Giacomo Urtis, noto chirurgo plastico e personaggio televisivo, ha intrapreso un percorso di transizione per diventare Genny. Recentemente si è sottoposto a un intervento di mastoplastica additiva, condividendo le sue esperienze e le sfide personali legate alla sua identità di genere. In un’intervista al settimanale Chi, Urtis ha parlato apertamente delle sue scelte e delle reazioni della sua famiglia.
Il percorso di transizione verso Genny
Giacomo Urtis ha iniziato il suo viaggio verso la transizione alcuni anni fa, sentendo il bisogno di allineare il suo corpo con la propria identità. Durante l’intervista, ha spiegato che questo processo non è stato immediato: “Alla fine le ho provate tutte per poi arrivare all’epilogo per me più naturale.” Ha rivelato che solo negli ultimi due o tre anni ha cominciato a vestirsi da donna in pubblico. L’intervento chirurgico recente rappresenta una tappa importante nel suo cammino: “Ho voluto una terza [dimensione del seno], niente di troppo grosso,” ha specificato, evidenziando come desideri mantenere un aspetto sobrio nei contesti sociali in cui si muove.
Urtis ha anche descritto come questa trasformazione influisca sulla sua percezione personale. “Dentro mi sento sempre me stessa,” afferma con convinzione. Tuttavia, riconosce che ci sono stati momenti difficili durante questo viaggio interiore: “Certe decisioni richiedono tanto tempo per maturare dentro.” Attualmente non sembra pronto ad affrontare ulteriori interventi chirurgici più invasivi.
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Le sfide familiari e l’accettazione
Oltre alle complessità legate alla propria identità, Giacomo Urtis deve confrontarsi con l’atteggiamento della sua famiglia riguardo alla sua transizione. In particolare, il rapporto con suo padre risulta essere problematico; lui stesso lo descrive come una figura poco comprensiva rispetto ai suoi cambiamenti. “C’è chi ha bisogno di tempo per accettarti e chi ti abbandona,” spiega Urtis riflettendo sulle reazioni dei suoi genitori.
Essendo figlio unico in una famiglia molto cattolica, affronta difficoltà nell’essere accettato dal padre: “Quando mio padre vede i ragazzi che mi guardano si imbarazza,” racconta con tristezza. Al contrario della madre che lo supporta attivamente – persino rammendando le calze – il padre continua a mostrarsi distante emotivamente nei suoi confronti.
Urtis esprime frustrazione nel constatare come i successi professionali non sembrino bastare a colmare questa mancanza d’affetto paterno: “Faccio tante cose… sono il figlio perfetto,” dice riferendosi ai traguardi raggiunti nella carriera medica e televisiva ma lamentandosi dell’assenza di approvazione da parte del genitore.
La storia personale di Giacomo Urtis mette in luce non solo le sfide individuali legate alla transizione ma anche l’importanza dell’accettazione familiare in questo delicatissimo processo.