Presence: il film horror che riscrive le regole del genere nel 2025

“Presence”, diretto da Steven Soderbergh, reinventa il genere horror attraverso una narrazione innovativa e profonda, esplorando le dinamiche familiari e il terrore percepito dalla presenza soprannaturale.
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Nel 2025, l’industria cinematografica dell’horror ha presentato diverse opere interessanti, ma “Presence” si distingue per la sua audace innovazione. Diretto da Steven Soderbergh, noto per i suoi lavori in altri generi, questo film affronta il tema dell’orrore con una prospettiva unica. La trama segue una famiglia che si trasferisce in una nuova abitazione e scopre ben presto che non è affatto deserta.

Una narrazione innovativa

A prima vista, “Presence” potrebbe sembrare l’ennesima storia di fantasmi. Tuttavia, la vera novità risiede nella scelta narrativa del regista: l’intera vicenda è raccontata attraverso gli occhi della presenza che abita la casa. Questo approccio consente allo spettatore di vivere gli eventi dal punto di vista del “fantasma”, limitando la visione a ciò che esso osserva e percepisce. Tale scelta conferisce al film un’atmosfera disturbante e claustrofobica, allontanandosi dalle tradizionali dinamiche basate su salti spaventosi o apparizioni improvvise.

Soderbergh utilizza un linguaggio visivo essenziale e cupo per costruire questa messa in scena unica. Non ci sono effetti speciali ridondanti; piuttosto, il terrore emerge dalla percezione sensoriale dello spettatore. La fotografia è curata dallo stesso Soderbergh sotto lo pseudonimo di Peter Andrews mentre il montaggio porta la firma di Mary Ann Bernard. Questa sinergia tra immagini e suoni crea un’esperienza immersiva dove l’invisibile diventa protagonista.

Un cast convincente

Il successo di “Presence” non dipende solo dalla sua originale concezione narrativa ma anche da un cast ben selezionato che riesce a dare vita ai personaggi con grande intensità. Lucy Liu interpreta il ruolo della madre con credibilità ed emozione, mentre Callina Liang veste i panni della figlia adolescente in modo altrettanto convincente. Insieme a loro ci sono Chris Sullivan e Julia Fox, i quali completano un quadro familiare disfunzionale intriso di tensione.

La caratterizzazione dei personaggi va oltre le semplici etichette: l’entità presente nella casa non è solo malvagia ma possiede una storia complessa e motivazioni profonde che influenzano le dinamiche familiari. Questo aspetto rende ogni interazione più ricca e significativa rispetto ad altri titoli del genere horror.

Una sceneggiatura profonda

La sceneggiatura scritta da David Koepp mescola sapientemente elementi tipici delle ghost story con quelli del dramma familiare e del thriller psicologico. Il crescendo narrativo culmina in un finale sorprendente dove l’orrore non deriva tanto dal mostro stesso quanto dalla rivelazione finale riguardante il legame tra la presenza soprannaturale e i membri della famiglia protagonista.

In questo contesto si pongono domande fondamentali: chi rappresenta realmente l’intruso? Dove si annida il male? Quanto può pesare sulla coscienza umana? Queste interrogativi rimangono aperti senza fornire risposte definitive; piuttosto invitano lo spettatore a riflettere su tematiche complesse come colpa ed eredità emotiva trasmessa attraverso le mura domestiche.

Un’opera divisiva nel panorama contemporaneo

“Presence” si presenta quindi come un horror atipico capace non solo di spaventare ma anche stimolare riflessioni più profonde sul significato dell’intrusione nella vita quotidiana delle persone comuni. La sua natura divisiva potrebbe farlo risultare poco accessibile ad alcuni spettatori; tuttavia è proprio questa caratteristica anti-commerciale a renderlo unico nel panorama attuale dominato da produzioni più convenzionali.

“Presence” osa esplorare territori nuovi all’interno del genere horror offrendo uno sguardo fresco sulle tematiche classiche dell’orrore domestico senza cadere nei cliché tipici dei film commerciali.