La questione della rappresentanza femminile nelle discipline scientifiche è al centro di un dibattito sempre più acceso in Italia. Le borse di studio dedicate alle studentesse nei corsi STEM si rivelano strumenti fondamentali per incentivare le giovani a intraprendere carriere in questi settori. Recentemente, un evento presso l’Università La Sapienza ha messo in luce queste tematiche.
Un contesto universitario vivace
L’Università La Sapienza di Roma, la più antica e grande università d’Europa, offre uno scenario ideale per discutere del futuro delle donne nella scienza. L’edificio della Scuola di Matematica si erge solido nel campus, mentre gli studenti animano il viale alberato con conversazioni vivaci. Qui si svolge il talk “Investing for Future. Donne e STEAM: da gap a plus“, organizzato da MSD Italia e patrocinato dall’università stessa.
Durante l’incontro sono emerse domande cruciali riguardo alla bassa partecipazione femminile nelle materie scientifiche in Italia. Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di MSD Italia, ha sottolineato che «il 50% del talento umano sta nella testa delle donne» e che è fondamentale sfruttarlo appieno per il progresso della società.
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Incentivare le ragazze verso le STEM
Uno degli obiettivi principali dell’incontro è stato quello di trovare strategie efficaci per incoraggiare le ragazze a scegliere corsi universitari come matematica o ingegneria. Antonella Polimeni, rettrice de La Sapienza, ha presentato il progetto #100ragazzeSTEM che prevede l’assegnazione di cento borse di studio a studentesse meritevoli provenienti da altre città italiane che decidono di iscriversi ai corsi STEM dell’ateneo romano.
Tuttavia, secondo esperti come Giorgio Parisi – fisico Premio Nobel – non basta intervenire solo a livello universitario; è necessario iniziare fin dalle scuole elementari per stimolare l’interesse delle bambine verso le materie scientifiche sin dalla giovane età.
Rinnovamento nell’insegnamento delle materie scientifiche
Il cambiamento nell’approccio didattico emerge come una necessità urgente nel dibattito sulla formazione scientifica delle nuove generazioni. Elena Bonetti, deputata ed ex docente universitaria con una passione profonda per la matematica fin dall’infanzia, ha suggerito un ripensamento dei metodi d’insegnamento tradizionali: «Perché non cambiamo il modo di insegnarla? Potremmo farla diventare più interessante agli occhi degli studenti».
Questa proposta evidenzia quanto sia cruciale rendere le discipline STEM accessibili e coinvolgenti anche attraverso approcci creativi che possano attrarre maggiormente gli studenti sin dai primi anni scolastici.
L’impegno collettivo tra istituzioni accademiche ed enti privati potrebbe essere determinante nel colmare questo divario tra i generi nelle scienze esatte e nei settori tecnici. Con iniziative mirate come quelle illustrate durante l’evento alla Sapienza, si spera non solo d’incoraggiare la partecipazione femminile ma anche d’arricchire ulteriormente il panorama scientifico italiano con talenti diversificati.