L’intervista con il presidente dell’Accademia israeliana delle scienze e discipline umanistiche mette in luce le sfide che la comunità scientifica del paese sta affrontando, specialmente in relazione al programma di sovvenzioni dell’Unione Europea. Il presidente sottolinea come un eventuale allontanamento da tali fondi potrebbe avere conseguenze devastanti non solo per la ricerca scientifica israeliana, ma anche per la stabilità globale.
Le conseguenze di una possibile esclusione dai fondi europei
Il presidente ha espresso preoccupazione riguardo alla possibilità che Israele possa essere espulso dal programma di sovvenzioni dell’Unione Europea. Secondo lui, questa eventualità rappresenterebbe un colpo mortale per la ricerca scientifica nel paese. Le sovvenzioni europee sono fondamentali per finanziare progetti innovativi e ricerche avanzate che contribuiscono significativamente allo sviluppo tecnologico e alla salute pubblica.
La perdita di questi fondi non impatterebbe solo gli scienziati israeliani, ma avrebbe ripercussioni a livello mondiale. Molti dei progetti finanziati attraverso l’UE hanno implicazioni globali, affrontando questioni come malattie infettive, cambiamenti climatici e sostenibilità ambientale. La collaborazione internazionale è essenziale in questi ambiti e una riduzione della partecipazione israeliana potrebbe rallentare i progressi nella ricerca scientifica globale.
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Inoltre, il presidente ha avvertito che se la comunità scientifica soffre a causa della mancanza di risorse economiche adeguate, ciò si riflette inevitabilmente sulla sicurezza nazionale del paese. La scienza gioca un ruolo cruciale nello sviluppo di tecnologie avanzate utilizzate anche nel settore della difesa.
Riflessioni sulla situazione dei palestinesi
Durante l’intervista è emersa anche una riflessione profonda sulla condizione dei palestinesi. Il presidente ha descritto le attuali politiche nei confronti dei palestinesi come “terribili”, evidenziando come queste azioni abbiano trasformato sentimenti di solidarietà in rabbia tra le popolazioni coinvolte. Questo clima teso influisce non solo sulle relazioni interne ma anche sul panorama internazionale.
La questione palestinese è complessa e radicata nella storia del conflitto israelo-palestinese; tuttavia, il leader accademico sostiene che ci sia bisogno urgente di dialogo e comprensione reciproca per migliorare le condizioni esistenti. Ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra i due popoli per costruire ponti anziché barriere.
Secondo lui, investire nella cultura e nell’istruzione può contribuire a creare un ambiente più pacifico dove entrambe le parti possano prosperare insieme. La scienza dovrebbe essere vista come uno strumento capace di promuovere pace ed innovazione piuttosto che divisione.
Un appello alla comunità internazionale
Infine, il presidente ha fatto un appello alla comunità internazionale affinché si impegni attivamente nel sostenere la ricerca scientifica in Israele senza discriminazioni politiche o ideologiche. Ha invitato gli stati membri dell’Unione Europea a considerare l’impatto positivo degli investimenti nella scienza su scala globale piuttosto che lasciarsi influenzare da tensioni geopolitiche momentanee.
Il messaggio centrale rimane chiaro: proteggere la ricerca significa proteggere il futuro non solo dello Stato d’Israele ma anche quello del mondo intero; ogni progresso fatto dalla comunità scientifica può portare benefici tangibili all’intero pianeta se supportato adeguatamente dalle istituzioni internazionali.