La stagione estiva si avvicina e con essa cresce la preoccupazione per le spese legate ai centri estivi. Secondo un’indagine recente condotta da Adoc-Eures, i genitori italiani spendono mediamente fino a 1.400 euro a figlio per otto settimane di attività. Questo aumento dei costi, che segna un incremento del 12% rispetto al 2024 e del 22,7% rispetto al 2023, ha spinto le amministrazioni locali ad attivarsi con iniziative volte a sostenere le famiglie degli oltre quattro milioni di studenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado.
La lunga pausa estiva delle scuole italiane
In Italia, la chiusura delle scuole è tra le più lunghe d’Europa. Gli studenti possono rimanere senza lezioni fino a cento giorni in molte regioni. Con il ritorno sui banchi previsto per il prossimo 15 settembre nella maggior parte dei casi, molte famiglie si trovano ad affrontare una vera emergenza economica durante l’estate. Questo è particolarmente vero per quelle coppie in cui entrambi i genitori lavorano e non hanno supporto da parte di familiari come nonni o zii.
L’assenza di un piano nazionale o regionale coordinato rende difficile la gestione delle spese legate ai centri estivi. Senza indicazioni chiare da parte dello Stato o delle Regioni, gli aiuti disponibili risultano insufficienti rispetto alle necessità reali delle famiglie.
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L’indagine Adoc-Eures sui comuni italiani
L’indagine condotta da Adoc-Eures ha analizzato otto città italiane riguardo alle offerte dei centri estivi gestiti dagli enti pubblici locali. Molti comuni stanno implementando tariffe calmierate basate sull’Isee oppure offrono rimborsi parziali alle famiglie più bisognose.
Ogni comune stabilisce autonomamente rette e sostenimenti; ad esempio, Bari offre contributi settimanali fino a 75 euro per nuclei familiari con Isee non superiore a 25mila euro, mentre Bologna prevede un massimo di 300 euro per ogni figlio iscritto se l’Isee è sotto i 35mila euro. Torino sostiene attraverso il progetto “Estate Ragazzi” le famiglie con Isee basso tramite tariffe ridotte; Firenze offre contributi variabili che vanno dai 200 euro per Isee sotto i 20mila ai minimi contributi per fasce superiori.
A Milano si applica un’esenzione se l’Isee è inferiore a tre mila euro; tuttavia ci sono limitazioni sul numero dei posti disponibili nei centri comunali che spesso escludono numerose richieste valide dalle graduatorie.
Le difficoltà nell’accesso agli aiuti
Nonostante gli sforzi locali nel fornire supporto economico alle famiglie durante l’estate, permangono diverse problematiche nell’accesso agli aiuti offerti dai comuni. In alcune città come Roma e Milano ci sono posti limitati nei centri estivi comunali accessibili tramite prezzi calmierati; questo porta molte famiglie escluse dalle graduatorie ufficialmente predisposte.
Alcuni municipi accettano solo bambini in determinate fasce d’età o iniziano le attività solo nel mese di luglio, lasciando scoperto il periodo iniziale di giugno dove molti genitori devono comunque trovare soluzioni alternative.
Il bonus Inps: opportunità poco conosciuta
Oltre alle iniziative comunali esistono anche forme meno note di sostegno come il bonus Inps dedicato esclusivamente ai figli tra tre e quattordici anni con genitori impiegati o pensionati della pubblica amministrazione. Questo bonus può arrivare fino a cento euro settimanali , ma richiede una domanda specifica attraverso bando pubblico disponibile sul sito dell’Inps entro il termine fissato del prossimo giugno.
Il valore dell’Isee influisce sulla percentuale del rimborso erogabile: ad esempio chi ha un Isee sotto gli ottomila euro può ricevere rimborsi totali mentre quelli sopra certe soglie vedranno ridotto l’importo riconosciuto dal sistema previdenziale italiano.
Le domande presentate lo scorso anno hanno superato ampiamente la disponibilità economica prevista dall’Inps, creando una selezione rigorosa tra coloro che potevano beneficiare effettivamente dell’aiuto statale.