La Commissione Europea ha rifiutato la richiesta del governo italiano di estendere la scadenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza oltre agosto 2026. Inoltre, è stata bocciata l’idea di destinare i fondi non utilizzati per il riarmo. Secondo la Corte dei Conti, solo 63,9 miliardi dei 194 miliardi stanziati durante la pandemia sono stati effettivamente investiti nel Paese.
Situazione attuale del Pnrr
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza era stato presentato come una soluzione ai problemi economici e sociali dell’Italia. Tuttavia, i dati attuali mostrano che il suo impatto è limitato. Solo un terzo delle risorse disponibili è stato effettivamente utilizzato. Questo solleva interrogativi sulla capacità dell’attuale governo di gestire efficacemente i fondi europei.
Negli ultimi anni, tre governi – Conte II, Draghi e Meloni – hanno affrontato le sfide legate all’attuazione del Pnrr senza garantire una continuità occupazionale per coloro che sono stati assunti con questi fondi. In particolare, migliaia di ricercatori a tempo determinato rischiano ora il posto a causa della mancanza di pianificazione post-fondi europei.
L’uso improprio delle risorse ha portato alla creazione di una nuova bolla nel settore della ricerca precaria. La cosiddetta “messa a terra” dei progetti potrebbe lasciare molte persone senza lavoro al termine della disponibilità dei finanziamenti europei.
Fondi per asili nido sottoutilizzati
Un altro aspetto critico riguarda i finanziamenti destinati agli asili nido. Nonostante le proroghe concesse fino al 30 aprile scorso, meno della metà delle risorse disponibili – circa 400 milioni su 800 – è stata richiesta dai Comuni italiani. Le amministrazioni locali si trovano in difficoltà sia nella gestione che nell’assunzione del personale necessario per far funzionare gli asili nido.
Questa situazione evidenzia le carenze nelle competenze amministrative necessarie per realizzare progetti così ambiziosi come quelli previsti dal Pnrr. L’impostazione iniziale sembra aver ignorato queste problematiche strutturali, portando a un uso inefficace delle risorse destinate all’infanzia.
Appelli alla Commissione Europea da parte del governo italiano
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha espresso preoccupazioni crescenti riguardo alla scadenza imminente per l’utilizzo dei fondi Pnrr. Da aprile 2024 ha chiesto più volte una proroga ma si scontra con il rifiuto da parte della Commissione Europea; infatti, serve l’unanimità degli altri Stati membri che non sembrano disposti ad accontentare l’Italia in questa fase critica.
La Corte dei Conti ha rilevato che gli obiettivi fissati dal piano sono stati raggiunti entro il 2024 ma avverte anche che l’avanzamento della spesa continua a essere lento rispetto alle aspettative iniziali stabilite con Bruxelles cinque anni fa durante la pandemia.
Con l’avvicinarsi della scadenza finale prevista nel piano, ci si aspetta un incremento nella spesa grazie ad alcune misure straordinarie pensate dal governo italiano; tuttavia rimane incerta la possibilità reale di recuperare il tempo perso soprattutto nei settori chiave come quello delle infrastrutture trasportistiche, dove molti progetti languono ancora incompleti o ben lontani dagli obiettivi prefissati.
Possibili direzioni future per i fondi non spesi
Il comitato europeo delle regioni sta suggerendo alternative su come utilizzare i circa 14 miliardi rimasti inutilizzati in Italia; tra queste c’è quella proposta dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, riguardante costruzione ed edilizia popolare accessibile ai cittadini italiani, considerata ormai un diritto fondamentale umano da tutelare.
Tuttavia pare difficile immaginare che tali iniziative possano diventare prioritarie né tanto meno attrarre interesse da parte sia dalla Commissione Ue sia dall’attuale governo italiano, orientato piuttosto verso incentivi alle imprese piuttosto che verso politiche abitative inclusive o sostenibili sul lungo periodo.