L’attuale governo guidato da Giorgia Meloni si trova a un punto cruciale della sua legislatura. Dopo due anni e mezzo dal suo insediamento, il partito Fratelli d’Italia registra percentuali di consenso superiori rispetto al 2022, attestandosi intorno al 30%. Nonostante ciò, le prospettive future del governo non sembrano così promettenti. Le tensioni interne alla maggioranza sono in aumento e le questioni politiche irrisolte si accumulano sul tavolo dell’esecutivo.
La stabilità del governo Meloni
Il governo Meloni ha dimostrato una durata superiore rispetto ad altre esperienze passate come quelle di Matteo Renzi o Giuseppe Conte. FdI continua a mantenere un buon livello di gradimento tra gli elettori, con la premier che gode di un sostegno attorno al 41%, cifra che rimane stabile sin dall’inizio della legislatura. Tuttavia, questo apparente successo nasconde una realtà complessa: all’interno della maggioranza ci sono frizioni sempre più evidenti.
Le divergenze tra i vari partiti che compongono l’esecutivo – in particolare Forza Italia e Lega – stanno emergendo su numerosi temi cruciali per il paese. Le posizioni divergenti riguardano questioni internazionali come il conflitto in Ucraina o le tensioni in Medio Oriente, ma anche riforme interne come la modifica delle aliquote fiscali o l’introduzione dello Ius Scholae per i figli degli immigrati. Queste divisioni non solo mettono a rischio la coesione dell’esecutivo, ma possono anche influenzare negativamente l’opinione pubblica nei confronti del governo.
Le sfide della politica estera
Uno dei principali ambiti in cui il governo sta affrontando difficoltà è quello della politica estera. Inizialmente considerata una delle aree forti dell’amministrazione Meloni, questa dimensione ha subito un cambiamento significativo con la rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti. La premier ha dovuto adottare un approccio più cauto nel gestire i rapporti tra Europa e Stati Uniti.
La necessità di mantenere buone relazioni con Washington mentre si cerca di preservare legami solidali con Bruxelles rappresenta una vera acrobazia diplomatica per Meloni. Le tensioni internazionali aumentano continuamente: dai dazi commerciali alle divergenze sul sostegno all’Ucraina fino agli eventi tragici legati al conflitto israelo-palestinese, hanno complicato ulteriormente lo scenario geopolitico per l’Italia.
Inoltre, le problematiche interne non fanno altro che aggravare la situazione già precaria del governo: liste d’attesa nella sanità pubblica crescentemente lunghe, perdita del potere d’acquisto dei salari e rincari generalizzati nel carrello della spesa pongono interrogativi sulla capacità dell’esecutivo di rispondere alle esigenze quotidiane dei cittadini.
Riforme bloccate e opposizione crescente
Nonostante le promesse iniziali riguardo a grandi riforme strutturali – come quella sul premierato o sull’autonomia regionale – molte iniziative sembrano essere arenate senza possibilità immediata di ripresa. Il dibattito sulla giustizia è uno degli esempi più emblematici; dopo aver suscitato grande interesse politico ed elettorale durante la campagna elettorale, ora appare incerto se riuscirà mai ad arrivare a conclusione positiva in Parlamento.
Recentemente si è svolta una manifestazione significativa organizzata dall’opposizione proprio alla vigilia del voto referendario; questo evento ha alimentato speculazioni su possibili sviluppi politici futuri volti allo sfratto della premier dal suo incarico. Tuttavia, contrariamente alle aspettative iniziali dell’opposizione stessa riguardo alla fragilità del suo operato governativo, Giorgia Meloni sembra aver ritrovato slancio sufficiente per aspirare addirittura a un secondo mandato nonostante tutte le difficoltà attuali sia nazionali sia internazionali che deve affrontare quotidianamente nel suo ruolo.