
L’invasività della guerra russo-ucraina nel febbraio del 2022 ha costretto Alps Blockchain a cercare nuovi mercati al fine di garantire la propria crescita economica. Francesco Buffa ha intrapreso un viaggio verso il Sud America senza alcuna conoscenza della lingua spagnola; qui ha scoperto opportunità significative legate alle centrali idroelettriche locali.
In Paraguay, dove si trova la seconda centrale idroelettrica più grande del mondo, è stato possibile siglare un accordo con Ande – l’operatore nazionale – per utilizzare energia in surplus non sfruttata dal paese stesso. Questa collaborazione ha portato alla realizzazione dei primi data center proprietari dell’azienda sul suolo sudamericano.
Successivamente è stata aperta una nuova sede anche in Ecuador: qui gli imprenditori hanno ripristinato una centrale chiusa durante la pandemia posizionando al suo interno uno dei loro data center attraverso un coinvestimento con i proprietari locali. Queste mosse strategiche hanno portato ad un fatturato significativo nel corso del tempo; infatti nel 2022 le entrate sono salite fino a raggiungere i 17,3 milioni euro attirando così investimenti da parte della società Azimut.
Innovazione tecnologica nell’Oman
Il passo successivo nella crescita dell’azienda è avvenuto nell’Oman dove stanno costruendo Green Data City: una cittadella tecnologica progettata specificamente per ospitare infrastrutture dedicate al mining sostenibile ed integrare fonti rinnovabili nella produzione energetica locale.
Buffa evidenzia che questo progetto utilizza risorse naturali eccedenti provenienti dal gas naturale locale; ciò consente non solo lo sviluppo della mineraria ma anche supporto ai piani governativi orientati verso energie più pulite ed efficienti dal punto vista ambientale.
Nel giugno del prossimo anno Azimut prevede ulteriori investimenti pari a circa 105 milioni euro destinati alla costruzione dell’infrastruttura necessaria sia nell’Oman sia nello stato americano dell’Iowa dove verranno creati nuovi data center alimentati dall’eccedenza energetica generata da fonti eoliche locali.
Con queste iniziative innovative, Alpes Blockchain si posiziona come leader europeo nel settore minerario sostenibile puntando sempre sull’efficienza energetica piuttosto che sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali disponibili nei vari paesi coinvolti nelle sue operazioni globalizzate.