“Lo spaccone” , film del 1961, è molto più di una semplice pellicola sul biliardo. La storia di Eddie Felson, interpretata da Paul Newman, si snoda tra ambizione e autodistruzione, offrendo uno spaccato della società americana dell’epoca. In onda su Rai Movie venerdì 30 maggio alle 21.20 come parte della rassegna “Meravigliosamente classico”, il film continua a colpire per la sua rappresentazione cruda e realistica dei sogni infranti.
Un ritratto dell’ambizione americana
La trama di “Lo spaccone” ruota attorno alla figura di Eddie Felson, un giovane giocatore di biliardo con un talento straordinario ma privo di una guida morale. Il suo desiderio ardente di diventare il migliore lo porta a sfidare non solo gli avversari al tavolo verde ma anche se stesso. La narrazione esplora le conseguenze delle sue scelte egoistiche: ogni vittoria si trasforma in una sconfitta personale quando l’ambizione supera i limiti etici.
Il bianco e nero del film non è solo una scelta stilistica; riflette l’intensità emotiva dei personaggi e le loro lotte interiori. Le scene silenziose tra i colpi delle stecche creano un’atmosfera tesa che accompagna lo spettatore nel mondo solitario ed oscuro del protagonista. Questo contrasto visivo sottolinea la fragilità dell’esistenza umana in cerca di riconoscimento.
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L’impegno reale degli attori
Paul Newman non si limitò a recitare nel ruolo principale; durante le riprese ha dedicato mesi ad allenarsi con veri professionisti del biliardo per rendere credibile la sua interpretazione. Willie Mosconi, campione mondiale e consulente tecnico del film, fu inizialmente scettico riguardo alla capacità dell’attore ma rimase impressionato dalla sua dedizione quasi maniacale al gioco. Mosconi affermò: “Paul ha l’occhio di un vero giocatore,” evidenziando come l’attore fosse riuscito a catturare non solo le tecniche ma anche il tormento interiore richiesto dal personaggio.
Accanto a lui c’è Piper Laurie nel ruolo enigmatico di Sarah, che segna il suo ritorno dopo anni lontana dalle scene cinematografiche. Il suo personaggio è complesso: fragile e disillusa, rappresenta uno dei ritratti femminili più memorabili dell’epoca cinematografica degli anni ’60.
La regia e i temi profondi
Robert Rossen, regista e sceneggiatore de “Lo spaccone”, portava sulle spalle il peso della lista nera maccartista che aveva segnato la sua carriera precedente. Molti critici vedono nella pellicola una forma d’espiazione personale per Rossen; attraverso Eddie Felson egli esplora temi universali come l’integrità perduta e il conflitto tra successo materiale ed etica personale.
La produzione stessa fu audace: realizzare un film sul biliardo con un protagonista moralmente ambiguo in bianco e nero durante gli anni d’oro del Technicolor sembrava rischioso agli occhi degli studios americani. Tuttavia, “Lo spaccone” ottenne otto nomination agli Oscar vincendone due ed è oggi considerato un classico intramontabile della settima arte.
L’eredità duratura
A distanza di venticinque anni dalla sua uscita originale, Paul Newman riprese il ruolo iconico in “Il colore dei soldi,” diretto da Martin Scorsese; questa volta vinse finalmente l’Oscar grazie all’evoluzione del suo personaggio nel tempo trascorso dall’originale “Lo spaccone.” Questo passaggio temporale dimostra quanto possa maturare una storia quando viene raccontata attraverso esperienze vissute dai suoi protagonisti.
In definitiva, “Lo spaccone” va oltre essere semplicemente un’opera cinematografica; offre uno studio profondo sull’ambizione umana accompagnata da solitudine ed orgoglio mal riposti mentre invita lo spettatore a riflettere su cosa significhi davvero avere talento senza guidarlo verso valori solidi o relazioni significative.