Negli ultimi anni, la questione della messa in latino ha sollevato un acceso dibattito all’interno della Chiesa cattolica. Le recenti dichiarazioni del cardinale americano Leo Burke, che parla di una vera e propria “persecuzione” da parte di Papa Francesco nei confronti dei fedeli legati a questo rito, hanno riacceso le polemiche. In questo articolo esploreremo le dinamiche attuali riguardanti la liturgia tradizionale e i segnali di cambiamento che potrebbero emergere con il nuovo pontificato.
La persecuzione della messa in latino secondo il cardinale Burke
Il cardinale Leo Burke ha espresso preoccupazione per quello che definisce un clima di intolleranza verso i praticanti della messa in latino. In un video recente, ha rivelato di aver avuto un colloquio con Leone XIV, auspicando una fine delle restrizioni imposte ai fedeli desiderosi di celebrare secondo l’antico rito romano. Questo malcontento è emerso dopo l’emanazione del Motu Proprio firmato da Papa Francesco nel 2021, che ha drasticamente limitato l’uso delle chiese parrocchiali per la celebrazione della liturgia tradizionale.
Burke sottolinea come questa decisione abbia segnato una rottura rispetto al cammino intrapreso dal predecessore Benedetto XVI, il quale aveva cercato di reintegrare gradualmente le comunità tradizionaliste nella vita ecclesiale. Il Motu Proprio ha suscitato reazioni forti tra i sostenitori del rito antico e ha portato a una crescente insoddisfazione all’interno dell’ambiente conservatore.
Leggi anche:
La situazione si complica ulteriormente considerando anche le sanzioni subite dal cardinale stesso: privato del Piatto Cardinalizio da dicembre scorso come punizione per il suo dissenso alle riforme vaticane. Questa azione evidenzia non solo la tensione interna alla Chiesa ma anche l’intento chiaro da parte del pontefice attuale di mantenere sotto controllo l’ala più conservatrice.
Le prospettive future sotto il nuovo pontificato
Con l’arrivo al soglio pontificio di Leone XIV, ci sono aspettative crescenti riguardo a possibili cambiamenti nelle politiche liturgiche vaticane. Il cardinale Gerhard Mueller, noto teologo ed ex prefetto della Congregazione per la Fede, auspica che uno dei primi provvedimenti significativi riguardi proprio la messa in latino. Secondo Mueller, sarebbe un gesto doveroso e simbolico volto a sanare ferite ancora aperte tra i diversi gruppi all’interno della Chiesa.
Leone XIV sembra già inviare segnali distensivi verso il mondo tradizionalista; durante lo storico pellegrinaggio annuale a Chartres in Francia – evento centrale per molti fedeli legati alla liturgia latina – è stata letta una missiva dal pontefice stesso che esprimeva sostegno ai pellegrini nel loro incontro personale con Cristo. Queste parole rappresentano un passo importante verso la riconciliazione con le comunità emarginate negli anni precedenti.
Tuttavia, rimangono molte incognite su come si evolveranno realmente questi rapporti interni alla Chiesa cattolica e se ci saranno effettive aperture nei confronti delle pratiche liturgiche tradizionali o se continueranno ad essere oggetto di restrizioni severe.
I contrasti sotto Papa Francesco: dalla repressione alla polarizzazione
Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha affrontato tensioni significative con gli ambienti legati alla messa in latino. Nonostante vi sia stato ampio spazio dedicato ad altre categorie sociali nei programmi giubilari vaticani – dai migranti agli artisti – non è mai stato previsto alcun momento specifico per i fedeli legati al rito antico.
Seppur circolassero voci su possibili eliminazioni dei pellegrinaggi storici come quello di Chartres – uno degli eventi più frequentati dai giovani tradizionalisti – questi continuano invece ad attrarre sempre più partecipanti ogni anno; dai 13 mila nel 2020 ai 18 mila previsti nel 2024 dimostrando così un interesse crescente tra i giovani verso forme più classiche dell’espressione religiosa.
Il Motu Proprio “Traditionis Custodes“, promulgata nel luglio 2021 da Papa Francesco, rappresenta uno snodo cruciale nella gestione delle celebrazioni latine; esso limita severamente gli spazi dove tali messe possono essere celebrate ed interrompe così quel processo avviato sotto Benedetto XVI volto a integrare anche gruppuscoli scismatici nell’alveo conciliare.
Questa decisione fu motivata dal pontefice attuale attraverso preoccupazioni relative all’unità ecclesiale minacciata dagli ultra-conservatori definitivi “pericolosi”. A distanza quasi annuale dall’emanazione del primo documento normativo sul tema è seguito “Desiderio Desideravi“, pubblicata durante le festività dei santi Pietro e Paolo nel giugno 2022; qui Bergoglio ribadisce quanto sia fondamentale preservare “la bellezza” dell’esperienza cristiana senza cadere nella superficialità o strumentalizzazioni ideologiche dannose.
In questa crociata contro gli estremismi interni si sono schierate diverse figure autorevoli dentro il Vaticano fra cui teologi provenienti dall’università Sant’Anselmo oltre ai cardinali Roche e Parolin, contribuendo così ad alimentare ulteriormente divisioni già esistenti fra diverse anime ecclesiali.