Dimissioni dalla commissione consultiva del ministero della Cultura: un segnale di allerta per il teatro italiano

Alberto Cassani e due membri si dimettono dalla commissione consultiva del ministero della Cultura per dissidi sui finanziamenti al Fondo nazionale dello spettacolo dal vivo, denunciando scelte penalizzanti per l’arte innovativa.
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Alberto Cassani, ex assessore alla cultura di Ravenna, insieme ad altri due membri, ha rassegnato le dimissioni dalla commissione consultiva nazionale del ministero della Cultura. Questa decisione è stata motivata da gravi dissidi interni riguardanti la valutazione dei finanziamenti per il Fondo nazionale dello spettacolo dal vivo. I tre dimissionari hanno denunciato l’impossibilità di trovare un accordo equo e condiviso nella valutazione delle richieste degli enti teatrali.

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Le motivazioni delle dimissioni

Le dimissioni di Cassani, Carmelo Grassi e Angelo Pastore hanno suscitato scalpore nel panorama culturale italiano. Nella lettera inviata al ministro Alessandro Giuli, i tre dissidenti hanno evidenziato come la maggioranza della commissione avesse deciso di declassare la Fondazione Teatro Nazionale della Toscana senza giustificazioni valide. Questo atto ha rappresentato un punto critico che ha portato i membri a decidere per una rottura definitiva con l’attuale gestione dei fondi.

Il casus belli è legato alla stagione teatrale diretta da Stefano Massini, noto drammaturgo le cui posizioni politiche sono state oggetto di discussione pubblica. Tuttavia, gli attriti non si limitano a questo caso specifico; coinvolgono anche altre realtà artistiche più piccole e innovative che si trovano in difficoltà a causa delle nuove linee guida imposte dal governo sui finanziamenti.

Cambiamenti nei criteri di valutazione

Cassani ha spiegato che il problema principale risiede nel decreto governativo che ha modificato le regole relative al Fondo nazionale dello spettacolo dal vivo. I nuovi criteri tendono a penalizzare le iniziative artistiche innovative e sperimentali in favore di quelle commercialmente più redditizie. Ad esempio, i centri di produzione sono stati privati della categoria “innovazione”, ora classificati solo in base alla capienza delle sale.

Questa nuova impostazione significa che realtà come Ravenna Teatro vengono messe sullo stesso piano con teatri commerciali come il Diana Or.Is di Napoli. Sebbene entrambi siano legittimi nel loro operare, le loro proposte culturali differiscono notevolmente e non dovrebbero essere giudicate con gli stessi parametri economici.

Differenze tra fazioni all’interno della commissione

La composizione della commissione vedeva una diversità tra membri nominati da enti locali e quelli scelti direttamente dal ministero. Questa diversità ha generato tensioni significative durante le discussioni sui punteggi attribuiti ai vari progetti artistici presentati per ricevere finanziamenti pubblici.

Cassani sottolinea come ci fosse una chiara tendenza nella maggioranza a privilegiare aspetti quantitativi rispetto ai giudizi qualitativi sulle proposte artistiche presentate dai vari enti teatrali richiedenti supporto economico. Gli indicatori numerici relativi agli incassi o al numero degli spettatori venivano considerati più importanti rispetto alla qualità artistica dei lavori presentati.

Nonostante gli sforzi per raggiungere compromessi su molti progetti – incluso quello relativo al Teatro Nazionale Toscano – l’atteggiamento rigido dell’altra fazione ha reso impossibile trovare un terreno comune su questioni fondamentali riguardanti la cultura italiana contemporanea.

Implicazioni future per il teatro emiliano-romagnolo

Le conseguenze delle recentissime dimissioni potrebbero avere ripercussioni significative sul futuro del teatro emiliano-romagnolo e sulla sua reputazione sia a livello nazionale che internazionale. Cassani esprime fiducia nel fatto che i punteggi già stabiliti non vengano modificati drasticamente; tuttavia, avverte anche riguardo ai possibili cambiamenti negli equilibri interni alle varie istituzioni teatrali regionali ed extra-regionali.

La situazione attuale potrebbe portare ad ulteriori declassamenti o riduzioni nei punteggi assegnati agli enti richiedenti fondazioni pubbliche se non verranno adottate misure correttive adeguate da parte del ministero stesso o se emergessero ulteriorità problematiche durante i prossimi incontri ufficializzati dalla commissione consultiva stessa.

Prospettive immediate

Attualmente la commissione consultiva può operare anche con soli quattro membri, ma ciò comporterebbe una mancanza significativa nella rappresentanza istituzionale necessaria per garantire equità nei processi decisionali relativi ai finanziamenti statali destinati allo spettacolo dal vivo. In caso ci fossero ulteriori problematiche legate ai punteggi attribuiti o altre controversie simili alle recentissime vicende, sarebbe possibile intraprendere azioni legali attraverso ricorsi formali.

Cassani auspica quindi che questa situazione possa indurre tutti i membri rimasti nella commissione ad adottare approcci più moderati nell’assegnazione dei punteggi finali, così da evitare conflitti futuri inutili ed improduttivi.