La mostra “Barocco globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini”, curata da Francesca Cappelletti e Francesco Freddolini, è in corso alle Scuderie del Quirinale fino al 13 luglio. Questa esposizione non solo offre un’importante opportunità di apprendimento, ma si presenta come un evento necessario in un periodo caratterizzato da crescenti chiusure culturali e politiche. Il termine “Barocco” viene utilizzato per contestualizzare la Roma del Seicento come centro nevralgico delle relazioni globali.
Un nuovo approccio alla storia dell’arte
L’esposizione si distingue per l’approccio innovativo nella rappresentazione della storia, utilizzando le arti visive come strumenti per esplorare le dinamiche diplomatiche e culturali dell’epoca. Gli storici hanno già indagato il concetto di globalizzazione nel contesto romano, ma mai prima d’ora era stata proposta una restituzione figurativa così articolata. Le arti visive sono state fondamentali nella diplomazia del tempo, fungendo da veicolo per idee e conoscenze tra culture diverse.
Un esempio emblematico è l’invio a Costantinopoli di Gentile Bellini da parte della Serenissima Repubblica Veneziana nel 1480. Bellini realizzò il ritratto del sultano Mehmet II, simbolo della volontà turca di aprirsi all’Occidente nonostante i conflitti religiosi che caratterizzavano l’epoca. Questo dipinto rappresenta uno dei primi tentativi di dialogo interculturale attraverso l’arte.
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La diplomazia religiosa: Propaganda Fide
Nel contesto romano del Seicento, la Congregazione cardinalizia di Propaganda Fide giocò un ruolo cruciale nell’espansione delle missioni evangeliche in tutto il mondo. Fondata nel 1622 con lo scopo specifico di gestire le questioni religiose con paesi lontani, questa istituzione dimostrava chiaramente la crescente indipendenza della Chiesa cattolica nelle relazioni internazionali.
La mostra include opere significative legate a questo tema, come la pala d’altare commissionata per il Collegio romano che raffigura l’Adorazione dei Magi. Questo soggetto simboleggia l’unione tra popoli diversi nell’accettazione della figura cristiana; i Magi stessi sono tradizionalmente interpretati come rappresentanti delle varie etnie dell’epoca: europeo, arabo e afrano.
Il dipinto evidenzia anche una dimensione spesso trascurata nelle opere d’arte precedenti: i tratti somatici distintivi dei personaggi rappresentati riflettono una consapevolezza interculturale che stava emergendo all’interno della società romana.
Storie dimenticate: Ne Vunda e Pietro Della Valle
Tra le figure storiche presenti nella mostra spicca quella dell’ambasciatore congolese Antonio Manuel Ne Vunda. Partito dal Congo cristiano all’inizio del XVII secolo per chiedere aiuto al Papa contro gli abusi coloniali spagnoli e portoghesi, Ne Vunda affrontò un viaggio lungo quattro anni pieno di insidie prima di arrivare a Roma nel gennaio 1608 malato gravemente.
Purtroppo morì pochi giorni dopo il suo arrivo; fu sepolto nella Chiesa Santa Maria Maggiore durante una cerimonia funebre celebrativa proprio nell’Epifania, stessa giornata dedicata ai Magi. La sua storia illustra non solo le difficoltà affrontate dagli ambasciatori africani, ma anche la complessità delle relazioni tra Europa ed Africa durante quel periodo storico.
Un’altra vicenda significativa è quella dello scrittore Pietro Della Valle, che viaggiò in Turchia e Persia accompagnato dalla moglie persiana Sitti Ma’ani Gioerida negli anni ’20 del 600; dopo la sua morte durante il viaggio verso casa, Della Valle organizzò funerali sontuosi includendo elementi culturali orientali nei riti funebri, mostrando così rispetto verso la cultura della consorte defunta.
Opere iconiche: Bernini e Pozzo
La mostra presenta anche capolavori notissimi legati alla figura centrale dell’artista Gian Lorenzo Bernini; tra questi ci sono modelli originali della Fontana dei Quattro Fiumi situata in Piazza Navona, insieme ad altri lavori significativi realizzati dall’artista barocco italiano stesso o dai suoi contemporanei come Andrea Pozzo, noto fresco artista gesuita attivo nei progetti decorativi romani.
Questi lavori illustrano allegoricamente i continenti attraverso figure femminili associate agli attributi tipici degli stessi luoghi geografici, creando connessioni visive fortemente evocative riguardo alla diffusione globale del messaggio cristiano sotto papa Innocenzo X.
L’esposizione permette quindi ai visitatori non solo d’apprezzare queste opere artistiche famose ma anche comprendere meglio quale fosse lo spirito cosmopolita presente nella capitale pontificia durante uno dei periodi più affascinanti ed intensamente creativi della sua lunga storia artistica.