Meta punta a espandere l’accesso ai contenuti privati degli utenti: ecco cosa sta succedendo

Meta introduce una nuova funzione di “cloud processing” su Facebook e Instagram, sollevando preoccupazioni sulla privacy degli utenti e sull’accesso alle immagini personali nella galleria dello smartphone.
Meta punta a espandere l'accesso ai contenuti privati degli utenti: ecco cosa sta succedendo - Socialmedialife.it

Negli ultimi anni, la questione della privacy sui social media ha assunto un’importanza crescente. Recentemente, Meta ha attirato l’attenzione per una nuova funzionalità che potrebbe consentire all’azienda di accedere non solo alle foto pubblicate su Facebook e Instagram, ma anche a quelle presenti nella galleria personale degli utenti. Questa novità è stata segnalata dal portale The Verge e solleva interrogativi significativi riguardo alla gestione dei dati personali.

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La nuova funzione di cloud processing

Secondo quanto riportato da The Verge, alcuni utenti di Facebook hanno ricevuto un pop-up mentre tentavano di pubblicare una Storia sul proprio profilo. Questo messaggio invitava gli utenti ad attivare il “cloud processing“, una funzione che permette a Meta di selezionare foto e video direttamente dalla galleria dello smartphone per caricarli su un cloud proprietario. L’intento dichiarato è quello di fornire suggerimenti creativi agli utenti, come collage o riepiloghi basati su eventi speciali come compleanni o lauree.

Il caricamento delle immagini avrebbe lo scopo di migliorare l’esperienza utente offrendo idee personalizzate per i contenuti da condividere sui social media. Tuttavia, accettando questa opzione, gli utenti concedono a Meta il permesso di accedere anche alle immagini non pubblicate nel loro dispositivo. Ciò include informazioni sensibili come volti riconoscibili e dettagli relativi alla data in cui sono state scattate le foto.

Questa funzionalità rientra nei nuovi termini d’uso introdotti da Meta AI dal 23 giugno 2024. È importante notare che la questione della privacy si fa sempre più complessa con questo tipo di operazioni.

Le affermazioni controverse sulla privacy

Inizialmente, The Verge aveva ipotizzato che questa nuova funzione potesse servire a addestrare i modelli d’intelligenza artificiale dell’azienda utilizzando contenuti personali non resi pubblici dagli utenti stessi. Tuttavia, Meta ha prontamente negato queste affermazioni attraverso il portavoce Ryan Daniels, il quale ha chiarito che i materiali caricati tramite il “cloud processing” non vengono utilizzati per addestrare i propri algoritmi.

Daniels ha sottolineato che l’obiettivo principale della funzionalità è migliorare le proposte creative senza coinvolgere direttamente l’intelligenza artificiale nel processo decisionale relativo ai contenuti condivisi dagli utenti. Inoltre, la compagnia insiste sul fatto che ogni suggerimento rimane visibile solo all’utente fino a quando non viene esplicitamente condiviso con altri.

Nonostante queste rassicurazioni ufficiali da parte dell’azienda californiana, molti esperti del settore continuano ad esprimere preoccupazione riguardo alla mancanza di chiarezza nei termini d’uso rispetto al trattamento dei dati raccolti attraverso questa nuova funzione.

Mancanza di trasparenza nel funzionamento del servizio

Un altro aspetto critico riguarda la trasparenza relativa al funzionamento del “cloud processing“. Sebbene sia stato comunicato agli utenti che solo le immagini recenti possono essere caricate nella nuvola digitale dell’azienda, ci sono segnalazioni secondo cui alcuni suggerimenti creativi sembrano attingere anche da fotografie più datate memorizzate nello smartphone degli utenti.

Questo solleva dubbi sull’effettivo controllo esercitabile dagli individui sulle proprie informazioni personali dopo aver acconsentito all’attivazione della funzione proposta da Facebook. Gli esperti avvertono inoltre sulla necessità per gli utilizzatori dei social network di prestare attenzione alle impostazioni relative alla privacy delle proprie applicazioni preferite.

Fortunatamente esiste comunque la possibilità di disattivare completamente il “cloud processing” dalle impostazioni dell’applicazione Facebook; in questo modo si interrompe qualsiasi accesso ai contenuti presenti nella galleria dello smartphone ed eventuali file già caricati verranno eliminati dai sistemi aziendali entro 30 giorni dalla disattivazione del servizio stesso.

La linea tra utilità e invasività diventa quindi sempre più sottile in questo contesto tecnologico in continua evoluzione; sebbene molte persone possano apprezzarne le potenzialità creative offerte dall’intelligenza artificiale integrata nelle piattaforme social media come Facebook o Instagram, resta fondamentale riflettere sulle implicazioni legate alla propria sicurezza informatica e riservatezza online.