Conferenza PCST 2025: il futuro della comunicazione scientifica tra sfide globali e inclusione

La conferenza biennale PCST 2025 ad Aberdeen ha riunito esperti globali per discutere comunicazione scientifica, crisi climatica, giustizia sociale e inclusione, affrontando sfide e opportunità nel settore.
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La conferenza biennale organizzata dalla rete Public Communication of Science and Technology si è tenuta ad Aberdeen, in Scozia, dal 28 al 30 maggio 2025. L’evento ha riunito circa 700 partecipanti provenienti da tutto il mondo per discutere le sfide e le opportunità nella comunicazione della scienza e della tecnologia. Il tema centrale di quest’edizione era “Exploring transitions, traditions and tensions“, che ha messo in luce l’importanza di affrontare questioni cruciali come la crisi climatica, la salute pubblica e la giustizia sociale.

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Un centro congressi all’avanguardia

Il moderno centro congressi di Aberdeen ha fatto da cornice a questo importante incontro internazionale. Situato tra la città e l’aeroporto locale, l’edificio è apparso come un avamposto futuristico immerso nel paesaggio scozzese. La scelta del luogo non è stata casuale; Aberdeen rappresenta un punto strategico per discutere temi legati alla scienza e alla tecnologia in un contesto europeo.

Dal suo esordio nel 1989 con la prima conferenza tenutasi in Francia, il PCST ha visto una crescita costante del numero dei membri coinvolti nella comunicazione scientifica. Oggi include ricercatori, educatori e professionisti che operano a livello globale. Dopo Rotterdam nel 2023, questa edizione segna un ulteriore passo verso Shanghai per il prossimo incontro previsto fra due anni.

Tematiche centrali: divari sociali e inclusione

Uno dei punti salienti dell’edizione del PCST nel 2025 è stato l’intervento di Mamoeletsi Mosia dell’Agenzia Sudafricana per l’Avanzamento della Scienza e della Tecnologia . Mosia ha evidenziato i profondi divari esistenti nella società sudafricana riguardo all’accesso alla scienza. Ha sottolineato che non basta investire risorse nella ricerca; ciò che conta realmente è come la società interagisce con essa.

In Sudafrica esistono disuguaglianze significative nell’accesso alle informazioni scientifiche. La popolazione si sente spesso esclusa dai processi decisionali riguardanti le politiche scientifiche ed i benefici derivanti dalla ricerca stessa. Secondo Mosia, occorre promuovere una comunicazione bidirezionale capace di ascoltare le diverse voci presenti sul territorio per costruire fiducia nei confronti delle istituzioni scientifiche.

Questa visione richiede anche una valorizzazione delle conoscenze indigene accanto a quelle accademiche tradizionali. Solo attraverso un dialogo autentico sarà possibile colmare i divari esistenti tra diversi gruppi sociali ed etnici.

Citizen science: opportunità o rischio?

Un altro intervento significativo durante la conferenza è stato quello di Sarita Albagli dell’Istituto Brasiliano di Informazione in Scienza e Tecnologia . Albagli ha discusso il concetto di citizen science – ovvero progetti scientifici realizzati con il coinvolgimento attivo dei cittadini – evidenziando sia le sue potenzialità sia i rischi associati ad esso.

Negli ultimi trent’anni questa pratica si è diffusa notevolmente ma porta con sé ambiguità legate al potere decisionale sui progetti stessi. Albagli sostiene che sebbene possa democratizzare l’accesso alla conoscenza scientifica, c’è anche il rischio che possa trasformarsi in uno strumento elitario dove solo alcune voci vengono ascoltate mentre altre rimangono marginalizzate.

Le domande sollevate dall’esperta brasiliana sono cruciali: chi decide quali dati raccogliere? Quale valore viene dato alle esperienze locali? Riconoscendo queste problematiche si può lavorare verso una citizen science più equa ed inclusiva.

Affrontare molestie nella comunicazione scientifica

Un panel particolarmente toccante si è concentrato sulle molestie subite da chi comunica scienza sui social media. Diverse testimonianze hanno messo in luce quanto siano aumentati gli attacchi contro ricercatori e comunicatori negli ultimi anni, specialmente su temi delicati come vaccini o cambiamenti climatici.

Alice Fleerackers, giornalista canadese presente al panel, ha raccontato la sua esperienza personale dopo aver pubblicato un articolo sulla vaccinazione durante lo scoppio della pandemia Covid-19; ricevette minacce dirette a lei ed ai suoi familiari proprio a causa delle sue posizioni espresse online.

Questo scenario mette in evidenza quanto sia importante proteggere chi lavora nell’ambito della comunicazione scientifica affinché possano svolgere liberamente il loro lavoro senza timori per la propria sicurezza personale o quella dei propri cari.

La conferenza PCST continua quindi ad essere uno spazio fondamentale non solo per condividere buone pratiche ma anche per riflettere sulle sfide contemporanee affrontate dai professionisti del settore della comunicazione scientifica.

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