La madre di Alberto Trentini accusa il governo Meloni: “Otto mesi di silenzio sono insostenibili”

La madre di Alberto Trentini, detenuto in Venezuela da otto mesi, accusa il governo italiano di silenzio e chiede azioni urgenti per la sua liberazione, sostenuta anche da politici e attivisti.
La madre di Alberto Trentini accusa il governo Meloni: "Otto mesi di silenzio sono insostenibili" - Socialmedialife.it

La situazione di Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto in Venezuela da otto mesi, continua a destare preoccupazione e indignazione. Sua madre, Armanda Trentini, ha espresso un forte attacco alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per il silenzio del governo italiano sulla vicenda. Le sue parole risuonano come un appello urgente affinché le istituzioni si attivino per la liberazione del figlio.

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Il duro sfogo della madre

Armanda Trentini ha rilasciato dichiarazioni incisive riguardo alla detenzione prolungata di suo figlio. In un’intervista all’agenzia Ansa, ha sottolineato che oggi ricorre l’ottavo mese dalla sua incarcerazione avvenuta lo scorso 15 novembre. “Oggi sono otto mesi esatti che mio figlio Alberto è in prigione ma tutto tace e tace anche la nostra presidente del Consiglio,” ha affermato con voce carica di emozione. Per Armanda, questo silenzio è diventato insostenibile non solo per lei ma anche per tutta la famiglia.

La donna ha fatto riferimento ad altri casi simili in cui i governi hanno preso iniziative concrete per garantire il rilascio dei propri cittadini all’estero. Ha citato l’esempio di un cittadino svizzero recentemente liberato dalle autorità venezuelane e ha chiesto al governo italiano di seguire lo stesso esempio: “Deve attivarsi come ha fatto quello svizzero con il compagno di prigionia di mio figlio.”

Armanda non si è limitata a lamentarsi della situazione; invece, ha esortato le istituzioni italiane a dimostrare una reale volontà politica nel risolvere questa crisi umanitaria: “Le nostre istituzioni dimostrino di avere a cuore la vita di un connazionale e si adoperino con urgenza ed efficacia.” Ha evidenziato che ogni giorno senza azioni concrete corrisponde a sofferenze indicibili sia per Alberto che per la sua famiglia.

L’appello della segretaria del Pd

Il tema della detenzione di Alberto Trentini non è passato inosservato nemmeno tra i politici italiani. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico , si è unita al coro delle voci che chiedono maggiore impegno da parte del governo italiano durante una manifestazione tenutasi davanti al tribunale romano dove era prevista l’udienza sul caso Regeni.

Schlein ha ribadito l’importanza dell’impegno politico nella liberazione dei cittadini italiani detenuti all’estero: “Continuiamo a chiedere ogni sforzo per la liberazione di Alberto Trentini,” affermando che lui non merita questa sorte solo perché desiderava aiutare gli altri nei momenti difficili. La leader politica ha messo in evidenza quanto sia fondamentale rompere il silenzio su questa questione delicata e complessa.

“Questo silenzio non può continuare,” sono state le sue parole dirette al governo Meloni mentre sollecitava azioni concrete da parte delle autorità competenti: “È una situazione che non può essere tollerata un minuto in più.” Schlein chiede quindi una mobilitazione immediata affinché venga fatta giustizia nei confronti dell’italiano detenuto ingiustamente.

La voce solidale degli attivisti

Anche Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, si è espresso riguardo alla questione durante lo stesso sit-in davanti al tribunale romano. Ciotti ha denunciato i troppi silenzi accumulati nel corso degli ultimi otto mesi e le ambiguità nelle reazioni politiche italiane rispetto alla vicenda Trentini.

“Troppi silenzi hanno accompagnato questi mesi,” queste le parole forti pronunciate dal noto attivista contro le mafie e promotore dei diritti civili in Italia. Secondo lui c’è stata troppa prudenza nelle scelte politiche riguardanti questo caso specifico ed egli invita chi detiene responsabilità pubbliche ad agire concretamente piuttosto che delegare o rimandare decisioni cruciali: “Chi ha delle responsabilità in questo Paese usi la faccia.”

Ciotti conclude richiamando tutti noi sull’urgenza della situazione: “Stiamo perdendo tempo.” È evidente quindi come ci sia una crescente pressione sociale affinché vengano intraprese misure decisive nella speranza della rapida liberazione dello sfortunato cooperante italiano ancora trattenuto lontano dalla sua patria.