Un recente studio condotto dal centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Cremona, ha rivelato che oltre il 70% degli italiani si fida del lavoro degli scienziati. Tuttavia, nonostante questo consenso generale, emergono segnali di scetticismo e diffidenza nei confronti della comunità scientifica. L’indagine offre uno spaccato interessante sulle percezioni degli italiani riguardo alla scienza e alle sue istituzioni.
La fiducia nella comunità scientifica
Secondo i risultati preliminari dello studio, più di sette italiani su dieci esprimono un certo grado di fiducia nel lavoro svolto dagli scienziati. Le affermazioni come “ci si deve fidare dell’onestà degli scienziati” e “gli scienziati rispettano valori etici” ottengono consensi simili. Tuttavia, quasi il 50% dei partecipanti ha espresso preoccupazioni riguardo alla trasparenza delle attività scientifiche. In particolare, molti ritengono che gli scienziati possano mantenere segreti sul loro operato o proteggere i colleghi anche in caso di errori.
Questa ambivalenza suggerisce una complessità nelle relazioni tra la società e la comunità scientifica. Sebbene ci sia un consenso generale sulla validità del lavoro scientifico, le riserve espresse indicano una diffidenza radicata che potrebbe essere influenzata da fattori culturali o sociali. Inoltre, l’emergenza sanitaria legata alla pandemia ha messo in luce le contraddizioni intrinseche al mondo della ricerca scientifica.
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Differenze socio-demografiche nella fiducia
L’indagine ha anche evidenziato come la fiducia nella scienza vari significativamente in base a diversi fattori socio-demografici. Solo il 30% degli intervistati dichiara di avere molta fiducia negli studi scientifici; tuttavia, questa percentuale aumenta tra specifiche categorie: raggiunge il 40% tra i laureati e il 39% tra coloro con reddito elevato.
Al contrario, chi mostra poca fiducia tende a trovarsi in segmenti meno istruiti o con redditi più bassi: per esempio, il 43% delle persone senza diploma esprime dubbi sulla validità della ricerca scientifica. Anche l’orientamento politico gioca un ruolo significativo; chi si identifica politicamente a destra mostra tendenze maggiormente critiche nei confronti della comunità scientifica rispetto a chi è orientato a sinistra.
Inoltre emerge che coloro con una bassa attitudine nel cercare informazioni tendono ad avere livelli ridotti di fiducia verso gli studi scientifici; questo mette in evidenza l’importanza dell’educazione informativa nel promuovere una maggiore consapevolezza rispetto ai temi legati alla salute pubblica.
Il ruolo della comunicazione nella costruzione della fiducia
Guendalina Graffigna, direttore del Centro EngageMinds Hub ed esperta nell’indagine condotta dall’università cremonese, sottolinea l’importanza cruciale della comunicazione nel rafforzare la relazione tra mondo accademico e società civile. Secondo Graffigna, è fondamentale investire in strategie comunicative chiare ed accessibili per evitare malintesi o distanze percepite dai cittadini nei confronti delle istituzioni sanitarie.
La mancanza di chiarezza può generare sfiducia verso gli esperti e alimentare l’immagine negativa di una élite distante dai problemi quotidiani delle persone comuni. Per migliorare questa situazione è necessario non solo presentare risultati ma anche discutere apertamente dei processi coinvolti nella ricerca stessa così come dei limiti intrinseci agli studi condotti.
Fiducia nelle istituzioni correlate alla salute pubblica
Il report analizza anche come la percezione positiva verso le istituzioni sanitarie influisca sulla credibilità attribuita alla scienza stessa: chi ripone fede nelle autorità sanitarie tende ad avere maggiore confidenza negli studi medici . Al contrario, quelli che nutrono dubbi sul sistema sanitario nazionale mostrano tendenze opposte; infatti ben il 46% esprime poca o nessuna fede negli approcci sperimentali proposti dalla comunità accademica.
Particolari preoccupazioni sorgono quando si considera la mentalità complottista presente fra alcuni segmenti della popolazione italiana: qui oltre il 60%, quasi doppio rispetto al totale nazionale, manifesta sfiducia nei confronti delle teorie consolidate dalla comunità scientifica riguardanti salute ed epidemiologia.
Questo scenario complesso richiede attenzione da parte dei decisori politici e dei comunicatori in modo da affrontare efficacemente le paure infondate legate all’innovazione tecnologica e ai trattamenti sanitari modernizzati.