Un’analisi recente ha messo in luce una significativa correlazione tra il valore di Bitcoin e due indicatori economici statunitensi, l’indice dei prezzi al consumo e il Dollar Index , a partire da gennaio 2015. Questa scoperta offre nuove prospettive sull’interazione tra il mercato delle criptovalute e l’economia tradizionale, suggerendo che le dinamiche macroeconomiche possano influenzare i movimenti del prezzo di Bitcoin.
La correlazione emergente dal 2015
Fino al 2015, il prezzo di Bitcoin si muoveva in modo relativamente indipendente rispetto ai principali indicatori macroeconomici. Tuttavia, a partire da gennaio di quell’anno, è emersa una relazione interessante: il valore della criptovaluta ha iniziato a seguire una traiettoria simile a quella dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti diviso per il Dollar Index, moltiplicato per cento.
Questa formula può essere espressa come:
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ECONOMICS:USCPI / TVC:DXY * 100
In termini pratici, essa mette in relazione l’inflazione negli Stati Uniti con la forza del dollaro americano. Quando l’inflazione aumenta o quando si verifica un indebolimento del dollaro, anche il risultato della formula cresce. Sorprendentemente, questo andamento è accompagnato da un aumento nel prezzo di Bitcoin.
Inflazione e forza del dollaro: due forze opposte
Per comprendere meglio questa correlazione è fondamentale analizzare i due elementi chiave della formula.
L’indice dei prezzi al consumo
L’USCPI misura la variazione media nel tempo dei prezzi pagati dai consumatori statunitensi per un paniere di beni e servizi ed è uno degli indicatori più utilizzati per valutare l’inflazione. Un incremento dell’USCPI indica che il potere d’acquisto del dollaro sta diminuendo poiché i prezzi stanno salendo.
Il Dollar Index
Il DXY rappresenta la forza del dollaro statunitense rispetto a un paniere di valute estere come euro, yen giapponese e sterlina britannica. Un aumento del DXY significa che il dollaro si sta rafforzando rispetto ad altre valute; viceversa un calo indica un indebolimento della valuta americana.
Bitcoin come rifugio contro l’inflazione?
La correlazione osservata suggerisce che Bitcoin potrebbe comportarsi come bene rifugio in risposta all’inflazione crescente o alla svalutazioni dolari. Quando l’USCPI aumenta mentre contemporaneamente diminuisce il DXY, anche la formula USCPI/DXY*100 cresce insieme al prezzo di Bitcoin stesso. Questo comportamento supporta la narrativa secondo cui Bitcoin funge da “oro digitale”, ovvero asset alternativo capace di preservare valore durante periodi incerti sul piano economico.
È significativo notare che questa correlazione sia emersa solo dopo il 2015; prima infatti era caratterizzato da bassa capitalizzazione ed elevata volatilità. Con maggiore attenzione mediatica ed investimenti istituzionali crescenti dal 2015 in poi, Bitcoin ha acquisito una maturità tale da renderlo più sensibile ai fattori macroeconomici legati all’economia statunitense.
Implicazioni per gli investitori
La scoperta della correlazione offre spunti interessanti per gli investitori nel settore delle criptovalute. Se effettivamente vi è influenza tra l’inflazione USA e la forza del dollaro sulla quotazione bitcoiniana, allora questi parametri possono diventare strumenti utili nell’anticipare movimenti futuri sul mercato delle criptovalute.
Ad esempio, durante fasi inflattive con dollaro debole ci si aspetta generalmente aumenti nei valori bitcoiniani; viceversa, se dovesse esserci rafforzamento del dollaro unitamente ad inflazione stabile o decrescente ciò potrebbe esercitare pressione ribassista sulla cripto-moneta stessa.
È importante precisare però che nonostante questa evidenza riscontrata non rappresenta una legge matematica fissa poiché i mercati finanziari sono influenzati anche dalle regolamentazioni vigenti oltre alle dinamiche geopolitiche globalmente attuali.
Monitorando attentamente questi aspetti economici sarà sempre più rilevante interpretarne le conseguenze sui movimenti finanziari legati alla valuta virtuale emergente quale appunto Bitcoin stesso.