Nel 2014, durante un volo di ritorno dalla Corea del Sud, Papa Francesco dichiarò che la Terza Guerra Mondiale era già iniziata, ma in modo frammentato e invisibile. Oggi, a distanza di oltre dieci anni da quell’affermazione, il numero dei conflitti nel mondo ha raggiunto livelli allarmanti. Attualmente si contano 56 guerre attive che coinvolgono ben 92 paesi. Questo rappresenta il dato più elevato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La mappa dei conflitti globali
Osservando una mappa del mondo con i paesi in guerra evidenziati, si nota immediatamente una situazione preoccupante. L’Africa è colpita da numerosi conflitti che generano vittime e migrazioni forzate. Il Medio Oriente continua a essere teatro di instabilità; la guerra tra Russia e Ucraina non accenna a placarsi; mentre in Asia si combatte in Myanmar e Yemen è avvolto da una guerra civile persistente. I fattori storici alla base di questa continua violenza includono la crescente debolezza delle organizzazioni internazionali create per prevenire i conflitti o per punire chi li provoca. Inoltre, l’era post-Guerra Fredda ha visto la scomparsa dell’equilibrio tra le due superpotenze mondiali – Stati Uniti e Unione Sovietica – che aveva contribuito a contenere le guerre locali.
Questa mancanza di supervisione internazionale ha portato molti stati ad agire senza restrizioni, creando un panorama globale caratterizzato da instabilità permanente.
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Conflitti significativi sullo scenario mondiale
Tra i 56 conflitti attivi nel mondo, meno di dieci hanno potenziali conseguenze dirette sugli equilibri geopolitici globali. Il primo fra tutti è quello tra Ucraina e Russia: oltre ai territori ucraini contesi, questo scontro mette in discussione anche la credibilità dell’Occidente nella difesa degli Stati democratici alleati. Se Vladimir Putin dovesse prevalere nel suo obiettivo bellico contro l’Ucraina, potrebbe sentirsi legittimato ad intraprendere azioni simili nei confronti dei paesi baltici.
In Medio Oriente persiste il complesso confronto israelo-palestinese con Gaza al centro delle tensioni; qui gli appelli alla pace non sono riusciti a fermare le ostilità continue poiché l’Iran rimane un obiettivo strategico per Israele nella sua lotta contro le ambizioni nucleari iraniane.
Altri scenari critici emergono dall’Africa dove ci sono guerre poco discusse dai media ma comunque rilevanti dal punto di vista geopolitico. Nel Sahel si intrecciano ribellioni etniche con separatismi alimentati dalla corruzione governativa e dal terrorismo islamico; Mali, Burkina Faso e Nigeria sono coinvolti in questo caos dove potenze come Francia e Russia cercano alleanze strategiche per garantirsi accesso alle risorse naturali come petrolio ed uranio.
Tensioni nell’oriente asiatico
Negli ultimi anni è emerso anche un nuovo fronte di tensione tra Cina e Stati Uniti; sebbene non ci siano scontri armati diretti al momento, le politiche commerciali aggressive adottate dall’amministrazione Trump potrebbero avere effetti economici devastanti simili a quelli provocati da una guerra vera e propria. L’espansionismo cinese nel Pacifico preoccupa gli Stati Uniti così come Giappone ed Australia stanno monitorando attentamente queste dinamiche geopolitiche.
La questione taiwanese rimane irrisolta: se Putin dovesse ottenere successi territoriali nell’Ucraina orientale senza conseguenze significative dalle potenze occidentali o internazionali come ci si aspetterebbe tradizionalmente dalle norme diplomatiche vigenti fino ad oggi, ciò potrebbe incoraggiare Pechino nelle sue aspirazioni su Taiwan o altre aree strategicamente importanti.
Le parole del Papa sull’attuale situazione bellica
Le affermazioni fatte dal Papa riguardo alla Terza Guerra Mondiale combattuta “a pezzi” sembrano sempre più veritiere man mano che i conflitti continuano ad espandersi senza segnali chiari di risoluzione imminente. Durante incontri recenti con ambasciatori provenienti da nazioni coinvolte nei vari teatri bellicosi, Francesco ha ribadito queste preoccupazioni utilizzando l’italiano – lingua poco comprensibile ai presenti – evidenziando ulteriormente quanto sia difficile comunicare efficacemente su questioni così complesse.
Il panorama globale presenta sfide enormemente complicate sia sul piano politico sia sociale, rendendo incerta ogni previsione futura riguardo possibili sviluppi successivi.