Un’importante sentenza ha scosso il tribunale di Cremona, dove Marco Melega e Cristiano Visigalli sono stati assolti con formula piena dalle accuse di truffa aggravata allo Stato. Questo processo era uno dei numerosi sviluppi dell’inchiesta della Guardia di finanza su frodi fiscali, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. La decisione arriva dopo un lungo iter giudiziario che ha visto entrambe le parti coinvolte difendersi da accuse ritenute infondate.
Il contesto dell’inchiesta
L’inchiesta che ha portato a questo processo satellite è emersa come parte di un’operazione più ampia condotta dalla Guardia di finanza, focalizzata su una serie di reati economici. Marco Melega, imprenditore noto nel settore pubblicitario, era già stato condannato in primo grado a 10 anni e 5 mesi per frodi fiscali. Il suo ex collaboratore Cristiano Visigalli aveva invece patteggiato una pena di 4 anni e 6 mesi. Le accuse specifiche nel processo satellite riguardavano la presunta truffa ai danni dell’Inps attraverso l’ottenimento indebito della Naspi da parte di Visigalli.
Secondo l’accusa, Melega avrebbe licenziato Visigalli dalla Consulting srl per poi riassumerlo con un contratto considerato fittizio nella società Mito. Questo passaggio sarebbe servito a permettere a Visigalli di ricevere indennità mensile dal luglio del 2019 al luglio del 2020, accumulando circa 14.691 euro in modo illecito.
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La difesa degli imputati
Durante il corso del processo, gli avvocati Luca Angeleri e Massimo Nicoli hanno sostenuto con fermezza l’innocenza dei loro assistiti. Hanno evidenziato come già alla prima udienza fosse emerso chiaramente che non vi erano prove sufficienti contro i loro clienti; anzi, avevano richiesto un proscioglimento immediato ex articolo 129 proprio sulla base delle testimonianze presentate.
Le difese hanno messo in discussione la validità delle indagini condotte dalla Guardia di finanza; secondo loro non c’erano elementi concreti che dimostrassero la fittizietà del contratto tra Visigalli e Mito né tantomeno prove dirette sul lavoro effettivo svolto dall’imputato presso questa società.
Nel corso delle udienze si sono verificati momenti tesi tra i legali dei due imputati e gli investigatori presenti in aula: le domande poste dai difensori miravano a chiarire le modalità attraverso cui erano state effettuate le indagini iniziali sull’attività lavorativa reale svolta da Visigalli durante il periodo contestato.
L’esito finale del processo
La sentenza finale ha portato all’assoluzione totale sia per Melega che per Visigalli dopo un lungo percorso giuridico caratterizzato da numerose udienze ed interrogatori. Gli avvocati hanno espresso soddisfazione per l’esito ma anche preoccupazione riguardo ai costi sostenuti dai loro assistiti durante tutto il procedimento legale.
L’assoluzione è stata vista come una vittoria della giustizia rispetto ad accuse ritenute infondate sin dall’inizio; tuttavia rimane aperta la questione sui danni subiti dagli imputati nel corso dell’indagine preliminare che avrebbe potuto essere archiviata molto prima se fossero state seguite procedure adeguate sin dall’inizio delle indagini stesse.
Il caso rappresenta quindi non solo una battaglia legale vinta ma anche un esempio significativo sulle difficoltà affrontate dagli imprenditori coinvolti in procedimenti complessi legati al mondo economico-finanziario italiano.