La caccia a Planet Nine, un ipotetico pianeta che potrebbe trovarsi oltre Nettuno, continua con rinnovato vigore. Recentemente, i ricercatori hanno analizzato il database del satellite giapponese Akari per individuare possibili candidati. Sebbene siano stati identificati due oggetti interessanti, sarà necessario effettuare ulteriori osservazioni per determinare le loro orbite. Questo articolo esplora la storia della ricerca di Planet Nine e le implicazioni della sua scoperta.
La storia della ricerca di un pianeta sconosciuto
La questione dell’esistenza di un ulteriore pianeta nel Sistema solare ha radici storiche profonde. Tutto iniziò nel 1781 quando William Herschel scoprì Urano. Gli astronomi notarono che il moto di Urano era influenzato da una forza esterna non identificata, portando alla scoperta di Nettuno nel 1846 grazie ai calcoli del matematico Urbain Le Verrier. Nonostante ciò, le perturbazioni continuavano a manifestarsi anche dopo la scoperta di Nettuno, spingendo gli astronomi Percival Lowell e William Pickering a cercare un “Pianeta X”.
Nel 1930, Plutone venne scoperto dall’astronomo Clyde Tombaugh; tuttavia si rivelò troppo piccolo per essere il corpo responsabile delle anomalie orbitale osservate su Urano. Negli anni ’90 si scoprì che tali perturbazioni erano dovute a errori nelle misurazioni della massa di Nettuno piuttosto che all’esistenza di un Pianeta X. Tuttavia, l’interesse verso la possibilità dell’esistenza di un nuovo pianeta è riemerso nel 2016 con l’articolo “Evidence for a distant giant planet in the solar system” pubblicato da Konstantin Batygin e Mike Brown.
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Questo studio ha esaminato l’orientamento delle orbite degli oggetti trans-nettuniani nella fascia oltre Nettuno e ha suggerito che esisteva una spiegazione fisica per il loro allineamento: la presenza appunto del misterioso Planet Nine.
Caratteristiche ipotetiche del Pianeta Nove
Secondo lo studio originale dei ricercatori Batygin e Brown, Planet Nine avrebbe una massa stimata intorno alle dieci volte quella terrestre ed orbiterebbe attorno al Sole su una traiettoria eccentrica con un semiasse maggiore stimato tra i 380 e i 700 unità astronomiche . Questo significa che impiegherebbe circa 18mila anni per completare un’orbita attorno al Sole.
Le simulazioni più recenti hanno suggerito caratteristiche diverse rispetto alle prime stime; ora sembra probabile che abbia una massa pari a sei masse terrestri con una distanza dal Sole compresa tra i 300 AU al suo punto più vicino . Queste informazioni sono fondamentali poiché aiutano gli astronomi a definire meglio quali strumenti utilizzare nella ricerca effettiva del pianeta.
Nonostante queste teorie affascinanti sulla sua esistenza e natura fisica, alcuni studiosi sostengono ancora che l’allineamento degli oggetti TNO possa derivare semplicemente da bias osservativi piuttosto che dalla presenza reale del pianeta misterioso.
La caccia attraverso diversi strumenti
I team scientifici stanno utilizzando vari metodi per cercare evidenze concrete dell’esistenza di Planet Nine sia nell’ottico sia nell’infrarosso ma finora senza risultati definitivi. I dati provenienti dai satelliti Wise e Neowise non hanno prodotto tracce significative mentre altre indagini condotte tramite telescopi millimetrici come quello dell’Atacama Cosmology Telescope hanno identificato dieci potenziali candidati da verificare ulteriormente.
Le stime indicano temperature estremamente basse per questo corpo celeste – comprese tra -220 °C e -245 °C – rendendo difficile la sua rilevazione diretta nei normali intervalli ottici utilizzati dagli astronomi. Per poterlo individuare efficacemente è necessario concentrare le osservazioni sul lontano infrarosso dove ci si aspetta possa emettere energia termica massima.
Recentemente è stato fatto uso dei dati raccolti dal satellite giapponese Akari durante la sua missione dal febbraio 2006 all’agosto 2007; questo strumento ha permesso agli scienziati di individuare sorgenti infrarosse in bande fotometriche specifiche corrispondenti al picco d’emissione previsto per Planet Nine.
Nuovi sviluppi dalla missione Akari
L’analisi dei dati provenienti da Akari ha portato alla luce tredici sorgenti infrarosse interessanti dopo aver escluso quelle già note o stazionarie confrontandole con altri cataloghi disponibili. Tra queste sorgenti sono state identificate tre nuove asteroidi caratterizzate da elevata mobilità proprio come ci si aspetterebbe dal misterioso Pianeta Nove; tuttavia solo due candidati rimangono validabili dopo aver escluso quelli non più presenti dopo dodici mesi dall’osservazione iniziale.
Per confermare se uno dei restanti oggetti sia effettivamente il tanto agognato Pianeta Nove sarà fondamentale determinarne l’orbita attraverso ulteriori osservazioni mirate usando telescopi avanzati come quello Subaru situato sull’isola hawaiana Mauna Kea dotato di un diametro significativo capace di offrire dettagli preziosi sulle posizioni celesti degli astromi in cerca della verità cosmica riguardo alla struttura del nostro Sistema solare.
Se confermato, Planet Nine potrebbe risolvere molte questioni irrisolte riguardanti gli orientamenti orbital dei TNO nella fascia Kuiper oltre ad arricchire notevolmente la nostra comprensione sulla formazione planetaria complessiva nei sistemi extrasolari dove simili super-Terre sono comuni ma assenti nel nostro attuale sistema solare.