Due arresti per una rapina da 230.000 euro a Valenza: indagini in corso

Due arresti e un’indagine attiva seguono una rapina da 230.000 euro ai danni di un rappresentante orafo a Valenza, con collegamenti ad altre azioni criminali nella regione.
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Due arresti e un’indagine attiva segnano l’esito di un’operazione congiunta della Questura e dei Carabinieri di Alessandria, che ha portato alla luce una violenta rapina ai danni di un rappresentante orafo avvenuta il 25 settembre a Valenza. La banda, composta da individui di etnia sinti veneti, ha agito con grande determinazione per sottrarre preziosi del valore complessivo di 230.000 euro.

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La dinamica della rapina

La rapina si è svolta in modo audace e ben pianificato. Secondo quanto riportato dalla Polizia di Stato, il rappresentante orafo è stato seguito da un’auto di grossa cilindrata fino al momento in cui ha effettuato una sosta. In quel frangente, due uomini sono scesi dal veicolo: uno ha sfondato il finestrino posteriore dell’auto della vittima utilizzando una mazza, mentre l’altro ha bloccato lo sportello impedendo qualsiasi reazione del rappresentante. Questo abile stratagemma ha permesso al complice di fuggire rapidamente con uno zaino contenente i preziosi rubati.

Dopo la fuga dei malviventi, le forze dell’ordine hanno rinvenuto l’auto utilizzata per la rapina abbandonata nei pressi delle località Valmadonna e Alessandria. Questo ritrovamento iniziale ha fornito agli investigatori importanti indizi sulla composizione della banda e sulla loro modalità operativa.

Le indagini e gli arresti

Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile di Alessandria insieme ai Carabinieri sotto la direzione della dottoressa Ilaria Prette. Grazie all’impiego di tecniche investigative avanzate come intercettazioni telefoniche ed analisi dei tabulati telefonici, gli agenti sono riusciti a identificare due dei tre autori principali della rapina nonché diversi fiancheggiatori coinvolti nell’operazione criminale.

Un elemento chiave nelle indagini è stato un frammento d’impronta papillare trovato sulla scena del crimine che ha portato all’identificazione di uno degli arrestati come noto pluripregiudicato appartenente alla comunità sinti. Questi dettagli hanno consentito alle forze dell’ordine non solo d’individuare i colpevoli ma anche d’iniziare a ricostruire le loro attività precedenti nel campo del crimine.

Collegamenti con altre rapine

Le ricerche hanno rivelato che la banda era implicata anche in altre azioni criminali significative oltre alla violenta rapina ai danni del rappresentante orafo. Tra queste si annoverano un furto avvenuto a Santa Margherita Ligure ed una precedente rapina nella località Due Carrare.

In particolare, i Carabinieri operanti nella zona hanno proceduto all’arresto d’un ricettatore legato alle attività criminose della banda; parallelamente quelli attivi a Santa Margherita Ligure hanno denunciato ulteriormente un altro soggetto coinvolto nel furto menzionato prima. È emerso chiaramente che la pianificazione dell’assalto subito al rappresentante era stata meticolosa: gli autori avevano osservato attentamente le abitudini quotidiane della vittima per giorni prima dello svolgimento dell’attacco.

Conclusione delle indagini

Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il tribunale di Alessandria ha emesso ordinanze cautelari nei confronti dei due principali sospetti coinvolti nella vicenda; entrambi sono stati arrestati rispettivamente l’8 maggio nelle città Venezia e Treviso durante operazioni mirate delle forze dell’ordine locali.

Un terzo individuo pregiudicato è stato anch’esso sottoposto ad indagine per ricettazione oltre che concorso in rapina aggravata; altri membri associati alla stessa banda risultano denunciati sempre per reati analoghi commessi in diverse località tra cui Treviso, Verona e Desio. Attualmente tutti i membri identificabili stanno scontando pene detentive presso istituti penitenziari italiani mentre proseguono le verifiche su eventuale coinvolgimento ulteriore nell’ambito criminale locale.

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