Meta, l’azienda madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, si trova al centro di un acceso dibattito riguardante la gestione dei dati degli utenti. Con l’introduzione di nuove politiche per la condivisione delle informazioni tra le diverse piattaforme, l’azienda ha dovuto adattarsi alle normative europee. Tuttavia, secondo esperti del settore come Max Schrems dell’associazione Noyb, queste misure potrebbero non essere sufficienti a garantire il rispetto della legge.
Differenze nelle politiche di condivisione dei dati
La legislazione europea ha imposto a Meta l’obbligo di adottare due approcci distinti per la gestione dei dati: uno più restrittivo in Europa e uno diverso nel resto del mondo. Questo cambiamento è stato reso necessario dalla necessità di conformarsi al Regolamento generale sulla protezione dei dati e all’articolo 5 del Digital Markets Act . Queste normative stabiliscono che gli utenti devono dare un consenso libero e informato prima che i loro dati possano essere utilizzati per attività pubblicitarie o profilazione.
Max Schrems ha messo in evidenza come Meta stia operando in contrasto con queste leggi. Secondo lui, i vari servizi offerti dall’azienda sono interconnessi in modo tale da consentire il tracciamento degli utenti senza una reale possibilità di scelta. In particolare, il modello “Pay or Okay” proposto da Meta agli utenti europei — dove è possibile accedere a una versione priva di pubblicità solo pagando — viene considerato da Noyb un metodo coercitivo piuttosto che una vera opzione libera.
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Critiche alla nuova strategia pubblicitaria
L’introduzione della pubblicità su WhatsApp segna un cambiamento significativo nella strategia commerciale dell’azienda. Questa decisione arriva dopo che Mark Zuckerberg ha espresso critiche nei confronti delle regolamentazioni europee durante varie dichiarazioni pubbliche. Il CEO sembra aver trovato sostegno nell’amministrazione Trump negli Stati Uniti, suggerendo che le norme europee potrebbero diventare oggetto di negoziazioni commerciali tra USA ed UE.
Zuckerberg ha già manifestato disappunto verso ciò che considera strumenti repressivi imposti dall’Unione Europea. La rimozione dei servizi di fact-checking negli Stati Uniti è stata vista come parte della sua strategia per contrastare tali regolamenti percepiti come ostacoli al business.
Max Schrems sottolinea quindi come questa attitudine possa portare a una violazione sistematica delle leggi europee da parte dell’azienda californiana.
Opzioni per limitare il tracciamento
Nonostante le preoccupazioni espresse dagli esperti riguardo alla privacy degli utenti su piattaforme Meta, esistono alcune opzioni disponibili per coloro che desiderano limitare il tracciamento incrociato tra i vari social network dell’azienda. A seguito delle disposizioni previste dal Digital Markets Act, gli utenti possono ora cancellare singoli account dal Centro gestione account offerto da Meta.
Questa azione consente agli individui di separare le proprie informazioni sulle attività svolte su WhatsApp da quelle relative a Facebook e Instagram; tuttavia comporta anche alcune limitazioni significative. Infatti, separando gli account non sarà più possibile impostare la condivisione automatica dei post o degli stati tra le tre piattaforme social.
Questa scelta potrebbe risultare poco attraente per molti utenti abituati alla comodità della connessione fra diversi servizi offerti dalla stessa azienda; resta quindi incerta quanti decideranno effettivamente d’intraprendere questa strada nel tentativo d’affermare maggiore controllo sui propri dati personali.