Meta, la società di Mark Zuckerberg, sta cercando di archiviare una causa antitrust avviata dalla Federal Trade Commission degli Stati Uniti. Accusata di monopolizzare il mercato dei social network attraverso le acquisizioni di Instagram e WhatsApp, Meta sostiene che le accuse siano infondate e costose per i contribuenti. Dopo oltre quattro anni dall’inizio delle indagini, la situazione si fa sempre più complessa.
Le accuse della FTC a Meta
La Federal Trade Commission ha avviato un processo contro Meta nel 2020, accusando l’azienda di aver creato un monopolio illecito nel settore dei social network. Secondo l’accusa, le acquisizioni strategiche di Instagram nel 2012 e WhatsApp nel 2014 non sarebbero state effettuate per migliorare i servizi offerti agli utenti, ma piuttosto per eliminare potenziali concorrenti sul mercato.
Durante il processo, Mark Zuckerberg ha contestato questa visione del mercato affermando che esistono attuali minacce competitive significative come TikTok, Snapchat e YouTube. Queste piattaforme hanno guadagnato popolarità tra le nuove generazioni e hanno messo in discussione la posizione dominante di Facebook nella sfera sociale online.
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Zuckerberg ha sottolineato come Instagram e WhatsApp abbiano effettivamente ridotto l’uso diretto della piattaforma Facebook stessa tra gli utenti più giovani. Tuttavia, secondo lui non è corretto definire Meta come un monopolista in un contesto dove ci sono molteplici alternative disponibili per gli utenti.
La richiesta di archiviazione da parte di Meta
Meta ha presentato una mozione al tribunale chiedendo che il caso venga archiviato perché ritiene che la FTC non abbia dimostrato né l’esistenza del monopolio né i danni ai consumatori derivanti dalle sue acquisizioni. Il portavoce dell’azienda Christopher Sgro ha dichiarato che continuare a perseguire questo caso rappresenta uno spreco delle risorse pubbliche.
Sgro ha evidenziato come la FTC non sia riuscita a soddisfare gli standard legali richiesti dalla normativa antitrust americana. Ha anche ribadito che ogni adolescente al giorno d’oggi riconosce chiaramente la concorrenza tra Instagram e altre app emergenti come TikTok o YouTube.
Questa richiesta si inserisce in un contesto più ampio dove diverse aziende tecnologiche stanno affrontando sfide legali simili negli Stati Uniti. La questione centrale rimane se le pratiche commerciali adottate da queste aziende possano essere considerate anti-competitive o meno.
Possibili scenari futuri del processo
L’esito del procedimento potrebbe avere conseguenze significative sia per Meta sia per il panorama tecnologico statunitense in generale. Se il giudice accettasse la mozione presentata da Meta, ciò comporterebbe una chiusura anticipata del caso senza ulteriori sviluppi legali. D’altra parte, se dovesse respingere tale richiesta e stabilire che esiste effettivamente un monopolio illegale da parte dell’azienda californiana, potrebbero esserci ripercussioni drastiche.
In tal caso potrebbe essere ordinata a Meta la dismissione delle sue due principali piattaforme social – Instagram e WhatsApp – con impatti notevoli sulle entrate pubblicitarie dell’azienda stimate fino alla metà degli introiti totali aziendali pari a circa 1.600 miliardi di dollari.
Se invece il giudice decidesse contro Meta ma senza ordinarne lo smantellamento immediato delle sue attività principali, ci sarebbe comunque spazio per ulteriori procedimenti legali volti ad analizzare misure correttive appropriate nei confronti dell’operatore dominante nel settore dei social media.
Questo procedimento è solo uno dei tanti casi recenti volti a regolare le pratiche commerciali delle Big Tech negli Stati Uniti; precedentemente erano stati avviati altri procedimenti contro Google riguardo alle sue operazioni nella ricerca online e nella pubblicità digitale.