Il caso di cronaca che ha ispirato il film dedicato a Maje Navarro è noto come “Delitto di Patraix“. Questo omicidio, avvenuto nel 2017, ha scosso la comunità valenciana e ha portato a un’inchiesta complessa che ha rivelato dettagli inquietanti. La vittima, Antonio Navarro Cerdán, un uomo di 35 anni originario di Novelda, è stato trovato senza vita in un garage a Valencia. Le indagini hanno subito escluso l’ipotesi della rapina e hanno indirizzato le forze dell’ordine verso una pista ben più inquietante.
La scoperta del corpo
Il cadavere di Antonio Navarro è stato rinvenuto il 16 agosto 2017 all’interno di un garage situato in via Calamocha nel quartiere Patraix. Sin dalle prime fasi delle indagini, gli agenti dell’unità Omicidi hanno notato segni evidenti che suggerivano una premeditazione. Non si trattava infatti di una rapina finita male; al contrario, gli investigatori erano convinti che l’assassino avesse atteso la vittima nel luogo del ritrovamento. Questo elemento ha fatto emergere l’idea che ci fosse una conoscenza diretta tra carnefice e vittima.
Le dinamiche del crimine sono state oggetto di approfondite analisi da parte degli esperti forensi e criminologi coinvolti nelle indagini. L’assenza evidente dei segni tipici delle aggressioni casuali ha spinto i poliziotti a considerare ulteriormente le relazioni personali della vittima per identificare possibili sospetti.
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L’arresto dei sospettati
L’inchiesta subì una svolta decisiva l’8 novembre dello stesso anno quando gli agenti intercettarono una conversazione telefonica compromettente tra due persone chiave: María Jesús Moreno Cantó, conosciuta con il soprannome “Maje“, vedova della vittima, e Salvador Rodrigo Lapiedra, tecnico sanitario nonché collega della donna. Questa conversazione sollevò interrogativi cruciali sugli eventi precedenti al delitto e portò alla loro cattura nel 2018 con l’accusa formale d’omocidio.
A confermare ulteriormente i sospetti nei confronti dei due fu il ritrovamento dell’arma utilizzata per commettere il crimine: un coltello acquistato in ferramenta. Le forze dell’ordine riuscirono a recuperarlo grazie alle indicazioni fornite dallo stesso Salvador Lapiedra durante gli interrogatori; egli condusse gli agenti presso un pozzo nero nella sua proprietà a Ribarroja dove aveva nascosto l’arma dopo aver commesso l’omicidio.
Dettagli sul processo giudiziario
Il processo contro Maje Moreno e Salvador Lapiedra si è rivelato complesso ed emotivamente carico per tutti i coinvolti. Durante le udienze sono emersi dettagli agghiaccianti sulla relazione tra i tre protagonisti: Antonio era descritto come affettuoso ma anche geloso nei confronti della moglie Maje; quest’ultima aveva iniziato ad avere rapporti più stretti con Lapiedra prima dell’omicidio.
La testimonianza degli amici e familiari ha messo in luce tensioni latenti nella vita matrimoniale dei coniugi Navarro-Cerdán. Gli avvocati difensori hanno cercato invano di dipingere Maje come innocente complice piuttosto che come co-autrice del crimine premeditato.
Le prove raccolte dalla polizia si sono dimostrate schiaccianti durante il processo; entrambi i sospettati sono stati riconosciuti colpevoli dall’autorità giudiziaria spagnola dopo lunghe deliberazioni da parte della giuria popolare chiamata ad esprimersi sul caso particolarmente delicato ed emblematico per la società contemporanea spagnola.