La nomina di Brian Burch come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede è stata interrotta dai democratici del Senato, proprio alla vigilia della Messa di inizio pontificato per Leone XIV, il primo papa nato negli Stati Uniti. Nonostante le pressioni per accelerare l’iter di conferma, la situazione rimane complessa e incerta.
Il blocco della nomina e le conseguenze politiche
Il 30 giugno 2025 si avvicina rapidamente, data in cui si celebrerà la festa nazionale dell’indipendenza degli Stati Uniti a Villa Richardson, residenza ufficiale dell’ambasciatore in Vaticano. Tuttavia, quest’anno l’evento si svolgerà senza la presenza del rappresentante americano presso la Santa Sede. I democratici hanno fermato l’approvazione della nomina di Burch nonostante una richiesta diretta del senatore Eric Schmitt per procedere al voto immediatamente. Questo ha portato a un ritardo significativo nella conferma delle cinquanta nomine presentate.
Il blocco ha suscitato preoccupazioni sia tra i sostenitori che tra gli oppositori politici. La mancanza di consenso bipartisan ha complicato ulteriormente il processo e ha messo in evidenza le tensioni esistenti tra i due partiti su questioni relative alla politica estera e alle relazioni con il Vaticano.
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Chi è Brian Burch?
Brian Burch è noto come fondatore dell’organizzazione Catholic Vote ed è stato un attivo sostenitore della rielezione del presidente Donald Trump nel 2024. La sua designazione come ambasciatore risale a dicembre 2024 ma è stata segnata da controversie fin dall’inizio. Durante l’ultimo anno del papato di Papa Francesco, Burch aveva espresso critiche aperte nei confronti del pontefice attraverso vari canali mediatici, incluso il New York Times.
Le sue dichiarazioni contro Papa Francesco hanno sollevato interrogativi sulla sua idoneità a ricoprire un ruolo così delicato come quello dell’ambasciatore presso la Santa Sede. In particolare, aveva affermato che era imminente la morte di Bergoglio e che era tempo di guardare avanti verso nuovi leader ecclesiastici.
Dopo pochi giorni dalla sua designazione da parte di Trump nel gennaio 2025, Papa Francesco ha nominato Robert McElroy come nuovo cardinale di Washington; McElroy è conosciuto per le sue posizioni contrarie all’amministrazione Trump su temi cruciali quali l’immigrazione.
Le recenti dinamiche vaticane
La situazione attuale non solo riflette le difficoltà personali affrontate da Brian Burch ma mette anche in luce dinamiche più ampie all’interno della Chiesa cattolica americana e delle relazioni con il Vaticano. Durante l’iter congressuale per approvare la sua nomina nel mese scorso, egli aveva criticato apertamente un accordo esistente tra Vaticano e Cina riguardante le nomine episcopali; tale accordo era stato rinnovato periodicamente dal cardinale Pietro Parolin dal suo avvio nel 2018 fino al recente rinnovo nel 2024.
Inoltre, dopo la morte improvvisa di Papa Francesco all’inizio dello stesso anno, Burch si trovava a Roma ed era particolarmente attivo nelle settimane precedenti al Conclave papale successivo. È interessante notare che durante questo periodo fu diffusa una notizia infondata riguardante lo stato sanitario del cardinale Parolin tramite Catholic Vote; questa fake news fu prontamente smentita dal portavoce vaticano Matteo Bruni.
Situazione attuale: chi rappresenta gli Usa?
Attualmente Brian Burch non riesce ancora ad insediarsi ufficialmente nella sua posizione diplomatica mentre Tilman J. Fertitta – ambasciatore statunitense in Italia – prosegue senza ostacoli nelle sue funzioni diplomatiche dopo aver presentato le credenziali al presidente Sergio Mattarella lo scorso maggio. Fertitta sta preparando eventi significativi legati alla celebrazione dell’indipendenza americana prevista per il prossimo luglio a Villa Taverna con ospiti d’onore dalle istituzioni italiane.
La mancanza della figura diplomatica statunitense accanto al nuovo papa americano pone interrogativi sul futuro delle relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e il Vaticano sotto questa nuova amministrazione pontificia.