Italia e Danimarca: rivedere l’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo

Meloni e Frederiksen annunciano un’iniziativa congiunta per rivedere l’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, criticando la Corte di Strasburgo per le sue limitazioni sulle espulsioni di stranieri condannati.
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Il 22 maggio, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, la premier italiana Giorgia Meloni e la collega danese Mette Frederiksen hanno annunciato un’iniziativa congiunta per rivedere l’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo . Questo annuncio è stato accompagnato da una lettera critica nei confronti delle attività della Corte di Strasburgo, alla quale hanno aderito anche altri sette Paesi europei. L’obiettivo dichiarato è quello di ristabilire un equilibrio nella lettura delle norme che regolano i diritti umani, specialmente in relazione alla gestione dell’immigrazione e all’espulsione di stranieri condannati per reati gravi.

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Critiche alla Corte di Strasburgo

Meloni ha espresso preoccupazioni riguardo ai “paradossi” che impediscono agli Stati di agire a difesa della sicurezza dei propri cittadini. Ha sottolineato come le attuali interpretazioni giuridiche ostacolino le espulsioni necessarie per garantire la sicurezza pubblica. La premier danese ha aggiunto che l’attuale sistema rende difficile espellere stranieri colpevoli di reati dalle rispettive società. Le critiche si concentrano sull’accusa che la Corte abbia esteso troppo il campo d’applicazione della CEDU, limitando così le capacità decisionali degli Stati membri.

Le leader hanno messo in evidenza come alcune sentenze impediscano espulsioni basate su motivi legati al diritto alla vita familiare o al rischio di trattamenti inumani nei Paesi d’origine degli espulsi. Secondo Meloni e Frederiksen, il diritto alla sicurezza dei cittadini deve prevalere su altre considerazioni legate ai diritti umani. Questa posizione riflette una crescente frustrazione tra alcuni governi europei riguardo alle restrizioni imposte dalla giurisprudenza della Corte EDU.

Il ruolo della Corte europea dei diritti dell’uomo

La Corte europea dei diritti dell’uomo è stata istituita nel 1950 con lo scopo di garantire il rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione firmata dagli Stati membri del Consiglio d’Europa. Questi diritti sono considerati essenziali per la giustizia e la pace nel mondo ed includono tutele fondamentali per tutti gli individui, indipendentemente dalla loro nazionalità o status legale.

In ambito migratorio, le decisioni più rilevanti riguardano violazioni relative al divieto di tortura , il diritto alla libertà , il diritto alla vita privata e il diritto a un ricorso effettivo . In particolare, il divieto assoluto contro torture o trattamenti degradanti non può essere derogato nemmeno in situazioni eccezionali come guerre o emergenze pubbliche.

Negli ultimi anni, diversi casi hanno visto l’Italia condannata dalla Corte per violazioni relative ai respingimenti in mare e alle condizioni detentive negli hotspot migratori. Queste sentenze pongono interrogativi sulla capacità dello Stato italiano di gestire efficacemente i flussi migratori senza compromettere i diritti fondamentali degli individui coinvolti.

Controversie specifiche tra Italia e Danimarca

Un caso emblematico citato dai leader riguarda una sentenza del 2022 relativa all’espulsione da parte delle autorità danesi di un cittadino iracheno nato nel Paese ma condannato per reati legati alla droga. La Corte ha stabilito che le autorità avevano dato troppo peso al crimine commesso rispetto ai diritti individuali del soggetto coinvolto. Questo tipo di decisione ha sollevato preoccupazioni tra i governi firmatari sulla possibilità che tali interpretazioni possano ostacolare gli sforzi volti a mantenere ordine pubblico nelle rispettive nazioni.

Parallelamente si segnala anche un caso italiano recente: quello del cittadino marocchino passato attraverso vari centri prima del suo suicidio avvenuto poco prima dell’udienza giudiziaria sul suo stato detentivo. Entrambi questi eventi evidenziano tensioni significative tra esigenze politiche interne ed obblighi internazionali sui diritti umani.

La questione dell’autonomia della corte

Le affermazioni fatte dai leader italiani e danesi pongono interrogativi sull’autonomia operativa della Corte EDU nell’assicurare che gli Stati rispettino i propri impegni sui diritti fondamentali assunti volontariamente attraverso trattati internazionali. L’indipendenza della Corte è cruciale affinché possa svolgere correttamente il proprio ruolo nella protezione degli individui più vulnerabili nelle società europee contemporanee.

Criticare apertamente l’operato giuridico potrebbe minare questa indipendenza fondamentale ed indebolire ulteriormente il sistema europeo dedicato ai Diritti Umani già sotto pressione da vari fronti politici nazionali ed internazionali negli ultimi anni.

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