Il Teatro La Fenice di Venezia ha recentemente ospitato un concerto straordinario per inaugurare la stagione sinfonica 2024-2025. Sul podio, il direttore Ivor Bolton ha guidato l’Orchestra del Teatro in un programma che ha messo in luce due opere significative: “Pulcinella” di Igor Stravinskij e la Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 “Scozzese” di Felix Mendelssohn Bartholdy. Con l’interpretazione dei cantanti Francesca Aspromonte , Juan Sancho e Luca Tittoto , il concerto ha offerto al pubblico una serata ricca di emozioni musicali.
Pulcinella: tra Napoli e Parigi
La composizione “Pulcinella” è stata scritta da Igor Stravinskij tra il 1919 e il 1920 ed è ispirata a melodie del compositore italiano Giovanni Battista Pergolesi. Il balletto, presentato per la prima volta a Parigi nel maggio del 1920, si distingue per le sue sonorità innovative che mescolano elementi barocchi con quelli moderni. L’opera nasce da un soggiorno napoletano dell’autore nel 1917, durante il quale assistette a una rappresentazione teatrale caratterizzata dalla maschera partenopea di Pulcinella.
Stravinskij collaborò con Pablo Picasso per le scenografie e Léonide Massine per le coreografie, creando così un’opera che non solo rifletteva l’estetica musicale dell’epoca ma anche una vivace interazione tra arte visiva e danza. Durante l’esecuzione al Teatro La Fenice, Bolton ha saputo trasmettere chiaramente i contrasti ritmici della partitura originale; ogni sezione dell’orchestra si è distinta grazie alla direzione incisiva del maestro britannico.
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I cantanti hanno interpretato i vari ruoli con grande espressività, dando vita ai personaggi attraverso melodie avvincenti che arricchiscono ulteriormente l’azione scenica. L’esecuzione ha messo in risalto come Pergolesi sia stato reinterpretato attraverso gli occhi moderni di Stravinskij; le armonie sono state rese più complesse grazie all’introduzione di dissonanze audaci mentre i ritmi venivano spezzati da sincopi sorprendenti.
Sinfonia Scozzese: viaggio nei paesaggi romantici
La Sinfonia n. 3 “Scozzese” rappresenta uno dei lavori più noti di Felix Mendelssohn Bartholdy ed è stata composta dopo un viaggio in Scozia nel 1829 insieme all’amico Carl Klingemann. Durante questa visita, Mendelssohn rimase colpito dai luoghi storici legati a Maria Stuarda come Holyrood Palace; queste esperienze influenzarono profondamente la sua musica.
L’esecuzione della sinfonia al Teatro La Fenice è iniziata con l’Andante con moto caratterizzato da timbri romantici tipici degli ottoni e delle corde; questo movimento iniziale evoca immediatamente atmosfere malinconiche legate ai ricordi della cappella dove Maria Stuarda fu incoronata. Il secondo movimento, Allegro un poco agitato, presenta passaggi lirici alternati a momenti drammatici che catturano perfettamente lo spirito inquieto della Scozia.
Bolton ha diretto magistralmente anche gli altri movimenti della sinfonia mantenendo alta l’attenzione sul dialogo strumentale tra archi e fiati; particolarmente suggestivo è stato il Vivace non troppo dove si sono potute apprezzare le sonorità trasparenti tipiche dello stile mendelssohniano.
Il finale dell’opera culmina nell’Allegro vivacissimo: qui ogni strumento sembra danzare su ritmi incalzanti creando una sensazione quasi festosa ma sempre intrisa d’intensità emotiva. Questo momento conclusivo porta alla ribalta non solo la bravura degli orchestrali ma anche quella dei solisti vocali che hanno saputo integrarsi perfettamente nella narrazione musicale complessiva.
Il concerto si chiude quindi lasciando nel pubblico una forte impressione delle capacità artistiche sia dell’Orchestra del Teatro La Fenice sia dei solisti coinvolti nella serata.