Willem Dafoe è stato nominato nuovo direttore della Biennale Teatro, portando con sé un’energia contagiosa e una visione chiara per il futuro del palcoscenico. Con una carriera che abbraccia oltre cinquant’anni e numerosi riconoscimenti, tra cui quattro nomination agli Oscar e una stella sulla Walk of Fame, l’attore americano si propone di rinnovare il panorama teatrale veneziano. La sua nomina segna un ritorno alle radici artistiche degli anni Settanta, quando co-fondò il Wooster Group a New York. Il suo primo mandato è caratterizzato da un titolo evocativo: “Theatre is Body. Body is Poetry”, che sottolinea l’importanza del corpo nell’espressione scenica.
Un omaggio al passato e uno sguardo al futuro
Dafoe ha scelto di rendere omaggio alla sua formazione artistica con la selezione di Elizabeth LeCompte, regista storicamente legata al Wooster Group, per ricevere il Leone d’oro alla carriera. Questo gesto non solo celebra le sue origini teatrali ma evidenzia anche la volontà di mantenere viva la tradizione mentre si esplorano nuove direzioni artistiche. In questo contesto, Dafoe ha deciso di coinvolgere nel programma sia i grandi maestri della scena contemporanea come Eugenio Barba e Romeo Castellucci sia giovani talenti emergenti come Daniela Pes e Davide Jodice.
Il suo approccio mira a creare un dialogo tra le generazioni passate e presenti del teatro italiano ed internazionale. Ha dichiarato che non ha cercato tendenze passeggere o progetti superficiali; piuttosto ha voluto lavorare con persone che stima profondamente o con cui ha già collaborato in passato. Questa scelta riflette il desiderio di costruire una comunità artistica coesa attorno a valori condivisi.
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L’importanza dell’esperienza personale nel teatro
Nel corso della sua lunga carriera, Dafoe ha sempre considerato il teatro come parte integrante della propria identità artistica. Ha affermato che l’esperienza teatrale gli ha fornito gli strumenti necessari per affrontare anche le sfide del cinema: “Stando fianco a fianco con i tecnici dietro le quinte ho imparato a lavorare con il mezzo tecnologico”. Questa consapevolezza lo porta ad affrontare ogni nuova esperienza sul palcoscenico come un’opportunità per apprendere qualcosa di nuovo.
Da direttore della Biennale Teatro, Dafoe si trova ora ad affrontare la sfida di bilanciare gli interessi del pubblico con la propria visione creativa. Secondo lui, gli spettatori cercano non solo intrattenimento ma anche stimoli intellettuali capaci di sorprendere ed emozionare.
La performance “No Title” come atto d’amore verso Richard Foreman
Una delle iniziative più significative durante questo periodo è stata la performance “No Title”, realizzata insieme all’attrice Simonetta Solder. In questa esibizione vengono lette centinaia di frasi scollegate tra loro in modo da creare uno scambio interessante tra i due interpreti; un tributo all’amico Richard Foreman recentemente scomparso. Questo lavoro rappresenta non solo una sfida creativa ma anche una riflessione sull’improvvisazione scenica: “In apparenza non succede niente”, spiega Dafoe “ma qualcosa si forma spontaneamente”.
La ricerca continua nel mondo teatrale sembra essere parte integrante dell’identità professionale dell’attore-regista; egli stesso ammette che pur essendo lontano dal palcoscenico negli ultimi cinque anni, è sempre aperto a nuove opportunità creative.
L’importanza dell’insegnamento nella crescita personale
Uno degli aspetti più sorprendenti emersi dalla nuova gestione della Biennale riguarda l’alto livello dei lavori presentati dagli studenti del College associato all’evento culturale veneziano. Per Dafoe insegnare diventa sempre più rilevante man mano che avanza nella sua carriera: “Più divento anziano”, afferma “più mi interessa insegnare perché ne comprendo ancora meglio il valore”. Aiutando i giovani attori a liberarsi dalle cattive abitudini acquisite lungo il percorso formativo offre loro strumenti utili per trovare autenticamente se stessi sul palco.
Questa attenzione verso le nuove generazioni dimostra quanto sia fondamentale investire nei talenti emergenti affinché possano contribuire attivamente al panorama culturale contemporaneo senza perdere autenticità o originalità.
Progetti futuri dopo Venezia
Prima della nomina alla Biennale Teatro, Willem Dafoe era impegnato sul set in Nepal girando “Tenzing”, film dedicato allo sherpa Tenzing Norgay che conquistò l’Everest nel 1953 insieme ad Edmund Hillary; interpretando John Hunt – capo spedizione – sta vivendo esperienze cinematografiche intense prima del suo ritorno definitivo sulle scene italiane.