“Mani nude“, il nuovo film diretto da Mauro Mancini, esamina in modo profondo e provocatorio il tema della violenza. Tratto dall’omonimo romanzo di Paola Barbato, il film sarà nelle sale italiane dal 5 giugno e ha già catturato l’attenzione del pubblico, ricevendo un’accoglienza calorosa durante la sua anteprima al Milano Film Festival. Con una narrazione che si distacca dai tradizionali racconti di giustizia, “Mani nude” invita a riflettere sulle cause della violenza e sul suo impatto nella vita quotidiana.
La disumanizzazione come tema centrale
Alessandro Gassmann, protagonista del film nel ruolo di Minuto, un carceriere con un passato complesso, sottolinea l’importanza della disumanizzazione nel racconto. Gassmann descrive come sia stato fondamentale per lui allontanarsi dalla propria empatia per interpretare al meglio questo personaggio inquietante. L’attore spiega che l’approccio richiesto dal regista lo ha portato a osservare le persone senza espressione facciale, evocando immagini potenti come quella dello squalo.
Mauro Mancini ha dichiarato che questo progetto rappresenta una continuazione della sua ricerca sull’odio umano iniziata con “Non odiare”. Il regista intende affrontare questioni antropologiche attraverso una narrazione visiva d’impatto. La fotografia del film è stata ispirata da opere cinematografiche iconiche come “Paris, Texas” di Wim Wenders. Questa scelta stilistica contribuisce a creare un’atmosfera intensa che accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo attraverso le esperienze dei personaggi.
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Il corpo come strumento narrativo
Francesco Gheghi interpreta Davide ed evidenzia quanto sia stata impegnativa questa esperienza lavorativa rispetto ai suoi ruoli precedenti. Dopo aver recitato in “Mio fratello rincorre i dinosauri“, Gheghi pensava di aver affrontato le sfide più difficili; tuttavia, si è reso conto che questa volta era diverso. La preparazione fisica necessaria per il ruolo richiedeva disciplina e impegno costante.
Gheghi rivela anche quanto fosse importante avere Gassmann al suo fianco durante le riprese: non solo un collega ma anche una figura guida in uno scenario estremo. Il corpo diventa quindi protagonista indiscusso del racconto: ogni trasformazione fisica dei personaggi riflette la loro evoluzione interiore e i conflitti vissuti.
Un sistema produttivo innovativo
Mancini mette in luce l’importanza dei produttori nel realizzare questo progetto ambizioso: senza il loro supporto sarebbe stato difficile permettere tre mesi dedicati alla preparazione atletica degli attori. Questo approccio poco convenzionale è stato paragonato a quello americano da parte del regista stesso.
Gheghi ha guadagnato dieci chili sotto supervisione medica per adattarsi al suo ruolo; Paolo Madonna ha intrapreso cambiamenti simili dopo aver rinunciato alla sua immagine abituale definita “da Hagrid”. Ogni membro del cast ha dimostrato grande dedizione e disciplina durante tutto il processo creativo.
Il produttore conferma che “Mani nude” non può essere facilmente catalogato all’interno dei generi tradizionali italiani; rappresenta piuttosto una novità significativa nel panorama cinematografico nazionale grazie alla distribuzione ampia offerta da Medusa Films.
L’importanza del suono nella narrazione
Mauro Mancini attribuisce grande valore al suono nel cinema; infatti ha scelto Dardust per comporre la colonna sonora originale del film. Dardust è noto per collaborazioni con artisti affermati ed è riuscito a creare brani che si integrano perfettamente con le immagini sullo schermo.
Il regista desiderava catturare suoni autentici dell’ambiente circostante: ad esempio, registrando i rumori prodotti dalla nave vuota presente nel film perché considera quest’ultima quasi viva grazie ai suoni prodotti dai suoi movimenti interiori. In tal modo musica e ambientazioni sonore diventano parte integrante dell’esperienza visiva proposta agli spettatori.
Una storia in continua evoluzione
Paola Barbato parla della trasposizione cinematografica della sua opera letteraria definendola una storia capace di mutare insieme ai suoi protagonisti: Davide non è solo vittima ma simbolo delle dinamiche sociali contemporanee riguardanti la figura maschile e i conflitti interiori legati ad essa.
La pellicola invita gli spettatori a riflettere sulla percezione collettiva riguardo alla violenza nei media odierni secondo quanto afferma Mancini stesso: “Subiamo contenuti invece di rifletterci sopra.” Attraverso queste parole emerge chiaramente l’intento provocatorio dietro “Mani nude”, volto a stimolare dibattiti critici sulla natura umana senza giustificare comportamenti violenti ma mostrando semplicemente ciò che sono realmente.