La magia di Hamlet’s Clouds: il nuovo spettacolo di Eugenio Barba alla Biennale Teatro

“Le nuvole di Amleto” alla Biennale Teatro, un’opera di Eugenio Barba che esplora la complessità della tragedia shakespeariane, dedicata ai giovani smarriti e alle eredità pesanti delle aspettative sociali.
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Hamlet’s Clouds – Le nuvole di Amleto è uno dei titoli principali della Biennale Teatro, un’opera che celebra la complessità del teatro attraverso una rivisitazione dell’iconica tragedia di Shakespeare. Questo spettacolo, firmato da Eugenio Barba in occasione del suo imminente 89° compleanno, si presenta come un viaggio emozionante tra gioia e dramma. Con radici profonde nel lavoro del grande drammaturgo inglese e influenze dalla tradizione teatrale mondiale, l’opera affronta temi universali come la giovinezza perduta e l’inquietudine esistenziale.

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Un tributo a Hamnet e ai giovani senza futuro

Il fulcro dello spettacolo è dedicato a Hamnet, il figlio di Shakespeare morto prematuramente all’età di undici anni. Questa scelta non è casuale; l’opera si rivolge a tutti i giovani che si sentono smarriti nel proprio contesto sociale. Attraverso la figura di Amleto, il protagonista che porta lo stesso nome del defunto ragazzo, viene esplorata la condizione degli individui prigionieri delle proprie aspettative e ruoli sociali. Amleto deve vendicare la morte del padre avvelenato dal fratello Claudio, ora amante della madre Gertrude.

L’apertura dello spettacolo è caratterizzata dalla presenza scenica di Julia Varley nei panni di un narratore simile a Prospero o addirittura allo stesso Shakespeare. Con in mano le opere teatrali dell’autore inglese aperte su uno specchio simbolico del mondo contemporaneo, introduce i personaggi principali: Claudio e Gertrude sono ritratti come prigionieri dei loro desideri carnali mentre Amleto e Ofelia incarnano una fragilità inquietante.

Contrasti tra fisicità ed evasione

La rappresentazione mette in scena contrasti significativi: da una parte ci sono gli amplessi carichi di colpa tra Claudio e Gertrude; dall’altra parte emerge la leggerezza dei sentimenti espressi da Amleto e Ofelia. Questi ultimi sembrano quasi vittime sacrificali delle illusioni create dai loro desideri irrealizzabili. La tensione narrativa cresce attraverso immagini evocative come le nuvole osservate da Amleto insieme al consigliere Polonio; queste nuvole diventano simbolo delle eredita pesanti lasciate dai genitori ai figli.

Un fazzoletto rosso ricorre nel corso dello spettacolo: serve ad asciugare lacrime ma anche a ricordare il sangue versato nella tragedia familiare. Il celebre monologo “To be or not to be” diventa una cantilena ossessiva cantata da Ofelia ad Amleto; per quest’ultimo “dormire forse sognare” assume toni inquietanti trasformandosi in incubo piuttosto che conforto.

Una fusione tra tradizione popolare e innovazione teatrale

Hamlet’s Clouds va oltre le convenzioni shakespeariane mescolando elementi della commedia dell’arte con riferimenti alla festa popolare. I costumi richiamano influenze tzigane ed orientali mentre il ritmo incalzante dello spettacolo mantiene alta l’attenzione degli spettatori senza pause apparenti. Anche quando appaiono video suggestivi con immagini simboliche come quelle di un grande gufo dalle ali spiegate, lo show continua a fluire senza interruzioni.

La disposizione scenica prevede un palcoscenico lungo al centro con il pubblico disposto ai lati; questo crea un’atmosfera immersiva dove gli spettatori possono sentirsi coinvolti nella narrazione stessa mentre assistono al passaggio dal grottesco alla tragedia vera e propria.

L’opera termina lasciando nell’aria malinconia per la morte prematura sia dell’Amleto letterario sia dell’autore stesso che ha scritto questa tragedia nei suoi ultimi giorni creativi nel 1601. Gli attori non tornano mai sul palco dopo i lunghi applausi finali seguendo così una consuetudine tipica dell’Odin Teatret; questo gesto sottolinea ulteriormente l’intensità emotiva vissuta durante lo spettacolo.

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